MA PERCHE' TUTTI RENDONO DIFFICILE LA VITA AGLI INSEGNANTI?
Data: Luned́, 30 ottobre 2006 ore 00:05:00 CET
Argomento: Opinioni


Gli insegnanti e l'area separata delle colpe.
Ultimamente fanno parlare di sè medici, insegnanti, giornalisti. Insegnanti fannulloni, medici che fanno morire 90 pazienti al giorno per i loro errori, giornalisti che scioperano un giorno sì e un giorno no.

C'è però una differenza.

A medici e giornalisti viene riconosciuta una "elevata responsabilità", i loro compiti "comportano l'iscrizione ad albi"; per questo la legge prescrive per essi un'area di contrattazione separata; si parla infatti di 'contratto dei giornalisti', e non di 'contratto del comparto stampa'; di 'contratto dei medici', e non di 'contratto del comparto sanità'.

Non è così per gli insegnanti, a cui la legge non riconosce né "elevata responsabilità", né i loro compiti "comportano l'iscrizione ad albi". Si parla infatti di 'contratto del comparto scuola' e non di 'contratto degli insegnanti'. Ma c'è una circostanza in cui anche gli insegnanti hanno una loro area separata: quando si tratta di puntare il dito ed accusare.

Nella scuola delle ingiustizie, della distribuzione dei meriti a caso, dei concorsi indetti un anno e poi niente più per altri dieci, nella scuola dei precari a vita, delle assunzioni a fisarmonica: ferme per anni, per accelerare in occasione delle scadenze elettorali; nella scuola delle riforme fatte e disfatte, sempre sopra la testa degli insegnanti, il cui unico obiettivo è quello di mettere la bandierina della maggioranza di turno; in questa scuola l'area della colpa è solo una: quella degli insegnanti, separata da tutto il resto.

Rendere difficile la vita degli insegnanti non è solo lasciare che cadano sulla loro testa gocce di pioggia dal soffitto, quando sono lì tutti convinti che fare lezione è una cosa seria che richiede rispetto; non è solo costringerli ad alzare la voce perché dalle pareti in cartongesso (le uniche che si meritano) si sentono le lezioni delle classi vicine come se fossero lì davanti.

 Si rende difficile la vita agli insegnanti anche umiliandoli in forma chiara e diretta, da parte di qualche ministro, di qualche intellettuale, di qualche anchor-man, soprattutto nei momenti opportuni, a orologeria: per esempio quando c'è il rischio che essi, sempre piuttosto mansueti in fatto di richieste sindacali, si permettano di alzare la voce per un contratto che è scaduto da quasi un anno e per chiedere il conto delle promesse elettorali. Certo, questa finanziaria non lascia spazi; farebbe perdere la faccia a qualunque ministro; è allora opportuno usare il mezzo pubblico televisivo per mettere gli insegnanti in uno stato di soggezione davanti a tutta la società, per svergognarli davanti all'opinione pubblica.

 E' così, con queste azioni nel loro insieme, che il sistema nel suo complesso distrugge i migliori insegnanti e crea fisiologicamente le condizioni per la fuga e il disimpegno: è additando gli insegnanti come unici capri espiatori dell'inefficienza dell'intero sistema che si permette l'impunità e l'immutabilità di questa inefficienza, che viene perpetuata; agli insegnanti non resta che subire e inghiottire veleno fino a scoppiare, come vediamo nell'impressionante fenomeno del  burn-out.

 Agli studenti invece, grande esercito di elettori, presenti e futuri, meno esperti e quindi meno esigenti, il ministro strizza l'occhio, dicendo che hanno il diritto di studiare di meno e di fare più sport; proprio come quel 'professorone' che rivolgendosi a Don Milani gli disse "Lei reverendo non ha studiato pedagogia. Polianski dice che lo sport è per il ragazzo una necessità fisiologica...".

 Del resto, ci penserà la legge finanziaria a promuovere anche gli asini: una legge che per la prima volta nella storia della repubblica prescrive di bocciare di meno per risparmiare sulle ore di lezione. E' vero, non è facile farli studiare a casa i nostri ragazzi distratti da mille cose, e dopo l'autorevole consiglio ministeriale lo sarà ancora meno; ma chi lavora nella scuola è abituato alle sfide impossibili; e malgrado tutto i nostri ragazzi della Scuola Pubblica qualcosa imparano; una fra tutte, che da parte di un politico, il consiglio di non studiare troppo non è mai disinteressato.

C'è comunque chi è invitato a fare ancora di meno; c'è chi infatti, lontano dai riflettori puntati sugli insegnanti, può permettersi fin da ora di non studiare per nulla: sono i candidati che stanno frequentando il corso-concorso a presidi: anche il loro esame costa troppo! E allora via, tutti dentro, è tutto gratis: il corso, l'esame che non c'è più, i costi dell'incompetenza e dell'inefficienza; è già tutto pagato da quelli che stanno nell'area separata delle colpe: gli insegnanti.

Prof. Maurizio Berni
Gilda Pisa






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