Polemiche sul velo: scorta alla Santanchè Solidarietà bipartisan alla deputata di An dopo lo scontro in tv con l'imam di Segrate
Data: Lunedì, 23 ottobre 2006 ore 15:50:13 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Polemiche sul velo: scorta alla Santanchè Solidarietà bipartisan alla deputata di An dopo lo scontro in tv con l'imam di Segrate

Da Il Corriere della Sera

ROMA — Daniela Santanchè è da oggi sotto scorta. La misura di protezione, disposta dal ministero dell'Interno, è scattata dopo lo scontro in diretta tv su Sky tra la parlamentare di An e Ali Abu Shwaima, imam della moschea di Segrate. Durante la trasmissione Controcorrente di venerdì l'esponente islamico ha aggredito la deputata perché sosteneva che «il velo non è un simbolo religioso e non è prescritto dal Corano». Di qui la condanna dell'imam (cittadino italiano): «Lei è un'ignorante, falsa, semina odio, è un'infedele». Accusa che si traduce in fatwa, ossia in una implicita condanna a morte. Anatema che il Viminale ha ritenuto preoccupante, tanto da predisporre in tempi rapidissimi la scorta per la Santanchè. La vigilanza speciale sull'onorevole, che ha ribadito le sue convinzioni ieri pomeriggio a Domenica In, sarà effettiva già da oggi. La Santanchè ha trovato sostegno trasversale. Il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha espresso «netta condanna» per l'aggressione verbale subita. «Da episodi come questi dobbiamo trarre in maniera sempre più netta il rifiuto verso tutto ciò che favorisce conflitti di religione o di civiltà». Barbara Pollastrini, ministro ds per le Pari opportunità, è stata ferma: «Voglio che il signor Shwaima sappia che in Italia non sono accettabili minacce, intimidazioni, condanne. Siamo in un Paese democratico e pretendiamo da chi vi è stato accolto il rispetto dei principi di libertà, opinione e scelta. Il diritto di cittadinanza va condizionato alla condivisione di queste regole comuni, tra cui è centrale il rispetto della donna». Il leader udc Pier Ferdinando Casini si augura che «le autorità italiane prendano i provvedimenti necessari senza alcuna pavidità». L'ex ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ha annunciato un disegno di legge che prevede la reclusione per chi minaccia. Maurizio Gasparri chiede carcere ed espulsione per l'imam di Segrate. Solidale Souad Sbai, presidente delle donne marocchine in Italia: «Condanniamo questi pseudorappresentanti religiosi». Invece per Mario Scialoja, ex presidente della Lega musulmana mondiale, «il velo prescritto dal profeta è quello che si porta sui capelli, non il burqa, le musulmane sono libere di portarlo o no». Trova «fuori luogo» le parole della Santanchè il presidente della Comunità religiosa islamica (Coreis), Yahya Pallavicini. «Sono interpretazioni forzate che esasperano sia la legge che il concetto di libertà».
G.Ca.
23 ottobre 2006

«Non vivo tranquilla, ho paura per mio figlio: però basta buonismo» STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
ROMA — L'onorevole Daniela Santanchè dice «certo che ho paura ma se quello pensa di farmi chinare la testa ha capito male». Sta per cominciare un pezzo di vita da sorvegliata speciale, è diventata un obiettivo sensibile. Eppure lei reagisce spavalda alla sua fatwa personale: «Nessuno riuscirà a farmi cambiare idea, il velo è un simbolo di sottomissione delle donne. Io ormai da un pezzo ho detto addio al politicamente corretto, basta con questo buonismo, bisogna dire le cose come stanno. Quello lì è soltanto un violento, uno che si è autoproclamato leader religioso, che mi ha insultato in diretta e ancor più fuori onda, semplicemente perché voleva impedirmi di parlare». Le minacce dell'imam di Segrate per ora hanno ottenuto l'effetto contrario. Ieri la Santanchè era a Domenica In a ribadire che «il velo è un simbolo politico». Poche ore dopo, intervistata dal Tg2, ci aggiungeva che «è come la stella gialla per gli ebrei». Poi ha preso l'aereo per tornare a Milano, a casa.
Ancora senza protezione «ma tanto ci sono abituata, non è che posso farci molto. Non vivo più tranquilla da quando ho scritto il mio libro, la tv iraniana mi ha attaccata, sono segnalata in molti siti islamici». Ovvio che qualche timore in più l'abbia per suo figlio. «Però non voglio spaventarlo, o che sia costretto a fare una vita diversa. Non gli dirò nulla, ha soltanto 9 anni, ha diritto alla sua spensieratezza di bambino. Però voglio che cresca da uomo libero in un Paese libero». Le hanno fatto piacere, racconta, le telefonate mattutine del ministro Pollastrini, di Casini, del prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi. «Presto faremo un tavolo comune, i diritti umani sono questione trasversale. Starò più attenta, però non è questo il punto. Non è niente il mio sacrificio rispetto al milione di donne massacrate, calpestate, lapidate, la mia battaglia è soprattutto per loro. Ma in questo mi sento sola. E mi chiedo dove siano tutte quelle femministe che erano scese in piazza per la liberazione delle due Simone rapite in Iraq. Dove sono adesso che una ragazza di appena 22 anni è stata uccisa a colpi di pietra in piazza? Il loro silenzio mi sconvolge più delle minacce». Non si sente sicura lei, dice, come non si sentono sicuri tanti italiani: «E il governo non riesce a fare nulla. Non si tratta di misurare centimetri di velo, né di valutare, come ha fatto qualcuno, se alle donne stia bene o no. Questo è un simbolo che dobbiamo rifiutare, qui siamo in Italia, non c'è spazio per i califfati».
Giovanna Cavalli
23 ottobre 2006

«Donne senza foulard? Io non lancio fatwe, se la vedranno con Dio» STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
MILANO — «Non lancio nessuna fatwa ». Ma accuse sì. E, come «provocazione», chiede subito di precisare una cosa: «Dovrei essere io ad avere la scorta, non la signora Santanchè». Ali Abu Shwaima respinge gli attacchi, anzi forza la mano: «Vorrei ricordare che il mio nome è già finito sui giornali, con tanto di indirizzo di casa. Sono stato indicato come uno che appoggia il terrorismo». Per lui la conseguenza è logica: «Chi corre i rischi maggiori?». L'imam della moschea di Segrate non ci sta proprio a passare per «estremista aggressore». Se c'è una vittima, dice, «sono io». Così annuncia querele: «Sono stato gravemente calunniato». Nel processo politico-televisivo, la sua linea di difesa è chiara: mai minacciato nessuno, mai lanciata una fatwa, mai sostenuto che le donne senza velo non siano musulmane. E la scorta all'onorevole Santanchè la spiega come «un'esagerazione. È una polemica creata ad arte per mettere in cattiva luce l'Islam». La Domenica In di Abu Shwaima non prevede dirette tivù. Nemmeno da telespettatore. Gli è bastata la serata da protagonista negli studi di Sky: «Questa discussione non fa altro che creare disordine sociale». Ci sono già le minacce sui muri della moschea, dice, a impensierirlo. E il medico giordano che guida la comunità religiosa, già accoltellato da uno squilibrato nell'aprile del 2004, su un punto non ammette repliche: «Io sono il musulmano più moderato che esista, di quelli veri, che hanno una parola sola». Per questo, dal telefono nel salotto di casa, ribadisce che è «stanco di essere presentato come una bestia nera: tutti mi conoscono, sanno che amo gli italiani». Eppure c'è di mezzo un velo, oggi, tra Abu Shwaima e gli italiani. Una distanza culturale: «L'ho detto e lo ripeto: è Dio a imporlo». E per l'imam, «le donne che non indossano il foulard non sono apostate da condannare. Libere di non farlo, insomma, ma sbagliano di sicuro e se la vedranno con Dio». È su questo che Abu Shwaima rimarca la distanza con l'onorevole Santanchè: «La signora sostiene il falso. È ignorante nel senso che non conosce il Corano». Ma la scorta, lo ribadisce, «che esagerazione!». D'altronde, in tv, «capita di dire parole accese, poi tutto dovrebbe finire lì». E invece: dibattito bis in Rai, prese di posizione politiche. Una bufera. Tanto che l'imam non esclude che «qualcuno voglia sentirsi minacciato...». Lei dice? «Dico che questa vicenda è un attacco deliberato contro i musulmani e contro le moschee. E che si vuole dare un'immagine negativa dell'Islam».
Armando Stella
23 ottobre 2006

Il viaggio sarà pagato dal British Council Da Londra all'India per «scherzare» sul velo L'attrice musulmano-britannica Shazia Mirza presenterà la sua ironica commedia su burqa e hijab


MILANO - Andrà in India per "scherzare" sul velo islamico con un viaggio pagato dal British Council (2mila pounds, 3mila euro circa). Proprio nel bel mezzo delle polemiche che da settimane tengono banco in Gran Bretagna sul tradizionale copricapo indossato dalle donne di fede musulmana, la trentenne Shazia Mirza, che il quotidiano Telegraph la definisce la prima attrice comica musulmano-britannica, si misurerà con questa nuova sfida.


Shazia, cresciuta a Birmingham, presenterà in India la sua ironica commedia su burqa e hijab. Ma con un avvertimento: «Non spaventare i musulmani indiani». L'attrice dovrà inoltre far capire che quella della Gran Bretagna è una società «libera e civile», scrive il Telegraph. L’obiettivo, o meglio la speranza, di questo progetto è che l’attrice convinca gli spettatori in India, dove vivono circa 150 milioni di musulmani, che si può essere britannici e musulmani allo stesso tempo. Shaiza progetta già di portare il suo messaggio anche in Pakistan, il paese dei suoi genitori, e in Arabia Saudita.
Il British Council, che finanzia l'inziativa, è un'organizzazione culturale britannica presente in 110 Paesi in tutto il mondo. Si occupa di diffondere la cultura britannica in Europa e negli altri continenti, sponsorizzando mostre d'arte e spettacoli teatrali, favorendo la diffusione delle scoperte scientifiche britanniche ed europee, istituendo corsi di lingua inglese e stabilendo forti rapporti tra gli inglesi e le altre culture. La fondazione si rifà al Foreign and Commonwealth Office, l'organo amministrativo britannico analogo al nostro ministero degli Esteri.
23 ottobre 2006

da " La Repubblica "

Dura polemica tra la parlamentare di An e l'imam di Segrate

Solidarietà dal ministro Pollastrini e dalla Cdl: "E' stata minacciata"
Velo, bufera sulla Santanchè
"Scattano misure di sicurezza"
Le comunità musulmane: "Parole superficiali le donne possono decidere se indossarlo oppure no"


Daniela Santanchè
ROMA - Daniela Santanchè è finita nella bufera sulla questione del velo islamico. In due diverse trasmissioni televisive in meno di 24 ore, la deputata di Alleanza nazionale si è trovata a far fronte al malcontento nel migliore dei casi e all'ira e alle minacce nel peggiore per aver espresso le sue opinioni sull'usanza delle donne muslmane di coprirsi il volto o i capelli. E a breve è probabile che scattino misure di sicurezza. La sua ultima e più dura dichiarazione a Domenica In di questo pomeriggio: "Il velo non è mai un simbolo di libertà", ha dichiarato aggiungendo che in Italia c'è "la legge 152 del 1975 che vieta, per ragioni di terrorismo, di andare in giro mascherati".

Immediata la replica. "Il velo prescritto dal profeta è quello che si porta sui capelli, il burka invece, che copre tutto il viso, non ha nulla a che vedere con il Corano ed è frutto di tradizioni locali", afferma Mario Scialoja, ex presidente della Lega musulmana mondiale. "Non sono assolutamente d'accordo con le parole della Santanchè - precisa - perchè le donne musulmane sono perfettamente libere di portare o non portare il velo sui capelli e le donne devono essere libere di portarlo o no".

"Mi sembra che quelle della Santanchè siano espressioni eccessive - sottolinea il presidente della Comunità religiosa islamica (Coreis), Yahya Pallavicini, del quale si vocifera una prossima candidatura nelle file dell'Udc - si tratta di interpretazioni che esasperano sia la legge che il concetto di libertà. La libertà non può dipendere da un pezzo di stoffa, è un concetto troppo ampio". Dal presidente dell'Ucoii Mohamed Nour Dachan arriva invece un secco "No comment". "Non facciamo di ogni cosa un caso", tiene a precisare.

Ma la Santanchè è da ieri sera al centro di una polemica che rischia di divenire pericolosa da quando ha avuto uno scontro verbale piuttosto aspro durante la registrazione di un programma su Sky con Abu Shwaima, l'imam di Segrate. Quest'ultimo aveva dato dell'"ignorante" alla deputata. "Non è vero che nel Corano non ci sia l'obbligo del velo. Io sono un imam e non permetto a degli ingoranti di parlare dell'Islam", aveva aggiunto.

La Santanchè ha ricevuto messaggi di solidarietà da moltissimi esponenti della Cdl da Gasparri e La Russa a Pier Ferdinando Casini che parlano di "minacce" alla libertà di espressione e alla sicurezza della parlamentare. Tanto che l'episodio sembra aver convinto il comitato Ordine e sicurezza, presieduto dal Prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi ad attivare una scorta o una misura di sicurezza personale per Daniela Santanchè.

Anche il ministro per le Pari opportunità Barbara Pollastrini esprime la sua solidarietà: "Voglio che il signor Shwaima sappia che nel nostro Paese non sono accettabili minacce, intimidazioni, ricatti". "La parlamentare -afferma Pollastrini- ha esposto il suo parere sul velo e su un versetto del Corano. Noi siamo un paese democratico e pretendiamo da chi vi è stato accolto il rispetto dei principi di libertà di opinione e di scelta delle persone. Sono convinta che il diritto di cittadinanza deve essere condizionato alla condivisione delle regole comuni fra cui ritengo centrale quella dell'autonomia e del rispetto della donna. Questo è quanto chiedono anche molte musulmane che si sentono intimidite e minacciate da espressioni diverse di fondamentalismo".

(22 ottobre 2006

Il cardinale precisa i temi del suo discorso al convegno di Verona
Ratzinger nell'Angelus si rivolge ai politici iracheni: "Basta violenza"
Ruini: "L'Islam non ci fa paura"
E il Papa fa gli auguri per la fine del Ramadan


Il cardinale Camillo Ruini
CITTA' DEL VATICANO - Il cardinale Camillo Ruini torna a parlare di Islam dopo l'intervento di chiusura del convegno di Verona e Benedetto XVI durante l'Angelus si rivolge alla comunità musulmana. Venerdì, il capo dei vescovi italiani, che è alla fine del suo mandato, aveva detto che il "risveglio dell'Islam" tocca da vicino la Chiesa italiana, oggi, in un'intervista trasmessa da Raiuno, Ruini ha voluto precisare che "l'Islam non fa paura", ma "naturalmente deve stare dentro la cornice delle leggi di tutti".

"Ho citato il risveglio dell'Islam - ha detto il cardinale nella trasmissione 'A sua immagine' - e anche di grandi nazioni e civilta , come la Cina e l'India e i problemi di ordine politico, economico, sociale che pone; a noi credenti in Cristo naturalmente pone anche un problema di ordine religioso e ho detto che questo si affronta attraverso il dialogo cordiale nel rispetto reciproco, e che in questo noi dobbiamo proporre i contenuti nostri specifici e la nostra identità".

E da piazza San Pietro, Benedetto XVI ha citato la più importante festa dell'Islam: "Sono lieto di inviare un cordiale saluto ai musulmani del mondo intero che, in questi giorni, celebrano la conclusione del mese di digiuno del Ramadan". Il Papa nel post Angelus rivolge "un augurio di serenità e di pace" a tutto l'Islam. preoccupato per "la gravissima situazione di insicurezza" in Iraq e per "le efferate violenze a cui sono esposti moltissimi innocenti solo perché sciiti, sunniti o cristiani, contrastano drammaticamente con il clima gioioso della fine del Ramadan". Il Pontefice ha sottolineato che "Le notizie che provengono dall'Iraq contrastano con il clima gioioso della fine del Ramadan".

"Percepisco - ha aggiunto Ratzinger - la viva preoccupazione che attraversa la comunità cristiana e desidero assicurare che sono vicino ad essa, come pure a tutte le vittime, e per tutti chiedo forza e consolazione". Rivolto ai 30 mila fedeli presenti in piazza San Pietro, il Papa ha poi concluso: "vi invito, inoltre, ad unirvi alla mia supplica all'Onnipotente affinché doni la fede e il coraggio necessari ai responsabili religiosi e ai leaders politici, locali e del mondo intero, per sostenere quel popolo sulla strada della ricostruzione della Patria, nella ricerca di equilibri condivisi, nel rispetto reciproco, nella consapevolezza che la molteplicità delle sue componenti è parte integrante della sua ricchezza".

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