DIPLOMAZIA DEGLI IMAM A CATANIA
Data: Luned́, 23 ottobre 2006 ore 09:04:44 CEST
Argomento: Rassegna stampa


DIPLOMAZIA DEGLI IMAM A CATANIA


Una interessante cernita di ricerche empiriche originali sull’immigrazione in Italia, selezionate attraverso una procedura universalistica: la valutazione anonima da parte di pari. E’ questo il proficuo nonchè coraggioso metodo di lavoro che sta alla base del saggio Reti migranti (Il Mulino, pp.341, € 19), pubblicato all’interno della serie Stranieri in Italia a cura dell’Istituto Cattaneo.
E in effetti la prima cosa che stupisce di questa indagine è il tentativo di rendere operativa un’abitudine purtroppo ancora non sufficientemente invalsa nelle scienze sociali italiane: quella, inconsueta, di far valutare il valore del proprio lavoro al di fuori dei rigidi confini della propria scuola e rete accademica. Insomma i saggi che leggiamo in questo libro sono stati valutati in forma anonima da almeno due, tre esperti scelti per la loro competenza specifica. Attentamente vagliati e profondamente criticati, i risultati appaiono evidenti: l’indagine è accurata, non spocchiosa, sempre misuratamente controllata e critica.
Così il testo riesce a coinvolgere il lettore nell’analisi di varie problematiche, quali l’impatto del rimpatrio forzato in Albania e Marocco e le varie forme dell’identità multiculturale adolescenziale femminile, giungendo ad un excursus di casi particolari sulle reti di immigrati presenti nel nostro paese da Torino a Reggio Emilia fino alla massiccia presenza delle comunità musulmane in Sicilia.
Tra cui spicca quella della città di Catania, dove si è avuto modo di incontrare i diversi imam, conversare con immigrati e partecipare ai frequenti rituali religiosi. Il risultato sfata un pregiudizio diffuso e comunemente invalso: che le comunità musulmane presenti in Italia siano del tutto isolate dalla realtà circostante, solipsisticamente ripiegate su un’adesione incondizionata  e rigida all’islam. A Catania invece sono i leaders religiosi a rapportarsi con la società e le istituzioni locali, rompendo quei limiti che sembrano invalicabili e dialogando con gli enti locali per la concessione di spazi di culto: e laddove il comune di Catania è stato poco disponibile, sono subentrate richieste al vescovo della diocesi, più  aperto al dialogo.
E fin qui nessun grosso problema. Più accidentato e difficile da appianare si è rivelato invece il confronto tra principi, mentalità e modelli differenti di comportamento.E  assistiamo così a casi davvero singolari. Come quello del padre di una ragazza musulmana residente a Catania che ha proibito alla figlia di uscire di casa, spingendola al suicidio. Segnalato il caso al Tribunale dei Minori e intervenuta l’ipotesi di reato per maltrattamento, i genitori hanno chiesto l’intervento dell’imam, che ha spiegato al tribunale la peculiarità del rapporto genitori figli nella religione e cultura islamiche, rendendo così intellegibili, e anche giustificabili, le restrizioni imposte dalla famiglia.
Insomma gli imam, pur esortando la loro comunità al rispetto senza compromessi delle regole religiose, sono i veri artigiani dell’integrazione,. Resta lecito un dubbio: se è veramente possibile integrarsi pienamente con la società ospite, rispettando senza concessioni di sorta la propria integrità,
SILVANA LA PORTA






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