FISCO, GLI INSEGNANTI PRECARI PAGHERANNO DI PIU'
Data: Marted́, 17 ottobre 2006 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Comunicati


Fisco, gli insegnanti precari pagheranno di più

 di Vincenzo Brancatisano

 L’indennità di disoccupazione colpita ora al 27 per cento, 4 punti in più
 Senza deduzioni si allarga la base imponibile. Imposte locali più alte

 Altro che Robin Hood. La riforma fiscale del centrosinistra colpirà i disoccupati, che pagheranno al fisco più dell’anno prima e più dei possessori di capitali. Quanto all’inasprimento delle addizionali Irpef, comunale e regionale, non ci sarà bisogno di attendere eventuali aumenti delle aliquote: i modenesi pagheranno molto di più a Comune e Regione anche senza il paventato rialzo delle aliquote cui potrebbero essere costretti i nostri governi locali.
 Vediamo. L’assegno di disoccupazione che molti lavoratori precari ricevono dall’Inps come inedennizzo per i mesi non lavorati e per il quale si assicurano, sarà colpito con l’aliquota del 27 per cento e non più al 23 per cento. Questo perché il contribuente che ad esempio percepisce un reddito annuale medio basso di circa 23.000 euro lordi, l’anno scorso pagava (peraltro sul reddito eccedente la No tax area) il 23 per cento di Irpef, aliquota che si estendeva fino ai redditi di 26.000 euro. Con le nuove aliquote, lo stesso contribuente pagherà di più. Infatti i primi 15.000 euro saranno colpiti al 23 per cento, ma la restante parte del reddito sarà colpita con un’aliquota più alta, 27 per cento invece che 23 per cento. Se questo contribuente è un lavoratore precario, la somma percepita come assegno di disoccupazione per i mesi non lavorati sarà ora colpita con l’aliquota del 27 per cento, 4 punti più dell’anno scorso, 7 punti in più della nuova aliquota per i redditi di capitale, tuttora ferma al 12,5 per cento a titolo definitivo. Può succedere dunque che, mentre i benestanti minacciano la rivolta fiscale, i precari da dieci mesi di lavoro all’anno (è il caso dei lavoratori della scuola con contratto da settembre-giugno e di altri lavoratori a tempo determinato che superano i 15.000 euro annui) pagheranno più di loro. Anche per loro vanno considerate le nuove detrazioni e gli assegni per figli a carico, ma rimane il fatto che non tutti i precari hanno figli da “scaricare” nel 740. Anzi, molte precarie modenesi sono costrette ad abortire per colpa dell’instabilità del lavoro, stando alle risultanze dei colloqui preliminari all’interruzione volontaria di gravidanza, secondo quanto ci ha rivelato la ginecologa Silvana Borsari, responsabile dei consultori familiari del Distretto 3 dell’Ausl di Modena. E rispetto all’anno precedente è pure scomparso il bonus bebè di mille euro, ridicolizzato dalla sinistra e di cui ora molte famiglie dovranno fare a meno. Ma non è finita. Poiché le nuove detrazioni sostituiscono le deduzioni per l’“area familiare” previste da Tremonti, la sparizione di queste ultime finisce per allargare la base imponibile. E visto che è su questa che si calcolano le addizionali Irpef, comunale e regionale, le imposte locali aumenteranno automaticamente, aggravando il saldo negativo a carico di chi si dice di voler proteggere. Infatti, le addizionali emiliane (a differenza di quanto succede in altre regioni) non si reggono su scaglioni progressivi di reddito (come vorrebbe la Costituzione, cui si ispira l’Irpef) ma sono uguali per tutti, e dunque la stangata colpirà di più i percettori di redditi bassi, come succede tutte le volte che si fanno le “parti eguali tra diseguali”, giusto per ricordare il titolo di un bel libro di Ermanno Gorrieri, celebrato nei giorni scorsi a Modena, che è un vecchio slogan di Don Milani. Il quale, commentando le caratteristiche dell’Iva ai ragazzi di Barbiana, la definiva “imposta indolore sui poveri” che, costretti a consumare tutto il reddito, sono colpiti al cento per cento da questa imposta sui consumi, uguale per tutti e camuffata da prezzo.

Nota: www.vincenzobrancatisano.it 12 ottobre 2006






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