FINANZIARIA E PRECARI, QUANDO LO STATO DIVENTA UN AGUZZINO
Data: Sabato, 07 ottobre 2006 ore 00:12:10 CEST
Argomento: Opinioni


Finanziaria e precari: Quando lo Stato diventa un aguzzino

 di Raffaele Ruggiero

 C`è davvero un limite a tutto.
 In questi dodici anni ne ho viste di tutti i colori: ho lavorato sui cocuzzoli di montagna per poche ore alla settimana, ho assistito al raddoppio del punteggio per chi lavora di fronte casa su un`isola o una collina, ho visto decine di migliaia di persone mettersi disciplinatamente in fila per pagare il `pizzo`, nella misura di uno stipendio all`anno, alle università per scavalcare di uno o due punti il vicino di graduatoria senza sapere che il vicino, anche lui, aveva pagato il pizzo per non farsi scavalcare, ho combattuto un governo indegno della scuola italiana per scoprire che lo stesso snobismo liberale e para-aziendalista nei confronti degli insegnanti serpeggiava anche nei banchi del centro-sinistra, ho scoperto di essere, alternativamente, una `frangia sacrificabile` e un `costo insostenibile`, ho scoperto che un`ernia del disco vale, in termini di diritto alla stabilizzazione del posto di lavoro, più dei miei dodici anni di servizio leale e onesto, ho creduto che esistesse la ragione da qualche parte, nella testa di coloro a cui spetta il governo dei processi di innovazione e non soltanto la maniacale tendenza a fare tabula rasa di qualunque diritto o il furore nuovista, cieco e irragionevole.

 Ma non bastava. Occorreva arrivare a questo: la cancellazione delle graduatorie permanenti!
 Ma se lo ricordano al ministero che esse sono state il frutto di dieci anni di mediazioni politiche, negli anni Novanta, e che hanno rappresentato e rappresentano l`unica speranza per i duecentomila precari (quelli veri!) italiani? Se lo ricordano i tecnici che hanno avuto le bella pensata di buttarle via che da venticinque anni il `doppio canale` - e ciò che lo ha sostituito - è stato l`ancora di salvataggio dei lavoratori, di fronte alle lungaggini e all`assenza, talora decennale, di concorsi, ai personalismi docimologici delle commissioni esaminatrici, all`insostenibile, leggerissima casualità dell`accesso ai ruoli attraverso i "concorsi del secolo"? Se lo ricordano che è dagli anni Sessanta che si cerca di riformare l`accesso all`insegnamento facendolo passare attraverso un percorso di certezze e non su un sentiero minato che porta alla distruzione delle esistenze, della dignità, delle famiglie dei lavoratori? Lo capisce qualcuno tra quelli che io ho contribuito ad eleggere che prima di mettere la penna sulla carta bisogna concertare i cambiamenti con chi vive dal di dentro, sulla propria pelle, i problemi del lavoro, con chi conosce profondamente i processi e i problemi della gente reale?
 Le graduatorie permanenti non sono una fabbrica di precari! E` esattamente il contrario. Esse sono state, laddove si è potuto utilizzarle serenamente, come nelle prime due fasce, una fonte di certezze per la scuola e i suoi lavoratori, una garanzia - per i bambini, i ragazzi e le famiglie - che il tesoro di esperienza di chi lavora da due, tre, quattro lustri nella scuola non venisse disperso.
 Esse sono state devastate da provvedimenti assurdi e cervellotici del governo Berlusconi con il preciso intento di liberalizzare, in maniera selvaggia, i meccanismi di reclutamento della scuola. La prima finanziaria Prodi sembra voler completare l`opera.
 Tutto ciò è assurdo!
 Indegno dei duecentomila precari che, per la gran parte, hanno votato proprio questo governo con la speranza, finalmente, di leggi giuste e ragionevoli. Voti che, probabilmente, hanno consentito a questo governo di vincere di strettissima misura.
 Le graduatorie permanenti vanno salvate. Vanno salvati i diritti di chi si è fidato dello Stato e adesso si trova, a quaranta o cinquanta anni, a vedersi dare il benservito o a dover dimostrare di nuovo di essere abile all`insegnamento.
 Altrimenti sarà impossibile fare distinzione tra lo Stato repubblicano e il peggiore e più insensato degli sfruttaori.


Nota: www.proteofaresapere.it/contributi 6 ottobre 2006







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