FRATE GABRIELE M. ALLEGRA - CULTURA, FEDE, APOSTOLATO
Data: Mercoledì, 04 ottobre 2006 ore 18:32:31 CEST
Argomento: Istituzioni Scolastiche


L’I.C. di Valverde, nei giorni scorsi “attenzionato” dalla stampa in cerca di facili scoop, è intitolato a Fra Gabriele M. Allegra. Uno dei modi per esprime re solidarietà al dirigente e al collegio di quella scuola è quello di offrire ai lettori di “Aetnanet” una breve biografia di Fra Gabriele.

Figlio della nostra terra, è stato uomo e frate di grande cultura e vero apostolo delle fede e del Cristianesimo. Il suo nome al secolo era Giovanni Stefano e nacque a S.Giovanni La Punta il 26 dicembre 1907. Ancora giovane abbracciò l’Ordine dei Frati Minori e nel 1931 partì missionario in Cina. Qui si dedicò soprattutto ad un lavoro arduo e certosino che lo impegnò fino alla sua morte. Tradusse, infatti, a più riprese la Bibbia in cinese. A partire dal 1935 lavorò per nove anni da solo fino al completamento dell’Antico Testamento,il cui testo in cinese non esisteva ancora. Fondò poi a Pechino uno studio Biblico e Sociologico per la revisione della traduzione da lui fatta mentre proseguiva nella traduzione del Nuovo Testamento che venne dato alle stampe nel 1961. La sua cultura e la voglia di diffondere il Vangelo lo condusse ad organizzare incontri, mostre, conferenze e compilò persino un dizionario biblico. Conobbe e fu amico di scienziati illustri fra cui il celebre  Teilhard de Chardin, filosofo e teologo francese, che interpretò e superò l’evoluzionismo in chiave cattolica. Ma Frate Allegra non fu solo un teorico, un intellettuale. Egli esercitava il suo apostolato anche in maniera attiva: predicava, confessava, assisteva i poveri, curava gli ammalati in perfetta sintonia con gli ideali del fondatore dell’Ordine, il santo povero e piccolo di Assisi, S. Francesco.  S. Francesco e la Madonna furono sempre i suoi punti di riferimento. Padre Antonio Lee, suo collaboratore cinese, ci ha lasciato una testimonianza indicativa: “Fra Gabriele lavorava notte e giorno, instancabilmente, a dispetto del caldo e del gelo.  Anche malato restava al suo scrittoio a leggere e scrivere, ma se qualcuno veniva a confessarsi o a chiedere un consiglio spirituale o per chiedere l’elemosina, egli subito lo accoglieva. Non considerava ciò una perdita di tempo, ma uno sprone ed un aiuto all’opera stessa”. Una volta Padre Gabriele scrisse ad un suo allievo: “Mi dicono che sono malato, ma io posso lavorare. Tiriamo avanti. L’ideale vale più della vita. Il lavoro della Bibbia è intenso, ma proprio per questo debbo lavorare, perché se mi fermo, non mi alzerò più.” Non gli fu concessa la grazia del martirio che egli aveva chiesto alla Madonna, ma ottenne di morire al lavoro. Soleva dire:”La sorte più invidiabile per un francescano che non ottiene il martirio, è proprio quella di morire lavorando”. E così fu; la morte lo sorprese mentre stava commentando (quasi un presentimento) alcuni versetti del Salmo 54: “Di sera, al mattino e a mezzogiorno mi lamento e sospiro, e il Signore ascolta la mia voce, mi salva, mi da pace da coloro che mi perseguitano”.

Credo che il dirigente, i docenti, i ragazzi e le loro famiglie, il personale della Scuola di Valverde possono, a buon diritto, essere orgogliosi dell’intitolazione della loro scuola ad un grande figlio della nostra isola, esempio di eticità cristallina.

Chi volesse saperne di più su Gabriele M.Allegra può consultare il sito: http://www.frategabrieleallegra.it

Carmelo Torrisi

 







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