LE SSIS SERVONO DAVVERO A QUALCOSA?
Data: Venerd́, 22 settembre 2006 ore 00:02:11 CEST
Argomento: Opinioni


Lettera aperta al Viceministro Bastico

   "21 settembre 2006 - ANIEF – Associazione Nazionale Insegnanti ed Educatori in Formazione
 Lettera al Viceministro della Pubblica Istruzione, prof.ssa M. Bastico
 Le Ssis servono davvero a qualcosa?

Forse è una domanda retorica e non necessaria. Per la scuola, sembra di no, se i 100.000 docenti specializzati (97,2%) sono esclusi dal reclutamento, come un documento MIUR (gennaio 2006) rimarca o se altri 12.000 di essi sono addirittura esclusi dall’inserimento nelle graduatorie permanenti, e quindi dalle supplenze annuali o al termine delle attività.

 Se questa era invece una domanda seria, allora una risposta immediata potrebbe essere del tipo, servono a un masochistico gioco e a un’orchestrata truffa. In effetti, questi docenti hanno giocato nel biennio di formazione al professore quando hanno sostenuto tesine ed esami di tirocinio e di didattica, quando hanno viaggiato per chilometri al fine di raggiungere la sede dei corsi, quando hanno rinunciato alle loro famiglie, allo stipendio e ai punti del servizio, quando sono entrati gratuitamente nelle classi per esser valutati sulla loro abilità d’insegnamento. Ma, sicuramente, sono stati truffati, perché hanno vinto dei concorsi su dei posti disponibili che poi si sono rilevati soltanto fittizii, perché sono stati formati per esser disprezzati come insegnanti, perché devono spendere il loro tempo e il loro denaro per difendersi fuori e dentro i tribunali da altri colleghi o dalla stessa Amministrazione per una supplenza di qualche mese nelle scuole.

 In questo caso, ci si dovrebbe interrogare su chi abbia creato questi mostri nefasti, perché a suo tempo (1989) si sia deciso in Europa di affidare alle Università e alle Scuole la formazione dei docenti, perché recentemente (1999) siano iniziati tali corsi. Ancora, si dovrebbe chiedere a chi ha scritto il programma dell’Unione, chiedendo il voto agli elettori, quale ‘formazione universitaria’ per gli insegnanti debba essere adeguatamente valorizzata.

 Se, invece, la domanda vuole essere un contributo per iniziare una seria valutazione di come poter migliorare il sistema di formazione attraverso le SSIS e di come finalmente legare questo sistema al reclutamento di tutto il precariato creato dallo Stato a partire dal 1999, allora bisogna agire immediatamente per sanare l’ingiustizia perpetata, le delusioni nate, per intercettare e porre rimedio al diffuso sentimento di sfiducia, di delusione, di amarezza che investe questi docenti specializzati e di rimando tutto il personale della Scuola pubblica italiana.

 Quanto a una quota di assunzioni riservata al precariato storico, bisogna chiarire prima chi sia lo ‘storico’ e qual sia la quota. Perché se per precario storico s’intende, come oggi è divenuto uso scolastico, chiunque sia precario ma non sissino, tanto da ricevere in quanto tale 6 punti nelle graduatorie permanenti e da ottenere la riduzione di 2/3 del punteggio di abilitazione per limitare il divario del voto abilitante conseguito, allora ritorniamo alla domanda retorica posta in precedenza.
 A che servono la SSIS? A niente se, ancora, partono dei corsi riservati che in un anno solo abilitano 70.000 docenti a dispetto dei suoi corsi programmati di 12.000 unità in maniera ordinaria.

 Se, invece, si intende per storico, la storicità della questione del precariato, e quindi la volontà di arruolare tutti i precari, vista la grave situazione storica creatasi soltanto in Italia a causa del voto mercantile della massa di questi insegnanti tirati a destra e a sinistra per la camicia, costretti a continue tutele sindacali dalla loro stessa natura di precari, allora bisogna subito coprire già in questa finanziaria un piano triennale di assunzione su tutti i prosti disponibili, come da programma elettorale, ed elaborare un nuovo decreto legislativo che garantisca una reale gestione della fasa transitoria tra vecchio e nuovo sistema di reclutamento.

 Queste due questioni, per le quali questo Governo si è impegnato nella recente campagna elettorale, non sono più procrastinabili e risultano di vitale importanza non soltano per il numero dei docenti interessati a questi provvedimenti, ma soprattutto per le famiglie dei nostri alunni, per un Paese che vuole infondere nuova dignità ai suoi educatori, maggiore qualità alla sua scuola Pubblica, un rinnovato interesse a la sua comunità educante.

 Napoli, 21 settembre 2006

 Il Collegio Nazionale di Presidenza

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