Rutelli: «Vacanze più brevi in estate ma più frequenti nel corso dell’anno»
Data: Giovedì, 21 settembre 2006 ore 02:20:39 CEST
Argomento: Rassegna stampa


ROMA. Alberghi, camping e città d’arte aperti «per vacanza» 365 giorni all’anno. Al contrario, vacanze scolastiche più brevi d’estate ma più frequenti nel corso dell’anno «senza trascurare la possibilità di raddoppiare la durata delle vacanze pasquali». E l’anno scolastico 2007-’08 potrebbe essere il primo della vacanze riformate. Il vice premier Francesco Rutelli è determinato nel suo progetto di riformare le abitudini vacanziere degli italiani.

«Senza imposizioni, sia chiaro: ciascuno continuerà ad andare in vacanza quando vuole». Ma senza neppure dimenticare - ricorda - la direttiva europea che impone per il godimento delle ferie un periodo non inferiore a due settimane lavorative. Per il resto, il turismo italiano è reduce da una stagione di ripresa con tutti gli indicatori (tranne il tempo) che volgono al bello: presenze, fatturato, investimenti.
È da questa base che è partita la riunione di ieri del Comitato nazionale del turismo, convocato a palazzo Chigi da Rutelli e al quale hanno partecipato gli stati generali del settore. In tema di vacanze scolastiche, considerato un po’ il motore per avviare nuove abitudini turistiche, Rutelli ha sottolineato che ogni passo in questa direzione dovrà avvenire sulla base di una concertazione costante col mondo della scuola, degli Enti locali, degli operatori del settore. «Senza escludere anche una regionalizzazione dei periodi di vacanza a scuola», come peraltro già avviene nei Land tedeschi.
È già stato avviato il tavolo di concertazione con il ministero della Pubblica istruzione per eventuali modifiche al piano vacanze della scuola. «Quello che serve - ha detto Rutelli a più riprese - è la flessibilità», come, del resto, c’è già in tutta Europa. Il motore turistico del Paese ha bisogno di nuova benzina e Rutelli ha assicurato che è impegnato a reperire nuove risorse già nella Finanziaria 2007 per rifinanziare la legge 135 e il raddoppio dello stanziamento per l’Enit.
La cifra sulle possibili disponibilità finali non l’ha fatta il ministro, ma è stato Enrico Paolini, assessore al Turismo della Regione Abruzzo e coordinatore dei suoi colleghi regionali, a quantificarla in circa 100 milioni di euro, dei quali 40 andrebbero come dotazione all’Enit. Sono tutti temi che torneranno alla ribalta nella terza conferenza sul turismo, in programma a Montesilvano sabato 30 settembre e domenica primo ottobre. (da La Sicilia)
 

 

Il dibattito: Spalmare le vacanze scolastiche lungo l'anno   

Spalmare (luogo comune ormai che sta per scaglionare) le vacanze scolastiche lungo l'arco dell'anno per agevolare il turismo, evitando ingorghi negli alberghi e nelle strade delle ferie? E perché no? L'autonomia didattica e amministrativa di cui gode ogni Istituzione può consentire anche questo, ma il Ministero della pubblica istruzione dovrebbe attivarsi per consentirlo. E in primis dovrebbe fissare e definire con precisione le competenze terminali per ciascuna materia, i livelli essenziali dei saperi, i traguardi formativi così come è stato fatto per le lingue straniere. Ottenuta questa chiarezza, su cui i docenti baserebbero pure le programmazioni curricolari, il passo successivo sarebbe quello, non già di frazionare l'orario settimanale fra le materie, ma di concentralo per disciplina in modo che a conclusione di questo modulo compatto un esame rigoroso ne certifichi le competenze per ciascun alunno. Facciamo degli esempi. Le materie più corpose di un corso di studi, quelle che hanno un totale di 4-5 ore a settimana e per un totale annuo di circa 120-130 ore, potrebbero essere concentrate nell'arco di un mese e mezzo, con corsi compatti e modulari sul tipo della full-immersion, come avviene per i corsi di lingua all'estero o per quelli di aggiornamento. Invece cioè di fare la spola dalle varie aule in cui deve dividersi ogni giorno, all'insegnante viene assegnata una sola classe con tutto il pacchetto delle ore previste nell'arco dell'anno, intervallate certamente da pause funzionali ai bisogni di alunni e professori. A conclusione del ciclo, una verifica finale sulle griglie delle competenze predisposte dal Ministero, supportata comunque da altre in itinere, esprimerà il giudizio complessivo. 4/5 ore di insegnamento per 5 giorni consecutivi, consentirebbero fra l'altro l'uso esclusivo di una classe che potrebbe perfino risultare una sorta di ufficio personale gestito da un solo insegnante, chiusa a chiave e all'interno della quale verrebbe risposto tutto il materiale didattico di cui ha bisogno, compreso il computer, il registro personale, i compiti e quant'altro. Concentrare due, tre pacchetti di materie pesanti in alcuni mesi, potrebbe pure voler dire avere a disposizione, a conclusione dell'iter formativo, un periodo di vacanze che non necessariamente venga a coincidere con quelle estive. Sicuramente bisognerà trovare strategie educative e culturali un po' diverse delle consuete, mentre una piccola rivoluzione sulle abitudini da anni stratificate si dovrebbe avviare. E ciascuna scuola, o gruppi di scuole consorziate, sulla base proprio di questa suddivisone, potrebbe pure pensare di introdurre i semestri, intercalando per esempio questi moduli di didattica compatta per le materie più pesanti con altri meno pesanti o con i laboratori, non lasciando inoltre intentata la via, seguita fra l'altro da tutti i paesi d'Europa, dello sfruttamento delle ore pomeridiane, recuperando così un giorno libero settimanale. Che non è parola vuota ma carica di significato in funzione dei Wickend, i fine settimana tanto sfruttati nel nord d'Europa e che da noi, dove il clima meglio lo consente, potrebbe indurre alla breve gita e alla breve fuga verso luoghi turistici d'arte o di mare. L'orario così come è oggi strutturato e dove sono previsti dalle 5 alle 6 ore settimanali, compreso il sabato, è frutto di un'antica cultura che non immaginava nemmeno le ferie estive e nemmeno il turismo, ma non immaginava neppure i nuovi stimoli culturali legati al tempo libero. In ogni caso per qualunque modifica in questa direzione, spalmando o contraendo, occorre che il ministero metta all'opera i suoi esperti soprattutto in funzione delle competenze certificabili, tanto più necessarie quanto più improcrastinabili, sia per valutare scientificamente il livello di preparazione degli alunni, e sia per dare chiarezza anche agli esami di stato finali, non più con un voto unico ma con i livelli di preparazione raggiunti per singola disciplina.

PASQUALE ALMIRANTE (da La Sicilia)







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