Il
12 settembre presso il Ministero della Pubblica Istruzione si è tenuto un
incontro di informazione tra il Vice Ministro Mariangela Bastico e le OOSS sul
tema dei percorsi di istruzione e formazione professionale attuati a seguito
dell’accordo quadro tra il Ministero e le Regioni, sancito dalla Conferenza
unificata del 19 giugno 2003. Tale accordo ha dato vita ad un’ampia
sperimentazione che vede tuttora coinvolti circa 80.000 studenti. Nell’incontro
è stato illustrato il testo di Schema di accordo sugli standard formativi minimi
(e relativi documenti di corredo) che sarà oggetto di delibera della Conferenza
Stato Regioni convocata per domani 13 settembre. Tra i documenti in esame è
stato consegnato anche il secondo rapporto curato dall’ISFOL sui percorsi di
istruzione e formazione attuati nelle Regioni a partire dal 2003. I percorsi
sperimentali, che erano stati concordati per far fronte alla possibile
dispersione di alunni a seguito dell’abrogazione della Legge n. 9/99
sull’elevamento dell’obbligo scolastico, in attesa dell’entrata in vigore del
D.Lgs sul diritto-dovere all’istruzione ed alla formazione, hanno avuto il
merito, non solo di tenere all’interno di percorsi formativi un numero
consistente di studenti, ma anche quello di aver “costretto” il sistema
dell’istruzione e quello della formazione professionale, a lavorare insieme per
la ricerca di standard comuni sia per quanto riguarda le competenze di tipo
formativo che quelle di tipo professionale. Le prime sono state definite, nella
forma di standard formativi minimi, con l’accordo in sede di Conferenza
Stato-Regioni del 15 gennaio 2004, le seconde saranno oggetto di discussione
nella riunione del 13 settembre.
Su questo accordo si giocano due partite importantissime:
quella della certificabilità e riconoscibilità a livello nazionale delle
qualifiche conseguite e quella della tenuta di percorsi di integrazione tra i
sistemi. Il tutto in vista, come ha chiarito il Vice Ministro, anche in risposta
ad una nostra sollecitazione, di una definizione legislativa del nuovo sistema
di istruzione e formazione professionale che vedrà il permanere alle competenze
dello Stato dell’attuale istruzione professionale, un ampliamento dell’obbligo
scolastico fino a 16 anni in un biennio non terminale, ma propedeutico al
conseguimento di una qualifica professionale o di un diploma di scuola
secondaria superiore. La ridefinizione dei sistemi avverrà partendo dai profili
professionali di uscita, dai quali ricostruire i percorsi di formazione.
Le nostre osservazioni e raccomandazioni, al di là
dell’apprezzamento del lavoro svolto per la costruzione di standard comuni, in
linea con le politiche europee, hanno riguardato:
-
la preoccupazione per la
troppo ampia varietà di modelli attuati nelle varie sedi (anche con percorsi
di durata diversa e con modalità molto diversificate): mentre è accettabile
una diversità dovuta a fattori territoriali che può portare comunque a
ricchezze propositive, è necessario che le Regioni, pur nell’ autonomia
organizzativa che loro compete, trovino punti di raccordo per modelli
riconoscibili ed equi tra loro;
-
la verifica della qualità
dei percorsi attuati sia dal punto di vista formativo che delle competenze
acquisite. Da questa sperimentazione infatti si attendono esiti utili per
implementare offerte formative contro la dispersione scolastica ancora
troppo alta in fasce di utenza debole;
-
la verifica anche dei
dati quantitativi: dalla dispersione (abbandono dei percorsi) ai che
appaiono piuttosto diversi tra le varie Regioni.
E’ chiaro che i processi in atto sono lunghi anche perché
legati a legislazioni regionali, tradizioni e territori con bisogni
diversificati. Lo sforzo da fare da parte di tutti gli attori, riguarda la
costruzione di un quadro comune di riferimento, se necessario anche di tipo
legislativo, che consenta offerte formative di pari livello in tutto il
territorio nazionale.
ANP -
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