CHE COS'E' L'ISLAMOFASCISMO?
Data: Sabato, 16 settembre 2006 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Undici settembre

Estate caldissima, graticolata sul fuoco di una contrapposizione sempre più fervida tra Occidente cristiano e Medio Oriente musulmano. Tra Hezbollah e Israele, in verità, lo scontro si presenta come il nuovo capitolo di una lunga storia che sarebbe riduttivo ricondurre semplicemente nell'alveo di una guerra - Occidente da una parte e dall'altra forze dell'«asse del male» - così come è stata interpretata dai Paesi che, a partire dalla Guerra del Golfo in poi, hanno sostenuto di dover intervenire a più riprese e con largo impiego di risorse finanziarie e belliche in Medio Oriente per difendere ed esportare le ragioni della pace, della democrazia, dei valori e degli interessi del mondo occidentale, minacciati da dittature dispotiche di raìs locali e da strategie terroristiche di organizzazioni militari radicali islamiche sempre più pericolose. Portentoso acceleratore di particelle d'aggressività, l'11 settembre. Undici settembre: sotto il profilo linguistico, un conglomerato. Il conglomerato è uno spezzone di frase che finisce con l'essere trattato come una sola parola, sempre maschile invariabile, sia che venga univerbato («un continuo tiremmolla»), incatenato tramite trattini («si attende solo il cessate-il-fuoco»), oppure preservato come sommatoria di unità grafiche autonome («altri undici settembre non saranno più possibili»). Undici settembre è un conglomerato di pesante efficacia mnemonico-simbolica. Difficile predire se la lessicalizzazione sarà duratura e se avrà forza di dilatazione semantica. Si pensi, per esempio, a quarantotto 'grande confusione, enorme disordine' (con i relativi modi di dire è successo un q., mandare tutto a carte q.), che deriva questo significato figurato dall'anno (milleeottocento)quarantotto, in Italia (come in gran parte d'Europa) anno di guerre, tumulti, rivolte e grandi sommovimenti politici. Certo, a distanza di cinque anni dall'attentato delle Torri Gemelle, undici settembre ha conquistato una sua triste e precisa collocazione nel dizionario dei conflitti contemporanei.

Fascismo islamico

Di islamic fascism e di islamic fascists alcuni studiosi statunitensi di faccende medio-orientali ed esperti del rapporto tra Islam e politica parlano già da alcuni anni, almeno a partire dalla fatwa di condanna a morte emessa nel 1989 dall'ayatollah Khomeini contro lo scrittore Salman Rushdie. L'8 settembre del 1990, l'analista Malise Ruthven, in un articolo sull'«Independent», intitolato Construing Islam as a language, conia il composto islamo-fascism: «authoritarian government, not to say Islamo-fascism, is the rule rather than exception from Morocco to Pakistan», "il governo autoritario, per non dire l'islamo-fascismo, è la regola piuttosto che l'eccezione dal Marocco al Pakistan". In seguito, islamo-fascism e islamo-fascist (anche univerbati, senza trattino) sono comparsi sporadicamente su stampa e saggistica anglo-americana, che ha preferito le forme analitiche islamic fascism/fascist. Ma anche queste ultime sono spesso state usate con parsimonia e spesso citate tra virgolette, a significare la prudenza nell'identificare fascismo, se interpretato in senso stretto come termine dalle precise connotazioni storiche, designante il fenomeno nato e sviluppatosi in Italia nella prima metà del Novecento, e islam. L'undici settembre, appunto, scioglie le briglie della cautela. I commentatori d'oltreoceano ricorrono più volte alla quadriglia di vocaboli riferendosi a Bin Laden e Al Qaeda. George Bush usa per la prima volta islamo-fascism il 6 ottobre 2005: «Some call this evil Islamic radicalism; others, militant Jihadism; still others, Islamo-fascism. Whatever it's called, this ideology is very different from the religion of Islam. This form of radicalism exploits Islam to serve a violent, political vision: the establishment, by terrorism and subversion and insurgency, of a totalitarian empire that denies all political and religious freedom» "Qualcuno chiama questo male islamismo radicale; altri, jihadismo militante; altri ancora, islamo-fascismo. Comunque la si voglia chiamare, quest'ideologia è molto differente dalla religione islamica. Questa forma di radicalismo sfrutta l'Islam per servire un disegno politico violento: l'instaurazione, attraverso il terrorismo, la sovversione, l'insurrezione, di un impero totalitario che neghi tutte le libertà politiche e religiose". Al Qaeda, i talebani, l'Alleanza dei Fratelli musulmani, la palestinese Hamas, gli Hezbollah riparati in Libano sembrano gruppi e organizzazioni tacciabili, secondo il presidente Bush, di islamo-fascismo. Islamofascist, un anno dopo, nell'agosto del 2006, è per Bush il complotto sventato a Londra. Ormai l'uso di islamofascism e islamofascist (con o senza trattino) si è diffuso nella lingua della politica e dei media, nonostante continui a sollevare polemiche tra le comunità islamiche e susciti molte perplessità tra gli studiosi dell'Islam per via dell'alto grado di approssimazione semantica. Ma spesso succede così: la propaganda politica, quando sa dare tempestivamente una lettura della realtà che ne traduca l'impatto emotivo sulle menti e sui cuori con una formula linguistica efficace, vince sul ragionamento. Lo slogan è sincretico, sintetico, parziale, focalizzante. Il ragionamento è distintivo, analitico, globale, ramificato. La politica si nutre certo di ragionamenti, ma parla alla gente per slogan. Il problema delle democrazie occidentali, oggi, è, forse, capire se la politica non rischi talvolta - e non su questioni di poco conto - di procedere principalmente per slogan.

Successo islamofascista
Sta di fatto che islamofascism/fascist negli ultimi due anni diventa una coppia di internazionalismi, pur senza scalzare dalla scena la coppia islamic fascism/fascist. Con minimi adattamenti fonomorfologici, vista anche la forma dei componenti (islam è presente in tutti i vocabolari del mondo; così come fascism, cioè fascismo), ritroviamo, per esempio, islamofascismo sulla stampa italiana, portoghese e spagnola, islamo-fascisme su quella francese, olandese e danese, Islamo-Faschismus su quella di lingua tedesca (Germania, Austria, Svizzera). Interessante anche la coerenza formale nel trattamento del primo elemento, islam, che sviluppa la vocale d'appoggio -o- come ad inserirsi per analogia nella serie internazionale di prefissoidi di conio greco (auto- 'da sé', idro-, lito-, mono- ecc.), corroborata dall'alta frequenza di prefissoidi di origine dotta e di diffusione internazionale come radio-, foto- (con varianti grafiche) 'fotografia', audio-, video-. Nella nostra lingua, l'affacciarsi sulla scena di un prefissoide non sappiamo ancora quanto effimero come islamo- è testimoniato dalle attestazioni, reperite sulla stampa, di islamofilo, islamofobia (raccolti da Giovanni Adamo e Valeria Della Valle in 2006 parole nuove, Sperling & Kupfer), ancora islamofobia, islamofobo, islamofilia, islamologo, islamomane e islamoleninismo (vedi la banca dati dei neologismi della Treccani, consultabile nell'area "Lingua e linguaggi" del sito), quest'ultimo curiosamente affine per significato a islamofascismo, in quanto si riferisce alla politica dell'islamismo radicale basata sull'uso "terroristico" della violenza, della guerriglia, dell'attentato.


Silverio Novelli






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