da Repubblica
Mercoledì, 13 Settembre 2006
Io, insegnante in ansia come un attore la scommessa è conquistare il mio pubblico
l´intervento
ENRICO PARODI*
Capita a settembre di leggere del disagio dovuto al rientro dalle ferie e alla ripresa del lavoro. Chi, come me, deve affrontare da insegnante un nuovo anno scolastico, vive piuttosto un´ansia non diversa da quella di un attore davanti ad una nuova stagione. Ancora una volta si va ad incominciare. E c´è un nuovo pubblico forse esigente o forse freddo e demotivato che va conquistato. Questa è la scommessa. E non la puoi vincere con la facile popolarità della battuta spiritosa e del tono amicale. Quella è roba da guitti. Dovrai invece giorno dopo giorno provare ad accendere dei gusti, a scatenare qualche emozione. E per riuscirci dovrai credere tanto a quello che fai da indurre i tuoi studenti a crederci con te. Facile a dirsi. Ma l´"usura" nel lavoro dell´insegnante non sta certo nel numero delle ore che passa davanti ai ragazzi. Sta nel cercare di essere - a dispetto di tante delusioni - uno che pensa positivo, uno che propone, uno che per i sedicenni si fa mediatore con umiltà ma anche con convinzione ed entusiasmo delle grandi conquiste culturali del passato. "Non si entra nella verità senza amore" diceva San Paolo. In termini laici direi che non si acquisisce nessuna conoscenza in modo profondo senza una passione che faccia da esca nell´intraprendere uno studio e da alimento soprattutto nei primi passi che sono i più delicati. E all´inizio quella passione ce la devi mettere tu alla faccia dello stipendio che ti danno e del modesto ruolo sociale che ricopri. Altrimenti è meglio lasciar perdere. Sarebbe come cominciare il giro d´Italia con la nausea della bici.
Ma anche chi manda i suoi figli a scuola dovrebbe fidarsi un po´ di più. Il percorso di una scuola superiore (è di quella che ho esperienza) non è senza ostacoli per un ragazzo. Deve essere certamente aiutato a superarli ma non abituato a vederli rimossi. E´ uno scandalo impiegare eventualmente un anno di più per terminare dignitosamente un liceo? E´ una vergogna lasciarsi orientare verso un indirizzo di studi diverso se si fosse fatta una scelta sbagliata? Per qualche genitore (e per qualche studente) sembra che l´importante sia uscire da una scuola superiore nei tempi canonici. Poi l´università può durare una vita. Perdi gli anni che vuoi ma non hai l´umiliazione della bocciatura.
Il nuovo ministro a questo proposito ci ha riservato una grande sorpresa. Che non è tanto il ripristino della commissione mista all´esame di stato ma la norma secondo cui per affrontare l´esame si dovranno saldare tutti i debiti contratti negli anni precedenti. Se non finirà tutto in farsa si tratta di una rivoluzione. Da quando è stato introdotto il sistema dei debiti e dei crediti per la prima volta viene affrontata una questione cruciale. E´ lecito percorrere una scuola superiore ignorando discipline fondamentali? Si può fare un liceo classico senza prendere una sufficienza in latino ed un liceo scientifico senza rimediarne una in matematica? Oggi accade. Forse non accadrà più. Questo comporterà una seria revisione dei criteri di valutazione e forse un recupero di serietà. Non si tratta di inaugurare una stagione di "stragi" ma di guardare in faccia la realtà calibrando se sarà il caso in modo diverso il carico di lavoro per lo studente e le richieste ma senza la scorciatoia delle finzioni che, fra l´altro, non sono per nulla educative.
*professore di lettere al liceo classico Colombo