12.09.2006.
ROMA. «La costruzione della pace non è un nuovo capitolo da aggiungere alle
nostre attività pedagogiche. La pace va intesa come rifondazione della
pedagogia, come rifondazione dell’uomo». Il ministro Fioroni ha scelto una frase
di padre Balducci, lo scolopio fondatore di «Testimonianze», per ricordare uno
dei compiti fondamentali della scuola. E l’ha pronunciata, ieri, durante
un’inaugurazione di anno scolastico che ha coinciso con un anniversario
tristemente scolpito nella memoria di tutti: l’attacco alle Torri Gemelle
dell’11 settembre 2001.
«La pace - ha detto il ministro della Pubblica Istruzione - la costruisce la
gente e la scuola è un elemento fondamentale per sconfiggere il terrorismo,
abbattendo paure e pregiudizi, favorendo l’integrazione». E da qualche parte la
ricetta funziona già: per esempio nella scuola media statale "Paolo Stefanelli"
- una delle due scelte dal ministro per augurare ieri buon anno agli studenti
della Capitale e simbolicamente a quelli di tutta Italia - la diversità ha
trovato senz’altro buona accoglienza. Lo hanno dimostrato i ragazzi
extracomunitari che hanno cantato con i compagni italiani l’Inno di Mameli, le
studentesse Rom che hanno omaggiato il ministro offrendo un saggio delle loro
danze tradizionali e piccolo allievo sordomuto che, con l’aiuto dell’insegnante
di sostegno, ha declamato, con il suo linguaggio, una splendida poesia.
«È il primo giorno di scuola per voi, ma anche per me da ministro» ha osservato
Fioroni che ha colto l’occasione per ribadire che sta facendo di tutto per
evitare altri "tagli" al settore («si possono trovare risorse razionalizzando le
spese ed eliminando gli sprechi»), che «sì la scuola ha bisogno di innovazione e
tecnologia ma è prioritario l’aggiornamento dei docenti», che la presenza deve
essere elemento-fulcro del lavoro degli insegnanti («chi non ha la cattedra deve
essere assorbito nelle amministrazioni pubbliche »), che la scuola italiana non
può essere liberalizzata perché questo significherebbe una pericolosa apertura
al mercato e dunque all’interesse come elemento trainante.
Il ministro Fioroni si è anche soffermato sull’iniziativa delle "scuole aperte
al pomeriggio" e sull’esame di maturità (la cui nuova versione potrebbe
debuttare già quest’anno se il Parlamento approvasse la riforma entro febbraio).
«La nostra scuola deve diventare seria e può farlo - ha detto - anche dotandosi
di un esame di maturità serio, al cui esito possano fare riferimento le
università nelle verifiche di ammissione». Insomma, un bel pacchetto di
impegni, sottolineati pure nelle tre lettere (una a fumetti per i più piccini)
inviate a studenti e genitori di tutta Italia con un’esortazione
«Lavoriamo insieme per il futuro... perché - ha spiegato il ministro prendendo
in prestito un verso di Danilo Dolci - "nessuno cresce se non è sognato"».
In particolare, nella lettera a fumetti per i più piccini Fioroni sottolinea,
tra l’altro, come la «insostituibile» funzione della scuola vada rafforzata
«attraverso la piena realizzazione delle potenzialità che l’autonomia scolastica
offre in un momento storico caratterizzato anche dall’arrivo di tanti lavoratori
stranieri, che portano con sé altre lingue, culture, religioni e che hanno la
necessità di poter vivere la scuola come un luogo di democrazia che li aiuti a
divenire partecipi, attraverso i loro figli, dei principi e dei valori della
nostra società. In questa direzione lavoreremo insieme - promette il ministro -
per realizzare una scuola di tutti e di ciascuno. Lavoreremo insieme anche sui
temi che avete maggiormente a cuore: il diritto allo studio, l’elevamento
dell’obbligo scolastico la partecipazione studentesca alla vita scolastica, la
riforma degli organi collegiali». Ai genitori, poi, il ministro assicura che sta
utilizzando «ogni risorsa e ogni competenza disponibile affinché la scuola sia
messa in grado di assolvere nel miglior modo possibile il suo compito
insostituibile e fondamentale per lo sviluppo del nostro Paese». E si adopererà
pure per una scuola «che sia democratica e competente, che aiuti gli studenti
meno fortunati a superare le difficoltà legate al disagio familiare, alle nuove
povertà economiche e culturali, alle minori opportunità, che offra loro
particolari attenzioni affinchè acquisiscano competenze aggiornate e adeguate al
mondo di oggi e di domani, ma anche per una scuola capace di orientare e di
valorizzare le doti individuali curando l’eccellenza e spingendo i giovani a
dare il meglio di sè».
(da La Sicilia)