DA DOVE DERIVA L'ESPRESSIONE ''RESTARE DI PRINCISBECCO''?
Data: Luned́, 11 settembre 2006 ore 00:51:01 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Basire, restare di princisbecco

«Il burattino, sentendosi dare questa sentenza fra capo e collo, rimase di princisbecco e voleva protestare: ma i giandarmi, a scanso di perditempi inutili, gli tapparono la bocca e lo condussero in gattabuia»: comprensibile, in questo caso, lo stupore di Pinocchio che, dopo aver denunciato il Gatto e la Volpe per averlo truffato, si trova ingiustamente condannato al carcere, nella città di Acchiappa-citrulli.

Chi dovesse trovarsi ad affrontare fatti o notizie che suscitino spavento o preoccupazione e, nel contempo, arrechino grande sorpresa potrà, variamente, (ant.) abbaire, allibire, basire, impietrire, impietrirsi, meravigliarsi, (tosc.) restare di princisbecco, (fam.) restare di sale (o di sasso o di stucco), sbalordire, sbalordirsi, sbigottire, sbigottirsi, (non com.) stupefarsi, stupire, stupirsi, trasecolare.

Il verbo intransitivo basire deriva dal latino ricostruito *basire, di probabile origine celtica, sebbene «una radice bas- non sia provata» (LEI). Il primo dei significati attestati, «morire», è di uso antico e obsoleto, il secondo, «sentirsi venir meno, svenire: basire di paura; basire dalla fame, dal freddo» (Vocabolario Treccani), è di uso per lo più letterario e genera, per estensione, quello che a noi ora interessa: «rimanere allibito, sbalordito». Da un punto di vista lessicografico, può essere interessante osservare che il Tommaseo non menzioni esplicitamente questa accezione alle voci basire, basito, ma lo faccia, invece, discorsivamente a proposito di abbaire, lemma già da lui registrato come del tutto obsoleto («abbaire [T.] V. a. e n. pass. Rimanere sbigottito; e pass. Essere sbigottito. Aff. al franc. esbahir; ma l'ital. ha sbaire, e anco baìre, che forse col suono dice l'atto di chi per istupore o paura rimane a bocca aperta, anelante: e il com. basire ha sensi affini. = Liv. Dec. volg. 6. 8»).
Diversamente da basire, princisbecco ha un’etimologia stabilita con assoluta certezza, si tratta infatti di un adattamento dell’inglese pinchbeck, a sua volta derivato dal nome dell'orologiaio londinese Christopher Pinchbeck (1670-1732), inventore di una particolare lega metallica. Al significato proprio di princisbecco («lega di rame, zinco e stagno del tipo del tombacco, di aspetto simile all'oro, usata per la produzione di oggetti che imitano l'oro, per lamine sottili in sostituzione dell'oro, per fili da ricamo, ecc.», Vocabolario Treccani) se ne può aggiungere uno figurato, del tutto trasparente, comune nella locuzione aggettivale di princisbecco, usata con riferimento a  cosa o persona bella in apparenza, ma priva di valore («sceverare il vero dal falso, il grano dal loglio, la dama autentica dalla dama di princisbecco», M. Moretti). Con un ulteriore passaggio semantico, infine, si produce l’espressione, frequente in area toscana, restare di princisbecco «grandemente stupito, sbalordito» («Si rimarrebbe, per dirla toscanamente, di princisbecco: ovverossia di stucco», C. E. Gadda, Meditazione milanese).

Luigi Romani






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