TUTTE ROSE E FIOR(ON)I
Data: Giovedì, 07 settembre 2006 ore 00:18:40 CEST
Argomento: Opinioni


Tutte rose e fior(on)i

 di Teresa Carboni per i C.I.P

 I primi cento giorni, quelli della massima spinta, sono passati.
 E’ l’arco di tempo in cui i nuovi governi dovrebbero virare rispetto ai precedenti e prendere il largo sulla rotta indicata nel programma elettorale. Al dicastero dell’istruzione c’è andato un medico con la biografia da predestinato.
 Inizio da scout, tirocinio andreottiano, incarico con tanto di placet dei monsignori Bertone e Clemenz, premier vaticano l’uno, segretario di papa Razinger, l’altro. Pacioso di nome e d’aspetto, il ministro Fioroni, annuncia molto e quaglia poco. Come la Moratti, suggestiona con etichetta di grande richiamo mediatico e nessun effetto pratico. Tra le più gradite: pubblica a precedere istruzione, ma anche scuola di tutti e per tutti.
 Per i precari però non è cambiato niente. Torneranno ancora dove i docenti di ruolo fuggono e le strutture mancano. Ai bordi delle città, nelle scuole di frontiera, dove i tentativi di scolarizzazione si protraggono fino all’esame di stato. Qui la costituzioni delle classi è una scommessa con la malavita, il degrado sociale e il deficit motivazionale. Sono gli istituti nei quali si salda la precarietà esistenziale degli studenti con quella lavorativa dei loro insegnanti. Gli uni e gli altri condannati ad accontentarsi del meno e del peggio. A ghettizzare ancor più i precari ci pensa la normativa.
 Chi sceglie scuole su piccole isole, in montagna o nelle carceri raddoppia il punteggio. I politici dell’ex opposizione sanno già tutto. Durante i ripetuti incontri avuti nella scorsa legislatura con i precari, s’erano pure impegnati, una volta tornati al governo, a risolvere queste ingiustizie. E invece? Rispetto all’anno precedente, gli insegnanti immessi in ruolo sono diminuiti di un terzo, eppure quelli andati in pensione sono aumentati del 40% e c’è stato un incremento di 152.000 alunni. Contraddicendo la promessa elettorale della piena occupazione su tutti i posti disponibili, le supplenze annuali sulle cattedre vacanti passeranno da 124.149 del 2006 a oltre 136.000 nel 2007, con l’aggiunta di un numero imprecisato di incarichi brevi, contesi dai 450mila precari inclusi nelle graduatorie permanenti. Liste in dilatazione perenne per l’intrusione dei 17.000 abilitati all’anno dalle SSIS, istituite per autofinanziare gli atenei. Per i precari più fortunati saranno nove mesi a metà tra il soggiorno lavorativo di sussistenza e il corso professionale di sopravvivenza. Il mattino in cattedra, il pomeriggio tra i banchi per master, corsi di aggiornamento, perfezionamento e specializzazione inutili quanto costosi. Un vero mercimonio finalizzato all’accaparramento dei punti necessari a scongiurare gli scavalcamenti in graduatoria. Un vero pizzo di stato che, aggiunto al caporalato del licenziamento senza retribuzione da giugno ad ottobre, basta da solo a giustificare la mancata attuazione del programma elettorale di piena occupazione.
 E’ l’ennesimo grande raggiro. Il solito gioco delle tre carte: il ministro dell’istruzione nel ruolo del vorrei ma non posso, quello dell’economia che non permette e la scuola ci rimette. Il grande bluff ora l’hanno scoperto anche i sindacati. Persino quelli che attribuivano al governo amico solo rose e fiori. Ora s’indignano. Tra un po’ si mobiliteranno. Le elezioni degli RSU ridestano anche loro.







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