Troppi docenti non insegnano o la cattedra o via dalla scuola. Il ministro Fioroni: ventimila svolgono altri incarichi
Data: Mercoledì, 06 settembre 2006 ore 13:25:02 CEST
Argomento: Rassegna stampa


" La Repubblica"

di MARIO REGGIO
"L'Istituto nazionale di valutazione va rifondato, negli ultimi cinque anni ha dato risultati inattendibili. Tra il personale della scuola ci sono quasi 20 mila docenti che non fanno più gli insegnanti. O tornano in cattedra o entrano nell'organico dell'amministrazione per cui lavorano. In finanziaria non chiederò un soldo in più. Servono invece fondi per mettere in sicurezza gli edifici scolastici. E nessun taglio agli insegnanti di sostegno, sono solo notizie allarmistiche".

Il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni ha qualche sassolino da togliersi dalle scarpe.
L'hanno criticata perché vorrebbe abolire la valutazione delle scuole.
"È vero l'esatto opposto. La valutazione dei livelli di apprendimento su base nazionale e nei singoli istituti è una priorità. In primo luogo perché permette una scelta consapevole da parte delle famiglie e degli studenti. Secondo, è indispensabile mettere al centro dell'autonomia scolastica il tema della qualità dell'istituto e della valorizzazione del merito. Fino ad ora la tecnica usata dall'Invalsi, basata su questionari volontari inviati alle scuole di base, non ha dato risultati attendibili e scientificamente validi. Occorre voltare pagina".
Come?
"Con un sistema di rilevazione per campione, con l'inclusione anche della scuola secondaria superiore, come succede negli altri paesi dell'Ocse, e quindi con un controllo esterno. Però ora è impossibile attuare il progetto in tempi brevissimi per mancanza di risorse economiche ma anche tecniche. Servono persone con una formazione reale nel settore della valutazione".
Ai tempi di Berlinguer scoppiò una mezza rivoluzione.
"I tempi sono cambiati. Gli insegnanti hanno capito che la valutazione non è contro la scuola ma per la scuola. Prima occorre lavorare a standard di valutazione condivisi e creare un corpo nazionale di esperti. L'importante è non usare la valutazione come una clava, come una misura repressiva".

Ma non tutte le scuole sono uguali.
"La qualità di un istituto non si misura solo dal prodotto finale, ma anche dalla differenza tra le competenze che gli studenti avevano al momento dell'ingresso e quelle che hanno appreso quando finiscono il corso di studi. Per questo dico che è importante l'informazione sulla qualità delle scuole, ma una dei Parioli a Roma non è uguale ad un'altra dello Zen a Palermo. Uno dei compiti della scuola è contrastare il degrado ambientale e creare una comunità. La concorrenza è importante, stimola il miglioramento, ma non ci accontentiamo di avere alcuni istituti di eccellenza ed il resto di bassa qualità, puntiamo alla crescita complessiva dei livelli di apprendimento".

Lei parla di valorizzare la figura del docente; ma ce ne sono migliaia che non insegnano.
"Stiamo verificando la situazione. Dai primi dati risultano tra 15 a 20 mila docenti che svolgono altre funzioni. Intanto vorrei sfatare una convinzione diffusa: i distacchi sindacali sono una parte irrilevante del totale. Si tratta di insegnanti giudicati non idonei, non ricollocati, oppure docenti di materie ormai cancellate, come dattilografia. Non discuto la valenza delle mansioni che svolgono ora. Ma visto che li paga il bilancio del ministero della Pubblica Istruzione o tornano in cattedra oppure passano in organico all'amministrazione pubblica nella quale lavorano".

Sono insistenti le voci che parlano di tagli al bilancio dell'Istruzione.
"La scuola ha già dato. Io non chiedo un euro in più, ma di gestirli in maniera diversa, non ingessata come oggi. In bilancio ci sono 100 milioni di euro per l'autonomia scolastica da dividere tra più di 10 mila istituti. È troppo poco. Le scuole dovranno avere più fondi e gestirli in base alle loro scelte didattiche ed organizzative. Il centro non deve decidere tutto, come succede anche per le supplenze brevi. Con i risparmi interni siamo riusciti a trovare i soldi per il nuovo esame di maturità e per premiare gli alunni meritevoli. Assumere i precari, applicando il turn over, comporta un risparmio: già li paghiamo, e molto meno di un docente che va in pensione con 35 anni di anzianità".

Lei insiste sulla sicurezza degli edifici scolastici.
"Da troppi anni non si interviene sul serio. Chiederò risorse aggiuntive nel Piano per le infrastrutture. È una priorità assoluta. I finanziamenti devono venire per un terzo dallo Stato, un terzo dalle Regioni e altrettanto dai Comuni. Quando i nostri ragazzi vanno a scuola devono essere tutelati e i genitori hanno il diritto di sentirsi tranquilli. Nella scorsa legislatura il Cipe aveva autorizzato per la messa a norma delle scuole 200 milioni di euro. Ma in finanziaria sono scomparsi. Seconda ed ultima richiesta al Tesoro sarà il finanziamento della "scuola aperta" anche fuori dall'orario di lezione al territorio, perché deve diventare una comunità".

Negli ultimi due anni molti diplomifici sono stati accreditati come scuole paritarie.
"Al ministero della Pubblica Istruzione, come in altri dicasteri, sono saltati i controlli. Qui ho trovato gli ispettori messi in lista di esaurimento per anzianità. Dobbiamo al più presto ricostituire una task-force che sia in grado di passare al setaccio tutte le situazioni poco chiare, come è successo per l'esame di maturità. È impensabile pensare ad un sistema scolastico moderno senza che le regole vengano rispettate".

Qualcuno agita lo spauracchio del taglio degli insegnanti di sostegno.
"Sono notizie false ed allarmistiche, atti gravi per il sistema scolastico. Nessun taglio, è una delle poche buone pratiche che possiamo esportare in Europa. Non ci saranno ridimensionamenti del personale come non chiuderanno le scuole montane".
(6 settembre 2006)
 







Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-5192.html