DA DOVE DERIVA L'ESPRESSIONE ''AVERE UNO SCHELETRO NELL'ARMADIO''?
Data: Marted́, 05 settembre 2006 ore 00:20:52 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Avere uno scheletro nell'armadio

Menzogna e  inganno hanno da sempre stimolato la fantasia di scrittori  e poeti spingendoli a creare immagini fortemente suggestive  e spesso orrifiche; una delle più riuscite è,  senz'altro, quella dedicata dall'Ariosto alla Fraude, nel canto  XIV dell'Orlando Furioso: "Avea  piacevol viso, abito onesto, / un umil volger d'occhi, un andar grave, / un parlar sì benigno e sì modesto, / che  parea Gabriel che dicesse: Ave. / Era brutta e deforme in tutto  il resto: / ma nascondea queste fattezze prave / con lungo abito  e largo; e sotto quello, / attossicato avea sempre il coltello".

Anche nella lingua usata quotidianamente comportamenti e azioni ingannevoli sono talvolta associati a  parole che possono suscitare sgomento o ribrezzo, come nel caso dell'espressione avere  (o tenere) uno scheletro  nell'armadio. Frequente nell'uso comune, con il significato  di "tenere accuratamente nascosti un fatto, un avvenimento,  un'azione del passato, considerati riprovevoli o, comunque, dannosi per la propria reputazione", questa locuzione non gode,  in italiano, di attestazioni letterarie, stando alle citazioni  raccolte dal Battaglia: si tratta, molto probabilmente, di un  calco di altre analoghe espressioni inglesi (to have a skeleton  in the closet o cupboard), per le quali l'Oxford  English Dictionary offre numerose citazioni d'autore, tutte  a partire dalla metà dell'Ottocento ("Some particulars  regarding the Newcome family, which will show us that they have  a skeleton or two in their closets, as well as their neighbours",  Thackeray, The Newcomes; memoirs of a most respectable family,  1854-55), pur essendone largamente nota un'anteriore, e ampia,  diffusione nell'uso corrente. Successiva di circa un secolo,  invece, è la prima attestazione letteraria con la quale il Trésor de la langue française documenta  la corrispondente locuzione francese, avoir un squelette dans  le placard ("Les huissiers de petits bourgs, vous  savez, ont souvent un squelette dans le placard", Giono, Chroniques; Noé, 1947).

Secondo la  dettagliata ricostruzione proposta da Bernard Delmay, l'origine  della nostra espressione deve essere ricondotta ad un episodio  della Rivoluzione francese e a Gabriel-Honoré de Riqueti, conte di Mirabeau, che  ne fu protagonista. In particolare, nel 1792, dopo la morte di  Mirabeau, celebrato come campione dei rivoluzionari, si scoprì,  alle Tuileries, in un armadio blindato, un'abbondante documentazione  comprovante gli accordi segreti del conte con il re, volti a contrastare e vanificare gli sforzi dei fautori della Rivoluzione.  Molto violente furono le reazioni dei Giacobini e anche la stampa  se ne fece interprete: proprio da un'illustrazione satirica dell'epoca,  raffigurante Mirabeau in forma di scheletro posto nell'armadio  a custodire le prove del suo tradimento, si deve partire per  spiegare la metafora di cui ancora oggi ci serviamo.

Luigi Romani






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