CHE COSA SARA' MAI... IL CAZZIMPERIO?!
Data: Marted́, 29 agosto 2006 ore 00:20:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


 In un ristorante a Roma ho trovato nel menù il "cazzimperio": sapete dirmi il perché di questo nome? Gianni Ambrosio

Sembra che soltanto a Roma e dintorni si adoperi da tempo e stabilmente il termine cazzimperio per indicare quel che, nel resto d'Italia, si suole definire pinzimonio 'condimento di olio, pepe e sale nel quale intingere verdure crude come carote, finocchi, sedani, peperoni'. Famosa l'"osteria der Cazzimperio" nella quale "agnede" (andò) il Generale, incaricato dall'imperatore Nerone di investigare sugli umori dei suoi sottoposti, in un componimento del 1942 del poeta dialettale Trilussa (pseudonimo di Carlo Alberto Salustri, Roma 1871 - 1950): "E, lì, se tinse er grugno de carbone, / se messe una giaccaccia e serio serio / agnede all'osteria der Cazzimperio / framezzo a li gregari de Nerone".
 Il De Mauro, nel suo Dizionario della lingua italiana edito da Paravia, qualifica il termine come genericamente merid.[ionale]. Nelle Marche, a Fabriano e Ancona, il termine è noto come sinonimo più popolare ma meno comune di pinzimonio. Nel sito ufficiale della Regione Abruzzo e in altri siti che si occupano di specialità gastronomiche abruzzesi, cazzimperio designa tutt'altra preparazione gastronomica, tant'è che il termine viene proposto come sinonimo di cacioimperio, una voce ben nota al lessico gastronomico italiano. Cacioimperio (o cacimperio, cacimpero), che deriva da cacio 'formaggio' (il CASEUS latino), designa quel che nell'Italia del Nord è la fonduta, cioè un 'composto semiliquido derivato dalla fusione di formaggio, burro, rossi d'uovo sbattuti e latte'. Oggi il termine panitaliano è fonduta, ma bisogna ricordare come il lessico della gastronomia sia geloso custode e traditore di denominazioni regionali e municipali che, spesso, hanno una loro ragion d'essere nella caratterizzazione geotipica di una preparazione rispetto a un'altra simile, magari più diffusa altrove e della quale circola più facilmente il nome oltre i confini regionali. Una ricetta storica del cacimperio è nella Scienza in cucina e l'Arte di mangiar bene (1891) di Pellegrino Artusi (Forlimpopoli, 1820 - Firenze, 1911). La seconda parte del termine cacioimperio resta oscura, a meno che non si approfondiscano alcune indicazioni fornite da un prezioso commentatore dell'Artusi, lo storico Piero Camporesi (Forlì, 1926 - Bologna, 1997), il quale, ricordando come in romagnolo per cazzimpevar si intenda proprio 'pinzimonio', allega una testimonianza che suggerisce un'etimologia popolare del termine, seguendo la trafila: olio e sale + pepe = effetto afrodisiaco, quindi "cazzo (eretto) + in + pepe (pevar)". La forma italianizzata imperio sarebbe una  "evidente corruzione" di "in pepe". L'equivocità semantica del termine gastronomico cazzimperio, il suo riferirsi, in tempi e aree forse soltanto in parte coincidenti, a due designata diversi, possono facilmente spiegarsi con il fatto che questi ultimi sono simili, se non negli ingredienti, certo nella funzione precipua di intingolo. E' quindi possibile che la voce cacioimperio, magari anche sotto la spinta di trasformazioni avvenute nelle voci dialettali corrispondenti, abbia dato luogo a cazzimperio, specializzatosi poi, in un'area come quella romana dotata di una tradizionale fama gastronomica e capace di irradiare un certo prestigio linguistico, nel significato di 'pinzimonio'.






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