FINALMENTE SIAMO ENTRATI DI RUOLO!
Data: Giovedì, 24 agosto 2006 ore 00:15:00 CEST
Argomento: Comunicati


Un telegramma a lungo atteso. Lo hanno ricevuto qualche giorno fa le decine di precari del mondo dell'istruzione.
 Il messaggio è rapido e sintetico: invita i "giovani" docenti, la cui età media supera abbondantemente i trentacinque anni, a presentarsi per la scelta della cattedra di ruolo al plesso «De Nicola» del Polivalente di San Giovanni la Punta.
 Tutto apparentemente semplice, se non ci fossero dietro storie di cinque, dieci, vent'anni di precariato. Storie di persone che hanno dovuto macinare quotidianamente chilometri per lavorare e, allo stesso tempo, tornare dalla famiglia. Storie di chi ha patito la burocrazia e la "mala gestio" dell'istruzione, pur di realizzare il proprio sogno.
 Storie, anche, di chi questa vita non la disprezza, anzi vi ha trovato pure uno stimolo romantico, una sorta di "nomadismo intellettuale" insomma. Davanti all'ingresso dell'istituto, che ospita la consegna delle cattedre, si intrecciano, allora, uomini, donne, storie e stati d'animo.
 «Questa chiamata è arrivata totalmente inaspettata - spiega Giorgio De Luca, quarant'anni, tatuatissimo docente di italiano - Io avevo, addirittura, abbandonato l'insegnamento dopo il concorso del 2001. Mi sono occupato d'altro: giornalismo, antropologia, comunicazione culturale, trovando un certo equilibrio. Poi - continua De Luca - arriva la "chiamata" che non t'aspetti, la vocazione ritorna ed eccomi qua».
 Per Giovanna Lo Verde, trentasei anni, le cose sono andate diversamente: «Io sono precaria dal 1997, da quando ho iniziato ad insegnare nelle scuole private e, successivamente, nelle scuole pubbliche ad Ancona. Nel 2001 ho partecipato al concorso e dopo altri cinque anni di attesa». Tutti i giorni Giovanna ha percorso circa 100 Km per raggiungere da Messina, dove abita, il posto di lavoro: «Solo l'amore per l'insegnamento mi ha permesso di sopportare questo calvario. Ora, finalmente, è finito».
 Una voce interessante, e fuori dal coro, giunge da un simpatico professore motociclista: «Rimpiangerò la vita da precario!». Abbiamo capito bene? «Certamente - afferma Giacomo Sciacca, quarant'anni - Mi mancherà la vita da nomade, in giro per le scuole della Sicilia. L'ho fatto per quattordici anni ed è stata un'esperienza formativa, continua e stimolante».
 Ora, però, ci fermiamo, con la cattedra di ruolo? «Neanche per sogno, non vedo l'ora di essere nuovamente trasferito. Mi piace vivere così». Un interessante riscontro antropologico del variopinto universo dei precari.
 Elegante e distinta, Laura Criscuoli, professoressa di Lettere, latino e greco, confessa in modo quasi liberatorio: «Basta viaggiare. Voglio buttare l'automobile e prendere solo una bicicletta, per andare ad insegnare». Tanti anni in strada, tra Enna e Catania, e ora la voglia di una vita più tranquilla, a misura d'uomo: «Ho rinunciato all'insegnamento del greco, pur di tornare a lavorare a Catania».
 Tante esperienze da raccontare, tanti sacrifici e rinunce, ma la serenità e la profondità del suo sguardo, dopo l'obiettivo raggiunto, valgono oltre ogni altra notazione di circostanza.
 Esiste anche chi realizza finalmente un progetto di vita, dopo l'assegnazione della cattedra: «Si prospetta una famiglia con la mia fidanzata - afferma sorridente Alessandro Runza, trentuno anni, docente di Laboratorio meccanico-tecnologico - Dopo sette anni di precariato, di concorsi e di corsi abilitativi, finalmente ho ricevuto il fatidico telegramma. Però giudico positivamente quest'esperienza - continua Runza - Ti aiuta a capire meglio l'importanza del tuo lavoro».
 Grandi progetti anche per Enza Pulvirenti, quarantuno anni, docente di italiano e storia: «Io penserò ad allargare la mia famiglia. Dopo tanto tempo di sacrifici e di privazioni, io e mio marito speriamo di poter essere felici in tre».
 E le professoresse di matematica, cosa sognano dopo l'ammissione di ruolo? «Un viaggio esotico!», spiega Margherita Lanza.
 Il destino beffardo ha voluto fare, però, uno strano regalo a Margherita: «Ho ricevuto ben due telegrammi in una volta, uno per la scuola media e uno per la superiore. Una beffa che non ti dà la felicità legittima».
 Già, un bello scherzo dopo vent'anni di "onorato" precariato.
 Antonio Rapisarda







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