Bruxelles strizza l'occhio alla pirateria su Internet 
Data: Sabato, 29 luglio 2006 ore 17:40:20 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Bruxelles.  L'Europa vuole più regole per disciplinare il mercato dei contenuti on line, ma allo stesso tempo strizza l'occhio al peer-to-peer, cioè alla tecnologia pirata per eccellenza che consente a milioni di internauti di scambiarsi musica e film attraverso il web.
La Commissione europea ha avviato ieri una consultazione pubblica che è il primo passo verso la stesura di una comunicazione, prevista per la fine dell'anno, che tenterà di fare ordine nel caos dei contenuti che viaggiano da un computer all'altro, anche quando sono protetti da copyright. Il file-sharing, cioè lo scambio di contenuti on line, e la pirateria, e quindi la violazione del diritto d'autore, sono due fenomeni che vanno a braccetto dalla nascita di internet. E la tecnologia peer-to-peer (p2p) è uno dei grandi crucci delle major musicali e cinematografiche che investono sempre di più per proteggere i loro prodotti che spesso si trovano on line prima ancora che vengano distribuiti nei negozi.
Lo scambio di file sulla rete, che può essere legale o illegale, è oggi un fenomeno talmente diffuso che la Commissione europea ha deciso di regolamentarlo. Non solo per armonizzare la legislazione dei 25 Stati membri, ma anche perchè riconosce in esso un mercato in continua crescita che promuove un sistema alternativo di sviluppo al quale l'Europa vuole contribuire.
Nel 2008, secondo i dati diffusi ieri dalla Commissione, il mercato degli scambi on line dovrebbe infatti triplicare. Se da una parte la Commissione europea sostiene la legalità combattendo gli scambi di contenuti pirata, dall'altra si dimostra curiosa delle possibilità derivanti da un uso non criminoso del p2p, considerato da Bruxelles «uno sviluppo positivo per la distribuzione legale di contenuti on line». Attraverso la consultazione on line, l'Ue rivolgerà una serie di quesiti a tutti i navigatori della rete con un questionario che da ieri è sul sito della Commissione fino al 13 ottobre prossimo. L'indagine non approfondisce solo il fenomeno del file-sharing, ma chiede anche di esprimere la propria opinione sulle barriere economiche e legali alla creazione di nuovi contenuti internet e sui sistemi di pagamento, argomento molto sensibile per via delle numerose truffe che corrono sul web. Una prima misura per districare la matassa del download selvaggio, Bruxelles l'aveva presa lo scorso maggio adottando la Carta europea del film on line.
Con quel provvedimento, da una parte si eleggeva Internet a mezzo utile per migliorare la circolazione dei film europei e quindi si incoraggiava il sistema di scambio in rete, dall'altra si prevedevano delle condizioni per combattere la pirateria e la violazione del diritto d'autore. Ma già allora l'Ue vedeva nel peer-to-peer una possibilità da studiare. Non meraviglia, dunque, che oggi la Commissione chieda esplicitamente agli europei se il p2p possa essere considerato «un nuovo modello per fare affari», e in che modo potrebbe essere usato senza correre il pericolo di violare la legge sul copyright.
(da La Sicilia)





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