Dopo la Moratti
1. Bastera' il "cacciavite"?
2. Il nodo dell'obbligo
Bastera' il "cacciavite"?
Finora lo strumento preferito da Giuseppe Fioroni, il "cacciavite", ha
lavorato intensamente, e insieme ad alcune iniziative ad alto valore
simbolico, come la partecipazione alla marcia di Barbiana o il
ripristino del Ministero della "Pubblica" Istruzione, ha consentito al
ministro di giocare d'anticipo rispetto alle possibili pressioni
provenienti dall'ala sinistra (estrema) dello schieramento di
maggioranza.
Solo alcuni isolati manipoli dell'ex vasto tavolo "Fermiamo la
Moratti", come il comitato di Firenze del movimento "Per la scuola
della Repubblica", insistono per l'immediata sostituzione dell'umile
attrezzo "aggiustariforma" di Fioroni con una possente macchina
"schiacciariforma" - tipo bulldozer - nella convinzione che la legge
n. 53/2003 debba essere abrogata insieme a tutti i suoi decreti
legislativi, in quanto non emendabile.
Sul fronte sindacale, e in particolare sul delicato fronte della
Flc-Cgil (che aveva a suo tempo aderito al movimento "Fermiamo la
Moratti"), continua per ora una sorta di "luna di miele" nei confronti
di Fioroni, che da parte sua e' venuto incontro alle richieste
sindacali non solo sul terreno dei rapporti di lavoro (precariato,
mobilita', aggregazione degli spezzoni ecc.) ma anche su quello del
processo attuativo della legge n. 53 (tutor, tempo scuola,
sperimentazione del secondo ciclo). Bastera'?
2. Il nodo dell'obbligo
La questione nodale, l'autentica cartina di tornasole che misurera'
l'idoneita' del "cacciavite" di Fioroni a risolvere i problemi
politici all'interno della maggioranza di governo e' la soluzione del
problema delle modalita' di innalzamento dell'obbligo di istruzione.
Il ministro ha dichiarato in Parlamento di non volere una "sua"
riforma, di voler intervenire sul primo ciclo con "modifiche mirate"
(era chiaro che intendeva parlare di modifiche del decreto legislativo
n. 59/2004, non della legge n. 53/2003), e che "per innalzare il
livello di tutti l'istruzione obbligatoria sara' prolungata di due
anni".
In Italia ben due leggi hanno innalzato l'obbligo non di due anni, ma
addirittura di quattro, fino ai 18 anni: la legge 17 maggio 1999, n.
144, art. 68 ("Obbligo di frequenza di attivita' formative"), poi
abrogata dal decreto legislativo 226 sul secondo ciclo, e la legge 28
marzo 2003, n. 53, art. 2 ("Sistema educativo di istruzione e
formazione", punto c), la prima varata dal centro-sinistra, la seconda
dal centro-destra. Ora, se e' vero che la seconda legge ha abrogato la
prima, e' anche vero che non mancano punti di convergenza tra le due
leggi, a partire dal fatto che entrambi non parlano di obbligo
"scolastico", ma usano altre dizioni ("obbligo di attivita' formative"
la prima, "diritto-dovere di istruzione e formazione" la seconda).
Non sembra impossibile - sempre che non vi ostino insormontabili
diktat di tipo politico in seno alla maggioranza - portare a sintesi
le due leggi attraverso una riformulazione dei decreti legislativi n.
76/2005 (diritto-dovere per 12 anni) e n. 226/2005 (riforma del
secondo ciclo), resa possibile dalla proroga dei termini per la loro
modifica. La cosa avrebbe il notevole vantaggio di evitare al governo
i pericolosi passaggi parlamentari (rifinanziamento delle missioni
all'estero docet) che un eventuale provvedimento legislativo
comporterebbe, e anche quello di mostrare all'attuale opposizione che
non c'e' una pregiudiziale ostilita', da parte della maggioranza, a
porsi su una linea di dialogo su uno degli aspetti fondamentali della
riforma.
Nota: TuttoscuolaNEWS n. 255 24/07/2006