CHE COSA VI HANNO FATTO QUEI POVERI DOCENTI ABILITATI TRAMITE LE SSIS?
Data: Mercoledì, 26 luglio 2006 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


Lettera aperta ai membri della VII Commissione Cultura
Gentili Commissari,

ci tenevo a porvi un quesito che continuo a porre a me stessa da un po’ di giorni, e a cui non riesco proprio a dare una risposta.
La domanda è: “Che cosa vi hanno fatto quei “poveri” docenti abilitati tramite le Scuole di Specializzazione?” . Avete parlato di “categoria privilegiata”, quando tutti sanno che gli abilitati Ssis hanno già in partenza il 50% di possibilità in meno di immissione in ruolo rispetto ad un abilitato tramite concorso ordinario, visto che per questa “categoria privilegiata” non è mai stato previsto un canale di immissione diretta. Avete parlato di una “supervalutazione” per le abilitazioni Ssis, ma non si capisce bene come dove sia tale “eccesso”, visto che: la Ssis dà un punteggio fisso a tutti gli abilitati, oltre a quello che dipende dal voto di abilitazione, che consiste in: 24 punti, equiparati a due anni di servizio (servizio che molti docenti hanno svolto in concomitanza con la Ssis, ma che ovviamente non gli è stato riconosciuto) + 6 punti di bonus. Soli 6 punti per due anni di impegno a tempo pieno! Ma andiamo avanti nell’analisi di questi “privilegi”.
La Ssis non è certamente aperta a tutti. Per accedervi è necessario partecipare ad un concorso per titoli e esami al termine del quale guadagna l’accesso al corso appena il 10 % dei facenti domanda! La Ssis è un corso di durata biennale, che impegna a tempo pieno, per oltre 1.000 ore, tra lezioni, laboratori, tirocinio e studio individuale. Oltre alla frequenza obbligatoria, la Ssis prevede: verifiche in itinere, esami semestrali a livelli universitari, e un Esame di Stato finale. La Ssis non è un corso gratuito, anzi! Si pagano 4 rate di tasse piuttosto salate! Pertanto, anche dal punto di vista economico, non è certamente alla portata di tutti. Inoltre, le Scuole di Specializzazione sono scuole di formazione per docenti che alla fine vengono definiti, non a caso, “specializzati”. I concorsi ordinari non prevedevano alcuna formazione per i docenti, i quali, spesso e volentieri, si sono trovati ad “imparare” ad insegnare a spese dei primi malcapitati allievi. Se è questo che intendete per “privilegiati”, ebbene avete perfettamente ragione, ma poco se ne può fare un docente specializzato delle competenze acquisite se poi gli viene negata la possibilità di svolgere il proprio lavoro.
Per concludere, vorrei che qualcuno ricordasse ai Signori docenti abilitati tramite concorso ordinario che tanto hanno lamentato questi famosi “privilegi”, che nessuno gli ha mai impedito di iscriversi alle Scuole di Specializzazione e che pertanto anche loro sono liberi di rimboccarsi le maniche, ammesso che riescono a superare la selezione iniziale! Vi ringrazio della cortese attenzione, a nome di tutti gli abilitati Ssis, confidando in un trattamento sicuramente meno discriminante per futuro.

Cordiali saluti, Prof.ssa A. Cataldo
22/07/2006






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