PERCHE' NON POSSO INSEGNARE LA MATERIA CHE AMO?
Data: Luned́, 24 luglio 2006 ore 00:42:06 CEST
Argomento: Opinioni


Sono una docente, laureata in filosofia, ma purtroppo non insegno più la materia per la quale ho faticosamente studiato. E non è certo per mia volontà, ma per colpa di un sistema scolastico che prevede che la si insegni solo in determinati istituti, ossia nei licei classici, scientifici e tutt’al più in qualche altro tipo di scuola, come materia sperimentale, rendendo esiguo il numero di cattedre da destinare annualmente sia agli incarichi che alle immissioni in ruolo.
.La mia avventura di docente è andata più o meno cosi: dopo aver conseguito la laurea, col massimo dei voti, ho sperato, come era ovvio, di poterla insegnare. E in effetti così è stato, insegnando per parecchi anni in una scuola privata, in cui credo di aver dato il meglio di me. Non certo perché gratificata da quel tipo di realtà (figuriamoci, non percepivo neanche le spese di viaggio), ma semplicemente perché ero ancora molto giovane e di belle speranze, e soprattutto…ero piena di entusiasmo, e cercavo di trasmetterlo anche a quegli alunni ai quali sapevo importava ben poco del valore, del senso e della eroica e gloriosa morte di Socrate, interessati, com’erano, molto più al conseguimento, o meglio, all’acquisto del fatidico diploma.
Ma dopo anni, trascorsi con questa consapevolezza, ero arrivata ad un bivio, in cui l’alternativa era lasciare la scuola privata oppure continuare a restarci.
Io, dopo quasi cinque anni, decisi di lasciarla, anche perché finalmente erano stati banditi i tanto attesi concorsi per l’insegnamento nella scuola statale, e credevo che, conseguendo l’abilitazione, avrei senz’altro potuto insegnare la materia in una realtà scolastica di certo migliore di quella che avevo lasciato.
Ebbene, mi sono abilitata col massimo punteggio, iscritta nelle graduatorie permanenti, occupando anche un’ottima posizione, ma ciononostante non è andata come speravo.
.Infatti, pur essendomi state conferite delle supplenze temporanee, erano state talmente brevi ed episodiche, da rendermi conto che non avrei potuto vivere con un mese o due di supplenza all’anno e che , di conseguenza, la filosofia non sarebbe stata la mia fonte di sopravvivenza.
Non mi restava a questo punto che giocare l’ultima carta, quella del concorso per lettere, superato anch’esso brillantemente, diventando così quella che sono oggi: una docente di lettere, con una laurea in filosofia.
Non che ci sia qualcosa di male in tutto cio! Assolutamente no! Tuttavia per chi sceglie un preciso percorso di studio, non poter poi insegnare la materia per cui ha studiato e che ama, è quasi una tragedia. Già, proprio così! Io ho scelto di studiare questa affascinante materia solo ed esclusivamente per amore, senza pensare alle prospettive future che avrebbe potuto aprirmi. E l’amore, si sa, non sempre ripaga…!
 E pensare che quando, ad amici e familiari, parlai della mia scelta universitaria, tutti, all’unisono, cercarono di dissuadermi, paventando che, iscrivendomi in filosofia, avrei soltanto allungato la fila dei docenti disoccupati. Purtuttavia, imperterrita e testarda com’ero, non li volli ascoltare. Del resto, a vent’anni è così! E a me è successo più o meno quello che accade quando si ama appassionatamente qualcuno, che gli altri, però, credono  non vada bene. Tutti ti mettono in guardia, dicendoti che quella persona non è adatta a te, ma invano; non li si ascolta…e l’oggetto d’amore, anche quando non è proprio perfetto, lo si fa apparire tale agli occhi degli altri, ma soprattutto ai nostri.
Adesso la mia vita di docente di lettere, che cerco comunque di fare nel miglior modo possibile ed anche con passione, scorre tra barlumi di speranza di ritornare al mio primo amore e lunghi momenti di rassegnazione..
 Dei miei studi e della mia passione non mi rimane che il piacere di qualche conversazione filosofica, condiviso con qualche mia cara amica che ha la bontà e la pazienza di ascoltarmi. Ma soprattutto mi resta la consapevolezza dell’importanza che la filosofia ha avuto sulla mia formazione personale e professionale.
Sono grata ad essa per tutto cio e non rimpiango affatto di averla scelta. Anzi, lungi dal sembrare retorica, è una scelta che rifarei, se fosse possibile tornare indietro, per il mio nutrimento e arricchimento spirituale, evitando semmai l’errore di farne anche il mezzo della mia sopravvivenza materiale. E’ questa la mia “ consolatio philosophiae”!
Spero che questo mio personale sfogo possa essere di auspicio per un’estensione dello studio di questa disciplina a tutti i tipi di scuola- come del resto aveva stabilito l’ex ministro alla pubblica istruzione, Berlinguer-, facendo leva sull’importanza che essa ha per la formazione della coscienza critica nei giovani, creando nello stesso tempo più posti di lavoro, e perché no… far contenta anche me.
Spero solo non avvenga troppo tardi!
 






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