CHE COSA VUOL DIRE ESATTAMENTE L'AGGETTIVO ''SALOMONICO''?
Data: Domenica, 23 luglio 2006 ore 01:20:38 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Italiani salomonici

Questione di talento

Il trimestrale «Lettera Internazionale», diretto da Federico Coen e Biancamaria Bruno, nel numero del secondo trimestre 2006 pubblica un interessante speciale intitolato Che Italia è? La parola agli scrittori, che si avvale dei contributi di Alberto Scarponi, Nanni Balestrini, Luigi Malerba, Alfonso Berardinelli, Giulio Ferroni e Vincenzo Consolo. L'intervento di Berardinelli (Italiani, diventate ingenui!) è interessante perché ricava dall'analisi del voto alle scorse politiche «un semplice elenco delle convinzioni che ci fanno essere come siamo», cioè, in estrema sintesi, una non-nazione di rassegnati al meno peggio,  «una collettività di individui che non hanno mai preso accordi per vivere insieme» e che considera lo «spazio pubblico» come «proprietà di nessuno e non di tutti» e ritiene essere unici valori la cucina, la moda, l'apparire, il saperci fare sgomitando, l'interesse esclusivamente privato. Quando noi italiani la smetteremo di essere furbi, cioè diventeremo («finalmente») ingenui, «perderemo le nostre catene e guadagneremo un mondo».  Conclusione ironicamente irenista e retorica, dietro cui si legge, se non il cinismo, certo l'amarezza e la sfiducia dell'intellettuale. Ma che cosa dice sul voto Berardinelli? Dice che (miei i corsivi che seguiranno all'interno delle citazioni), «votando in modo salomonico» gli italiani hanno dimostrato il loro desiderio di non essere governati, «perché è più bello lamentarsi di chi non sa governare e addossargli tutte le colpe». E il nuovo governo  non potrà/saprà governare perché i suoi margini di manovra, in un Paese spaccato dal voto in due metà perfette, sono ridotti al lumicino. Le elezioni, nota Berardinelli, hanno dimostrato «il carattere e il talento "salomonico" degli italiani», vale a dire «la naturale saggezza del nostro popolo che, scegliendo, non ha scelto».

Il saggio Salomone

Ora, di là dal merito delle analisi svolte da Berardinelli e delle conclusioni cui egli perviene, ci interessa capire bene il valore di quell'aggettivo salomonico adoperato per due volte in posizione chiave. Perché ci sembra che vi siano dentro sfumature ed estensioni di significato che mettono insieme passato e presente, lingua standard e lingua dell'uso, complicando appena un po' la comprensione del testo. Intanto: che cosa dice il Vocabolario Treccani? Alla voce salomonico: «Di Salomone, degno di Salomone: saggezza, sapienza, giustizia s.; giudizio s., saggio e imparziale, ma anche troppo rigido nella sua imparzialità, come il notissimo giudizio di Salomone». Alla voce salomone, detto che si tratta di un uso antonomastico del nome del re d'Israele (X sec. a.C.), nei secoli «assunto a simbolo di saggezza e di sapienza», il Vocabolario tratta così l'espressione giudizio di S.: «quello con cui Salomone scoprì la vera madre di un bambino conteso tra due donne, ordinando che il bambino stesso fosse diviso a metà con una spada e dato mezzo a ciascuna, soluzione accettata dalla madre falsa ma rifiutata dalla madre vera; in senso fig., giudizio che pone fine a una disputa dividendo il danno o il vantaggio esattamente a metà con imparzialità assoluta o con troppo semplicistica rigidezza» (con riferimento all'episodio biblico riportato in Re 3, 16 e segg.). Insomma, salomonico rimanda a 'saggezza', 'imparzialità perfetta', 'imparzialità troppo rigida e schematica'. Tutte aree semantiche che, nella definizione di salomonico, si trovano nei vari dizionari della lingua italiana dell'uso. Anche se per gioco di antifrasi ironica, l'idea della decisione tagliata con l'accetta è presente anche in questo passo tratto da L'avventura di un povero cristiano (1968) di Ignazio Silone e citato dal Battaglia: «Che Dio ce ne liberi. La soluzione per il seggio di senatore è stata, come si suol dire, salomonica: invece di uno, si sono fatti due senatori, un Colonna e un Orsini. Vorresti tu avere due papi?».

Italiani imparziali?

Sembrerebbe dunque che il salomonico riferito da Berardinelli agli italiani debba intendersi come attributo di virtù di fermezza spinta fino al rigore estremo, quasi cieca di fronte alle sfumature, negatrice di ogni possibilità di mediazione. Però i conti non tornano. Come può tale presunta fermezza risolversi in «naturale saggezza» che «scegliendo, non ha scelto»? Se il «votando in modo salomonico» può ancora legittimamente evocare, alla lettera, la recisione matematica in due metà equivalenti del figlio conteso (l'Italia, "corpo" elettorale, massa organica di schede), la «saggezza» salomonica non sembra presentarsi come compagna logica della "non scelta" prodotta (e voluta, dice Berardinelli) dalla volontà popolare. Italiani imparziali? No, verrebbe da dire, piuttosto - anche sulla scorta del mesto decalogo di «convinzioni che ci fanno essere come siamo» -, italiani accomodanti e manipolatori per via di complice aggiustamento. Sembra che, sull'uso di salomonico fatto da Berardinelli, si sia spalmato, in modo non del tutto conscio, un sovrasenso sottilmente spregiativo che già vediamo circolare sulle pagine dei giornali e nella lingua dell'uso comune, derivato per diluizione semantica da un significato neutro di secondo grado, estensivo. Questo significato neutro è già segnalato tangenzialmente dal Dizionario storico della lingua italiana del Battaglia: a proposito di giudizio salomonico si dice, dopo aver dato il significato tradizionale, «in particolare, tesi che trova un compromesso tra due opinioni opposte». Compare, cioè, non marcata negativamente, l'idea del compromesso.

O ipocriti?

Il compromesso, però, ci vuole poco che sia inteso come reciproco e più o meno tacito accordo di comodo. Quando ci si accomoda, si rinuncia alla purezza, alla rettezza e alla nettezza, al rigore: proprio il contrario di quanto salomonico intende significare in prima istanza - l'unica accezione (per ora) accertata dai dizionari. Eppure è frequente imbattersi in attestazioni di salomonico (e dell'avverbio modale salomonicamente) che lo equiparano a 'accomodante', 'compromissorio', 'che non scontenta nessuno' e, perciò, al limite, sottilmente ipocrita («In modo salomonico e per certi versi ridicolo, il Tribunale gli concede di rimanere sposato con le due mogli ma la convivenza è permessa con una sola di esse; l'altra dovrà vivere in un appartamento diverso dal suo», www.primissima.it/scuola/index.html?
 percorsoid=3; «Un pareggio salomonico. "Un 1 a 1 non fa male a nessuno"», titolo su «Tuttosport», 6 marzo 2000).

Virtù e vantaggio
È proprio il peso di questi usi che grava sulle spalle del discorso di Berardinelli, svuotando di fatto, nei suoi ragionamenti, salomonico della virtuosa (al limite dell'eccessiva intransigenza) forza morale originaria e, se possibile, appesantendo ancora di più il fardello della condanna che lo scrittore ha deciso di accollare ai suoi compatrioti: «votando in modo salomonico» non potrà che essere interpretato dunque come 'votando in modo ipocritamente accomodante'; un modo che permette di salvare la faccia ottenendo un certo margine di utilità, anche se questo beneficio non è nemmeno lontanamente equiparabile al massimo vantaggio possibile. Quello di assumersi per intero le proprie responsabilità, sembra dire Berardinelli.


Silverio Novelli






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