Tutor e dintorni: un cattivo accordo. I presidi perplessi sulla procedura seguita
Data: Marted́, 18 luglio 2006 ore 21:30:29 CEST
Argomento: Opinioni


Tutor e dintorni: un cattivo accordo
[18-07-2006]
 

Sulla questione, il giudizio dell'Anp differisce da quello delle OOSS che hanno sottoscritto l'accordo.
Da un lato, non si può non rilevare che viene compiuto un passo indietro in materia di riconoscimento delle professionalità specifiche che pure esistono ed operano nella scuola.
Dall'altro, nonostante le rituali celebrazioni circa la difesa dell'autonomia, viene cancellato uno dei pochi strumenti pratici di essa: la possibilità di svolgere, almeno durante le ore opzionali, attività ed insegnamenti non compresi nelle classi di concorso, attraverso la chiamata di esperti esterni.
Da ultimo - ma non meno importante - vediamo con preoccupazione l'affermazione di un principio, i cui sviluppi potrebbero portare molto lontano: che le questioni relative all'istruzione, che riguardano tutti i cittadini ed il futuro del Paese, vengono sottratte alle decisioni del Parlamento (definite addirittura in alcuni commenti a caldo "incursioni ed invasioni unilaterali") per essere discusse e decise in una dialettica fra parti private.
Qualunque modifica agli ordinamenti della scuola incide inevitabilmente sulle condizioni di lavoro del personale. Se il principio oggi affermato si generalizzasse, nessuna riforma sarebbe possibile, nè ora nè in futuro, se non decisa dalle parti contrattuali.
Ma la scuola non è solo di chi ci lavora: essa è in primo luogo un bene dell'intera comunità civile, che ha il diritto di decidere su di essa alla luce del sole e nel libero confronto delle opinioni di tutti. Questo confronto ha una sede voluta dalla Costituzione: e quella sede si chiama Parlamento.
Sarà bene non dimenticarlo, nè oggi né dopo.


Si veda il comunicato stampa emanato in data odierna dall'Anp.
 
 Comunicato stampa 18 luglio 2006 (File doc 109,5 KB)
 Sequenza contrattuale (File pdf 112,39 KB)
 

 


Comunicato stampa dell’Anp
sulla sequenza contrattuale del 17 luglio 2006

“Uno squarcio di sereno”; “finalmente (…) riaffermata la forza del CCNL (…) a fronte di incursioni e invasioni unilaterali da parte del Parlamento”: questi alcuni dei primi commenti a caldo sulla sequenza contrattuale firmata ieri 17 luglio all’ARAN.
Reso il doveroso omaggio di principio all’autonomia delle parti contrattuali e l’altrettanto rituale omaggio all’autonomia delle scuole, qualche domanda resta:
- ma il tutor tanto aborrito, ed alla fine abolito, era qualcosa che riguardava solo gli insegnanti o, in primo luogo, gli alunni? ed è normale che il diritto all’istruzione dei cittadini venga regolato in una dialettica di parti contrattuali e di interessi privati?
- l’intervento sulla mobilità degli insegnanti – riportata a cadenza annuale – non incide anche sul diritto degli alunni alla continuità didattica? o questa è un valore solo quando giova al personale?
- i contratti d’opera sono stati cancellati: eppure il loro scopo era quello di consentire una risposta flessibile (qualcuno ha detto autonoma?) alla domanda degli utenti. Adesso, in pratica, si potrà solo fare un’estensione delle materie curriculari obbligatorie. Cosa ha questo a che vedere con l’autonomia delle scuole? E con la personalizzazione dell’offerta?
Che poi il Parlamento possa essere definito come “incursore ed invasore unilaterale” in materie che riguardano in primo luogo i cittadini studenti è un’affermazione che suscita qualche brivido: almeno in chi – Costituzione alla mano – era abituato a considerarlo come l’espressione primaria della sovranità popolare e della democrazia. Cioè delle scelte che riguardano tutti.
La scuola è un servizio labour intensive: cioè ad altissima densità di prestazione lavorativa. E’ evidente che, quando si va a riformarne qualche aspetto, si incide in un modo o nell’altro sulle modalità di lavoro degli insegnanti. Basta questo per dire che la scuola non si deve riformare, né ora né mai? O che le uniche riforme – le cui ricadute interessano i cittadini ed il futuro del Paese – sono quelle che non incontrano le resistenze del personale?
Roma, 18 luglio 2006

TUTOR, addio! Con tanta nostalgia!

“Abolita la funzione del docente tutor”. Così ha deciso il Ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, ascoltando i consigli delle organizzazioni sindacali. Adesso sono contenti molti docenti, che se sentono liberati da un peso e da un onere che sembrava nuovo e diverso, rispetto alla funzione docente.
Il decreto che porta la data del 17 luglio 2006, comporta anche la modifica all’impianto biennale del progetto di riforma, in quanto, sempre accondiscendendo alle richieste dei sindacati, abolisce l’obbligo di permanenza per almeno un biennio nella stessa scuola per i docenti che hanno “preso in carico” una classe.
Si ritorna all’organizzazione dell'anno scolastico singolo, senza la ricca progettualità biennale che consentiva di svolgere un piano operativo di lavoro nell’arco di quattrocento giorni di scuola, in linea di continuità programmatoria.
Cade la funzione istituzionalizzata di “tutor coordinatore”, ma resta la funzione ed il compito di “coordinatore” delle attività del consiglio di classe, che abbiamo imparato a chiamare “équipe pedagogica” e non so se anche questo termine dà fastidio al Signor Ministro.
Forse i sindacalisti che hanno conferito con il Signor Ministro non hanno ben chiarito al dott. Fioroni, medico di professione, prestato alla politica, il quale della scuola conserva il ricordo dei suoi anni liceali, che i compiti del docente tutor: “prendersi cura dello studente, accompagnarlo e seguirlo nel processo formativo, fargli acquisire un metodo di studio e di lavoro, guidarlo nell’operare scelte responsabili”, restano tutti compiti e doveri, validi e significativi per un’efficace azione didattica e formativa, che ciascun docente deve svolgere in una scuola che si vuole “per tutti”, come il Ministro ha recentemente affermato nel dibattito con il Card. Scola.
Proprio perché la scuola di tutti deve diventare “scuola per ciascuno” occorrerebbe una figura professionale docente di grande spessore, capace di “saper guardare tutti ed osservare ciascuno”, di saper rispondere ai bisogni e alle esigenze del singolo, in quel costruttivo dialogo educativo che anima e vivifica la vita scolastica fondata essenzialmente non sulla trasmissione dei saperi, ma sulla relazione educativa, finalità e caratteristica istituzionale sancita dalla Legge 23/2003, ancora in vigore.
Era questa la funzione del ”tutor”, nome e compito tanto discusso e rifiutato aprioristicamente senza neanche farne esperienza. Coloro che, invece, hanno avuto la coerenza ed il coraggio di esplicitare la funzione docente, accompagnandosi ai compiti indicati per il docente tutor ne hanno tratto dei positivi vantaggi ed i ragazzi ne hanno ricevuto un gran beneficio, nel sentirsi ben accolti, guidati, accompagnati in maniera quasi personalizzata.
Nelle realtà scolastiche nelle quali si è attuato il progetto di riforma con piena condivisione e convinzione, l’organizzazione didattica coordinata dal docente tutor, si è rilevata efficace e produttiva, si è instaurato un ottimo clima di cooperazione tra i docenti dell’équipe, si sono registrati positivi successi per il bene degli alunni.
Il compito del coordinatore didattico con la “funzione tutoriale” assumeva una dimensione meno burocratizzata e più formativa, tentando di scoprire, guidare, valorizzare l’identità del singolo studente, e pianificando un’azione ed un “piano di studio personalizzato” nella logica dei graduali processi, dei percorsi formativi, dei ritmi e dei bisogni del singolo, in relazione alle competenze da conseguire.
La dimensione dell’apprendimento, che avrebbe dovuto guidare e finalizzare l’azione d’insegnamento, resta adesso mortificata e quasi tende a retrocedere, rimettendo in primo piano l’acquisizione delle nozioni, senza il necessario supporto delle competenze. Era, infatti, il docente tutor che aveva il compito di tradurre le conoscenze in competenze, di registrarle nel portfolio e nel certificato delle competenze, che accompagna l’iter scolastico dello studente e ne descrive il percorso evolutivo.
Si ritornerà a scrivere i voti? Sarà così semplificato il lavoro per i docenti che dividono la classe in “fasce di livelli” e s’illudono di operare con professionalità educativa.
Nel dialogo con gli altri sistemi scolastici europei che preferiscono la certificazione delle competenze come si comporterà la scuola italiana?
Come potrà essere applicato il principio della flessibilità che investe anche la didattica se tutto dovrà rientrare nella rigidità ministeriale delle classi di concorso?
Ha pensato il Signor Ministro di dare risposta alla forte esigenza di formazione e qualificazione professionale del personale docente, per rispondere alle esigenze della società d’oggi, oppure rivuole segregare la scuola nel chiuso ed ovattato sistema rigido, standardizzato e solo apparentemente “per tutti”, ma, di fatto “per nessuno”?
Su questi interrogativi, che hanno il sapore dell’estate, si proietta il prossimo anno scolastico che si annuncia innovativo, ma con il passo veloce del gambero.

Giuseppe Adernò, ASAS CATANIA

 
Tutor e anticipi: vicenda conclusa
di R.P.

Chiusa la trattativa sull'art. 43. Disapplicate tutte le norme che riguardano tutor e anticipi nella scuola dell'infanzia. Adesso si aspetta il visto di legittimità della Corte dei Conti.

Si è conclusa verso le ore 18 presso la sede dell'Aran la trattativa relativa all'art. 43 del Contratto nazionale. 
Sindacati e parte pubblica hanno sottoscritto un accordo con cui vengono disapplicate tutte le norme relative al tutor. In particolare vengono disapplicati i commi 5,6 e 7 dell'art. 7 e il comma 5 dell'art. 10 del decreto n. 59: i primi tre punti riguardano la fuznione tutoriale nella scuola primaria mentre il quarto riguarda la scuola media.
L'accordo stabilisce anche che le norme relative agli anticipi nella scuola dell'infanzia non possono essere applicate in quanto non esistono accordi sitpulati con le Regioni.
D'ora in poi, inoltre, le scuole non potranno più stipulare contratti di prestazione d'opera per la realizzazione delle attività opzionali che andranno svolte facendo ricorso esclusivamente al personale docente statale.
Sull'accordo  va registrato il commento favorevole di Massimo Di Menna, segretario nazionale UilScuola, che dichiara: 
"L’intesa raggiunta è positiva  perché contribuisce a dare elementi chiari e concreti agli insegnanti e alle scuole del primo ciclo dell’istruzione già per l’avvio del prossimo anno scolastico e punta sul valore della professionalità degli insegnanti e sulle opportunità organizzative e didattiche dell’autonomia scolastica".
Altrettanta soddisfazione esprime il segretario nazionale di CislScuola Francesco Scrima che afferma: 
"Con la sottoscrizione di questa sequenza contrattuale sono stati salvaguardati i valori della collegialità, della contitolarità e della corresponsabilità del gruppo docente nella programmazione/gestione dell’attività educativo-didattica nella scuola primaria, seriamente messa in discussione dall’introduzione autoritativa e unilaterale della figura "tutoriale", attraverso la previsione di inaccettabili vincoli temporali e orari contenuti nel Decreto Legislativo 59/2004, in palese e arrogante violazione non solo delle prerogative della contrattazione sindacale ma anche della stessa autonomia organizzativa e didattica delle istituzioni scolastiche".
Anche Cgil-Flc si dice soddisfatta della soluzione della vicenda ma coglie subito l'occasione per "rilanciare": 
"Chiediamo  al Ministro - si legge nel comunicato diramato poco dopo la chiusura della trattativa - di cancellare con ogni urgenza la vessazione burocratica rappresentata dal portfolio, cioè una raccolta di centinaia di carte senza un indirizzo preciso che non serve a descrivere il percorso dell’alunno, e quella bruttura rappresentata dalle Indicazioni nazionali, un testo che ha dato all’Italia il triste primato di essere l’unico paese nel globo nel quale è stato cancellato dai programmi di insegnamento l’evoluzionismo ed introdotto il creazionismo". 
Prende posizione anche lo Snals-Confsal, che considera l’accordo “un positivo punto di mediazione utile a contribuire a superare il clima di incertezza e di tensione esistente nella scuola e perché rientra in una politica scolastica volta a potenziale l’autonomia e il ruolo dei docenti”. Il vice-segretario nazionale dello Snals-Confsal, Achille Massenti, ha aggiunto: “vengono così cancellate le ‘invasioni di campo contrattuali’ operate dalla legge 53/2003 in materia di organizzazione del lavoro, di orari di servizio, di potenziale gerarchizzazione della funzione docente e gli assurdi vincoli in relazione alla mobilità del personale”.
A sua volta, la Gilda degli Insegnanti "esprime la propria soddisfazione per questo risultato che porrà termine al contenzioso che ha avvelenato a lungo il clima di molte scuole italiane a causa del tentativo illegittimo del precedente Governo di imporre tutor e portfolio in violazione del contratto di lavoro". Il coordinatore nazionale della Gilda, Rino di Meglio, sottolinea come "nel documento contrattuale si prende anche atto dell’impossibilità di attivare le figure professionali che sono condizione per l’attuazione dell’iscrizione anticipata alle Scuole dell’infanzia".
Adesso l'accordo sottoscritto fra le parti dovrà essere trasmesso alla Corte dei Conti per il prescritto visto di legittimità.







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