Il Ministro Moratti forza i tempi della riforma
Data: Mercoledì, 31 luglio 2002 ore 22:39:00 CEST
Argomento: Opinioni


Il Ministro Moratti, mentre il d.d.l. delega sulla riforma scolastica è fermo, di fatto, in VII Commissione del Senato, ha inviato al CNPI una richiesta di parere per l’emanazione di un decreto che consentirebbe già da settembre la sperimentazione della riforma per la scuola dell’infanzia e per la classe I elementare.
Il Segretario Generale, dopo la diffusione della nota inviata al CNPI, ha avuto un incontro con il Sottosegretario on. Valentina Aprea, che ha la delega del Ministro per le Riforme Scolastiche, durante il quale ha rappresentato la contrarietà dello SNALS per una scelta del Ministro che vuole imporre, seppur con una sperimentazione, un nuovo modello organizzativo e didattico delle scuole dell’infanzia ed elementare che il Parlamento non solo non ha approvato, ma che è ancora nella fase di esame da parte delle Commissioni.
Per quanto riguarda il merito del progetto di sperimentazione, la situazione si prospetta particolarmente delicata per la scuola dell’infanzia, in quanto dai documenti allegati alla nota inviata al CNPI sembrerebbe che per essa la sperimentazione è obbligatoria.
Su questo aspetto attendiamo dal MIUR una comunicazione che faccia chiarezza.
Per quanto riguarda la scuola elementare, saranno le scuole a valutare la fattibilità della sperimentazione e decidere se aderire o meno al progetto.
Rammentiamo che, tecnicamente, la sperimentazione si fonda sull’innovazione di estendere la frequenza della scuola dell’infanzia ai bambini che compiano 3 anni entro il 28 febbraio e della scuola elementare ai bambini che compiano 6 anni entro la stessa data.
Detta innovazione comporta, nella sperimentazione, nuove modalità organizzative e didattiche con ovvi riflessi sulla applicazione dei programmi, sulla valutazione, sull’utilizzazione dei docenti (basti accennare che per quanto riguarda la scuola dell’infanzia si introduce la figura del docente tutor del bambino e per la scuola elementare è prevista la figura del maestro prevalente).
Proprio perché la valenza delle innovazioni è di enorme portata, la Segreteria Generale ha invitato il Ministro a sospendere la sperimentazione per consentire un confronto a tutto campo con le OO.SS., le associazioni professionali e quelle delle famiglie e per rispetto delle scelte che il Parlamento opererà sulla riforma (l’appuntamento con l’aula di Palazzo Madama è stato già fissato per il 24 settembre).Non è possibile – ha affermato il Segretario Generale dello Snals, Fedele Ricciato – accettare sul piano del metodo e dei contenuti una proposta di sperimentazione su una riforma così importante, quella degli ordinamenti scolastici, sulla quale in Parlamento è avviato il dibattito attraverso il quale lo SNALS auspica si possano realizzare le più ampie convergenze”.
“Non è proponibile – ha proseguito Ricciato – una rivoluzione sul piano didattico ed organizzativo della scuola dell’infanzia ed elementare senza aver individuato le necessarie risorse economiche, aver avviato adeguati piani di formazione per i docenti e valutato le ricadute sul piano delle strutture, degli organici e dei maggiori oneri e nuove responsabilità del personale”.
“Non si comprende, inoltre – ha precisato Ricciato – quale logica intende seguire il Ministro Moratti che chiede al Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione in tempi impossibili rispetto all’inizio del nuovo anno scolastico, un parere sulla sperimentazione nella scuola dell’infanzia ed elementare mentre non lo chiede sui protocolli d’intesa con diverse Regioni per le sperimentazioni che riguardano la scuola secondaria”.
“Pensare poi – ha concluso Ricciato – di sconvolgere la scuola dell’infanzia ed elementare dal prossimo settembre non mettendo in grado la scuola dell’autonomia di programmare per tempo le proprie attività significa non dare tranquillità alle famiglie, non garantire pari opportunità agli alunni, rimettendo, così, in discussione il regolare avvio del prossimo anno scolastico, messo già in forse dalle mancate assunzioni a tempo indeterminato del personale docente ed ATA”.

La controriforma della scuola primaria
In questi ultimi giorni di luglio veniamo a conoscenza che due commissioni in questi mesi hanno segretamente e alacremente lavorato nelle stanze di Viale Trastevere.
Non sappiamo ancora chi ne facesse parte, ma sappiamo che hanno riscritto i programmi e l'impianto ordinamentale della scuola dell'infanzia e della scuola elementare.
Fino ad oggi, quando si sono affrontate imprese di tal fatta, sono stati avviati complessi e articolati percorsi di ampio coinvolgimento del mondo della cultura educativa e della scuola militante, sono stati aperti spazi di elaborazione e discussione attraverso i quali tutti i punti di vista hanno potuto esprimersi e confrontarsi.
Il Ministro Moratti preferisce le commissioni segrete e questo ci preoccupa per tanti e gravi motivi.
Non dubitiamo certo che il Ministro non porterà alla discussione delle opportune sedi istituzionali i documenti in questione, ma una proposta nata in assenza di confronto pluralistico, senza la linfa vitale dello stretto rapporto con le esperienze di qualità in corso, non può che rappresentare il tentativo sbagliato, speriamo anche inutile, di imporre soluzioni inadeguate e non condivise.
Preoccupa che, mentre il disegno di legge delega sulla scuola del governo è ancora in discussione in Parlamento e non si prevedono tempi brevi per la sua approvazione, si proceda al elaborarne le soluzioni attuative proprio sul punto, l'anticipo, in cui il dissenso coinvolge persino settori della stessa maggioranza.
Preoccupa che, dopo una campagna elettorale del centro-destra all'insegna de "la scuola elementare non si tocca", ora, con estrema disinvoltura, se ne voglia stravolgere l'impianto, nonostante i diffusi riconoscimenti internazionali tributati al modello italiano.
Preoccupa, infine, il merito di questi documenti.
Il documento "Indicazioni Nazionali per i piani Personalizzati delle Attività educative nelle scuole dell’infanzia" ci appare un grande passo indietro rispetto all'idea di scuola dell’infanzia "primo anello" del sistema formativo e al diritto dei bambini ad avere una formazione di qualità.
Negli ultimi anni con gran fatica e scarse risorse lo sviluppo della scuola dell’infanzia è continuato. I progetti denominati Ascanio e Alice hanno prodotto cultura pedagogica che non deve e non può essere sottaciuta. La scuola dell’infanzia italiana è stata recentemente consultata (aprile 1999) per sapere cosa ne pensa circa il suo stato di salute. Le scuole dell’infanzia degli enti locali, paritarie, statali – queste ultime in ragione del 96% dell’esistente - , sono intervenute affermando che gli Orientamenti ’91 sono tuttora un valido documento e che, semmai, devono essere individuati standard organizzativi e date risorse per renderli attuabili ovunque, perché tutti i bambini e le bambine hanno diritto ad una scuola dell’infanzia di qualità. Questo documento invece, nel suo complesso, ignora il percorso evolutivo compiuto e per questo finisce per banalizzare il ruolo svolto dalla scuola dell’infanzia rispetto allo sviluppo di apprendimenti per i bambini dai tre ai sei anni.
Il documento sulla scuola elementare ignora 12 anni di dibattito e verifica di attuazione della riforma, oltre ai circa 20 di esperienze ed elaborazione della riforma, riproponendo il maestro prevalente al posto del gruppo docente: una vecchia idea del Ministro Falcucci (il cosiddetto modello costellato) già ampiamente battuta sul campo ai tempi dell'approvazione della riforma e non riapparsa né durante l'ampia verifica dell'attuazione della riforma, né nelle iniziative delle scuole autonome.
Emerge da questi documenti la volontà di imporre dal centro modelli di organizzazione didattica, annullando la recente conquista dell'autonomia didattica, organizzativa e curricolare.
Altrettanto chiaro è il disegno di individuare un tempo scuola obbligatorio minimo, inferiore al curricolo nazionale rivolto a tutti, per affidare alle famiglie che possono permetterselo una parte del percorso formativo, oggi di competenza della scuola, utilizzando offerte formative esterne. Per le famiglie povere, economicamente e culturalmente, rimarrebbe un servizio pubblico residuale, con meno risorse e opportunità.
Questi sono i tratti principali che emergono da un primo approccio alle proposte elaborate dalle commissioni. Naturalmente dovremo approfondire la lettura e l'analisi alla ricerca di tutti gli aspetti di queste elaborazioni, dei punti di debolezza e dei punti di forza, anche se è innegabile che ad oggi ci appaiono prevalere gli elementi di restaurazione e destrutturazione.
È necessario informare, conoscere, discutere, elaborare, proporre.
Per questo pubblichiamo il documento relativo ai nuovi indirizzi per i piani personalizzati nella scuola dell'infanzia e, i nuovi programmi della scuola elementare.
Roma, 29 luglio 2002

Dichiarazione stampa di DANIELA COLTURANI
Segretario Generale Cisl Scuola
Esprimiamo profondo dissenso oltre che incredulità e sconcerto per il proposito del MIUR - appreso dalla stampa e maturato quindi al di fuori di qualsiasi preventiva informativa alle parti sociali - di promuovere e sostenere una sperimentazione nazionale che di fatto anticiperebbe fin dal prossimo anno scolastico l'attuazione della riforma, tuttora oggetto di un dibattito parlamentare difficile e controverso.
Seguivamo e seguiamo con attenzione e interesse lo sviluppo di questo dibattito presso la 7ª Commissione Permanente del Senato, auspicando che si potesse pervenire a scelte condivise e sostenute dal più ampio consenso, convinti come siamo che la riforma del sistema scolastico e formativo - dispiegando i suoi effetti su più legislature - non può essere oggetto di automatiche revisioni ad ogni eventuale cambio di maggioranza.
La scuola non tollera l'ossessiva riproposizione di "punto e a capo".
Aggirare la sovranità del Parlamento attraverso una iniziativa sperimentale che, peraltro, fa anche riferimento ad un ordine del giorno che ci risulta ancora non votato in Commissione, configura a nostro avviso una forzatura politico-istituzionale che rischia di compromettere qualsiasi possibilità di ulteriore dialogo tra le forze politiche.
Esiste inoltre un oggettivo problema di tempi.
Non ci sembra ragionevole proporre un'iniziativa sperimentale in un periodo che coincide con la chiusura delle scuole.
I Collegi dei docenti non possono essere chiamati a decidere - con la necessaria responsabilità professionale solo ai primi di settembre e con pochissimi giorni a disposizione prima dell'avvio delle lezioni - un nuovo assetto organizzativo e funzionale delle sezioni e delle classi che comporta anche una redistribuzione dei carichi di lavoro individuali e delle responsabilità pedagogiche, metodologiche e didattiche di ciascun docente.
Altrettanto vale per la predisposizione da parte degli Enti Locali dei servizi di supporto organizzativo e funzionale.
In sostanza, un'iniziativa che riteniamo inaccettabile sotto il profilo del metodo, destinata ad acuire difficoltà, preoccupazioni e disagi di cui le scuole non hanno in questo momento certamente bisogno.
Roma, 30 luglio 2002

Di Menna:
Sperimentazioni decise ad agosto per settembre:‘Un bel pasticcio’
Occorre un incontro chiarificatore con il ministro
La Uil Scuola conferma la propria contrarietà ad introdurre - nel mese di agosto per settembre - innovazioni che dovrebbero produrre effetti nel prossimo anno scolastico.
Per poter sperimentare occorre - spiega il segretario generale della Uil Scuola - conoscere, approfondire, discutere, progettare, avere certezze di risorse e di strutture e questo - puntualizza Di Menna - richiede tempo.
I tempi della scuola - sottolinea Massimo Di Menna - vanno rispettati.
Non è possibile per le scuole, per gli insegnanti, per le stesse famiglie affrontare il prossimo avvio di anno scolastico in questa incertezza.
La Uil Scuola - precisa il segretario generale della Uil Scuola - sollecita un incontro chiarificatore con il ministro.
LA UIL SCUOLA SUI PROTOCOLLI DI INTESA CON LE REGIONI.
La UIL Scuola esprime un giudizio negativo sui "protocolli di intesa" tra Ministero dell’Istruzione e Regioni, perché introducono elementi di burocratismo e neo-centralismo in capo alle Regioni, dimenticando che la riforma del titolo V della Costituzione ha sancito e tutelato il ruolo delle scuole dell’autonomia.
In particolare l’articolo 5 dei Protocolli - peraltro assolutamente identici pur riferendosi a contesti socio-ecomici molto differenziati - per la UIL Scuola risulta in contrasto con la vigente legislazione laddove affida ai corsi di formazione professionale l’assolvimento dell’obbligo scolastico, senza prevedere l’integrazione tra i due percorsi ed ignorando che la legge mette in capo alle scuole la predisposizione della sperimentazione.
La UIL Scuola ritiene che debbano essere attivati confronti con le Direzioni regionali e le Regioni coinvolte, al fine di realizzare l’attuazione di processi integrati, con convenzioni in capo alle istituzioni scolastiche con i centri di formazione professionale, prevedendo un ruolo della scuola nella progettazione, il possibile supporto e la verifica dei percorsi attuati.
Tale sollecitazione della UIL Scuola si può concretizzare in coordinamenti inter-istituzionali che individuino le scuole per le convenzioni. In tal modo si rispetterebbe il decreto n. 323 del 9 agosto 1999 in attuazione della legge n. 9 e si favorirebbe il recupero della dispersione scolastica.
La scelta diretta di assolvimento dell’obbligo scolastico presso i centri di formazione professionale, al di fuori di questa integrazione scuola-formazione professionale, sarebbe illegittima, in quanto non prevista da alcune legge esistente.
Roma, 31 luglio 2002

COMUNICATO STAMPA
GILDA: SPERIMENTAZIONE DELLA RIFORMA – ERRORE TECNICO E POLITICO
Le intenzioni riformatrici del Ministro dell’Istruzione si sono finora arenate quando dalle dichiarazioni di principio sono stati tentati i passaggi operativi. Succederà la stessa cosa con l’annunciato decreto sulla sperimentazione della Riforma.
Intanto il ministro dovrà acquisire il parere del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, passaggio niente affatto scontato e che non può essere aggirato senza una ulteriore gaffe istituzionale.
Le scuole sono chiuse e non potranno convocare gli Organi collegiali per le prescritte programmazioni se non a settembre, dopodiché si dovrebbero attivare le sinergie con gli Enti locali, solo successivamente a questi passaggi si potranno riaprire i termini delle iscrizioni, valutarle, modificare gli organici assumendo altro personale, naturalmente precario; agli inizi di novembre è probabile che qualche scuola riesca far partire la sperimentazione.
Ma anche ammettendo che tutti questi dettagli tecnici possano essere superabili, restano gli aspetti didattici e quelli più generali dell’opportunità politica e culturale di una sperimentazione troppo frettolosa.
Le problematiche di natura didattico pedagogica che interverranno nelle classi “anticipate” sono serie e presuppongono la messa a disposizione dei docenti di una serie di strumenti di riferimento teorici ed operativi che vanno forniti con un aggiornamento approfondito, che oggi non esiste nemmeno sulla carta.
Con queste premesse ipotizzare un fallimento della sperimentazione è abbastanza facile, ciò che è intollerabile è che questa nostra martoriata scuola continui ad essere luogo di scorribande pedagogiche e di inutili prove sulle pelle degli alunni e dei docenti. Sarebbe tempo di lavorare tutti ad un progetto di riforma che duri più a lungo dei mandati dei ministri.
ROMA, 31-07-2002
Il Coordinatore Nazionale

 


 







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