ULTIMI (INUTILI) ESAMI FATTI IN CASA, DAL 2007 SI TORNA AI COMMISSARI ESTERNI
Data: Marted́, 20 giugno 2006 ore 00:15:00 CEST
Argomento: Opinioni


Ultimi (inutili) esami fatti in casa.

Dal 2007 tornano i commissari esterni e la prova perderà quel sapore
 autoreferenziale che deriva da giudizi espressi soltanto dai docenti della scuola

di Gaspare Barbiellini Amidei, Il Corriere della Sera del 19/6/2006

 

Questo è finalmente l’ultimo anno degli esami di Stato fatti in casa (e perfezionati clandestinamente via Internet). Dal 2007 tornano i commissari esterni e la prova perderà quel sapore autoreferenziale che deriva da giudizi espressi soltanto dai docenti della scuola. Voti e promozioni finora vengono decisi dagli stessi professori che hanno preparato i ragazzi. Questa caratteristica non fornisce davvero spunti di inasprita selettività a una esperienza che in mezzo secolo è passata dal 71% di promossi dell’anno 1950-1951 al 97% dell’anno 2004-2005. A sua volta promossa in aprile con voti assai stretti, la nuova maggioranza governativa aveva annunciato il ritorno a commissioni non interne. Ma ci vorrà un anno per la correzione del meccanismo, che non rimuoverà del resto la sensazione di fondo: la inutilità dell’intera baracca di stress e di fatica. Per non dire degli interminabili maneggi di piccolo spionaggio telematico che accompagnano le prove scritte. Purtroppo, in epoca di cancellazioni, sembrerebbe impossibile far a meno del rito della (ex) maturità. Infatti, fra tocchi e ritocchi alla Costituzione, quasi sempre improvvidi, nessuno osa invece abolire quel superato comma 5 dell’articolo 33 della Carta che inchioda la carriera scolastica al rudere dell’esame di Stato. Così in famiglia fra giugno e luglio qualcuno, figli, genitori o nonni, deve ancora restare in ansia per l’unica gara della vita dalla quale escono tutti vincitori, salvo i più socialmente «sfigati», cioè i poveri privatisti. Rispetto agli anni scorsi non si registra quindi nessuna vera novità, salvo l’accentuarsi della irrefrenabile scopiazzatura elettronica. La tecnologia in miniatura rende ardui i controlli e favorisce i ladri di prove scritte, che trovano in Rete o nella collaborazione telematica di compagni e familiari il modo di arrangiarsi.

Cambieranno forse alcuni riferimenti culturali o alcuni umori nella scelta degli argomenti proposti ai candidati: ci sono infatti esperti di nuovo conio, chiamati a suggerire al ministro titoli e temi. I commentatori di Tv e giornali giudicheranno, cercheranno errori, originalità e ovvietà, secondo copione. Senza enfasi: l’avvenimento sta perdendo appeal mediatico. Anche se perfino nelle minute varianti il rito continua ad appartenere all’immaginario collettivo. In sé e per sé il nodo resterebbe importante: si tratta di valutare competenze e attitudini di una generazione. Non sapendo che cosa fare o essendo divisi sul fare, si slitta, come è nazionale abitudine. La selezione e l’accertamento del merito vengono rinviati in gran parte ad altri appuntamenti, universitari o lavorativi che siano. Visto a posteriori, dall’angolazione degli atenei, il livello medio che l’esame parzialmente rinuncia a misurare, per inadeguatezza di strumenti, non risulta esaltante. Si leggano al proposito alcune ricerche recenti sulle competenze delle matricole. E poi le cifre scritte sui tabelloni finali sono opinabili. I voti sono più pesanti o più lievi secondo una bizzarra docimologia. La scienza dei giudizi talvolta si rivela qui precaria. La mappa della maturità è a pelle di leopardo, con variabili geografiche oppure soltanto urbanistiche: cambia il senso di un voto addirittura da quartiere a quartiere. Poi sulla carta del diploma le cifre sembrano tutte eguali.

La riforma intendeva affidare al portfolio degli studenti, alle valutazioni biennali e alla utilizzazione dei tutor il compito di uscire dal formalismo inconcludente degli esami. Si sperava di trasferire nella continuità della esperienza (insegnamento-apprendimento-giudizio) il nocciolo della questione del merito e della maturità. Ora ci si avvia invece a smontare per prendere poi altre strade o ritornare a passati meccanismi. È tutto da vedere. Resta auspicabile un veloce e non ideologico censimento di ciò che nel frattempo i diversi istituti hanno tecnicamente acquisito e sarebbe quindi in ogni caso utilizzabile. Pur fra tante polemiche c’è stato un grande sforzo dei docenti da non disperdere. Positivo è stato quasi sempre il contributo dell’autonomia, sinonimo di fatica di gruppo e di buona volontà di singoli. Per ora, nei giorni degli inutili ma costituzionalmente indispensabili esami, ai ragazzi un’avvertenza duplice: l’ansia nuoce alla salute. E il taroccamento telematico nuoce alla moralità. È un furto all’intelligenza altrui. L’Europa aspetta giovani dotati di forti competenze, non furbastri per quiz televisivi.
 






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