C'E' CHI PENSA CHE NELLA SCUOLA SI DOVREBBE BOCCIARE DI PIU'...
Data: Marted́, 20 giugno 2006 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


C'è chi pensa che nella scuola italiana si dovrebbe bocciare ...

  19 giugno 2006 - Corriere
C'è chi pensa che nella scuola italiana si dovrebbe bocciare di più: coloro i quali sposano questa tesi spesso rimpiangono il passato, quando la selezione era dura e pura, i ragazzi rigavano diritto e, se sbagliavano, pagavano pegno senza fiatare

Altri, molto più lucidamente, considerano la bocciatura una sconfitta che chiama in causa tante parti: insieme allo scolaro, su cui si concentra la responsabilità maggiore, dovrebbero sentirne il peso gli insegnanti, la famiglia e l’intero sistema educativo. Se i ragazzi, vedendo il loro nome fra i respinti, spaccano con un pugno la bacheca dove sono esposti i quadri, com’è accaduto al liceo Albertelli, qualcosa non ha funzionato a dovere.


Ecco perché i risultati che cominciano ad emergere dagli ultimi scrutini meritano attenzione. Nei principali licei romani, dal Tasso al Giulio Cesare, dal Plinio al Morgagni, dal Righi al Mamiani, aumentano le bocciature in rapporto allo scorso anno, e anche gli abbandoni, specialmente nel biennio. Potremmo pensare, come fanno diversi presidi, che la fuga dagli istituti tecnici, una tendenza quasi inarrestabile nella realtà capitolina, frutto della devastante politica ministeriale, tesa a svalutare di fatto la formazione professionale, abbia prodotto questa conseguenza, orientando verso i licei anche quei giovani privi di attitudine allo studio teorico.

Sarebbe interessante conoscere quanti, fra i bocciati, sono di madrelingua straniera: a questi ultimi l’apprendimento nelle medie superiori riesce più difficile che ai coetanei italiani; perciò, anche se Roma è all’avanguardia nelle sperimentazioni tese a favorire l’inserimento degli scolari extracomunitari nel gruppo classe, non dovremmo sorprenderci di scoprire che qualcuno di loro è incappato nell’insuccesso.

Insieme a queste ragioni diciamo congiunturali, forse ne esiste un’altra di più ampio respiro. Da tempo lo scarto anagrafico fra docenti e allievi cresce in progressione geometrica. Chi sta in cattedra è sempre più anziano: proprio nella nostra città abbiamo avuto quest’anno un grandissimo numero di richieste di pensionamento. I ragazzi oggi sono assai meno scolarizzati di una volta: hanno forme cognitive inedite, creatività speciali, percezioni più rapide e fuggevoli. Intercettarne l’attenzione comporta un notevole dispendio d'energie: vedremo il prossimo anno se con il rinnovamento dei docenti andrà meglio.







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