Navigando nella Storia del Novecento - Corso interattivo di Repubblica.it
Data: Venerd́, 16 giugno 2006 ore 12:20:35 CEST
Argomento: Comunicati


All'inizio fu il libro, la memoria, la parola con la capacità di sintesi per raccontare il mondo e la sua storia. Oggi al testo si è sostituito il video di un computer. E la rete, che funziona come l'enorme contenitore del sapere. Una sorta di mondo parallelo e digitale che si sovrappone alla conoscenza per come l'abbiamo sempre utilizzata e applicata. Questo è il fine del progetto partito dalla Fondazione per la Scuola, creata dalla Compagnia di San Paolo di Torino, insieme al sociologo Luciano Gallino. 220 pagine di testo, oltre 500 immagini, un'incalcolabile serie di contributi sonori e 4mila link che aiutano a entrare nella storia del secolo senza muoversi da casa.  "L'obiettivo - spiega Lorenzo Caselli, presidente della Fondazione - è quello di sostenere le scuole italiane nel difficile cammino dell'autonomia e rappresenta un contributo per aiutare gli studenti a leggere criticamente ciò che del passato è incorporato nei fenomeni che ci circodano e, allo stesso tempo, a rendere più esplicito il legame tra storia e identità collettiva" ...

da Repubblica.it

di MARCO SARNO 

Questa è la storia di una sfida che comincia cinque anni fa nelle aule di un'università - quella di Torino - dove il sociologo Luciano Gallino, considerato uno dei maggiori esperti nello studio del rapporto tra nuove tecnologie e formazione, getta con i suoi collaboratori le basi per rileggere i fatti del mondo. La materia è la storia, una delle disciplina scolastiche considerate - a torto o a ragione - tra le più ostiche soprattutto per i giovani. Forse complice l'eccessivo nozionismo che ne ha spesso condizionato l'apprendimento. Molta fiducia nelle fonti ma anche scarse possibilità di verificarle se non facendo affidamento a quelle contenute proprio nel libro o nel manuale adottato a scuola.

Eppure la "memoria" è necessaria a costruire e interpretare gli eventi. A renderci partecipi dei mutamenti della società. Nasce così il corso on line di Storia del Novecento: 1914-1989 che adesso è a disposizione di tutti su Repubblica.it nel portale Scuola&giovani.

Un'alternativa che risponde a una duplice necessità: integrare la conoscenza e aprire nuove frontiere nel campo dell'insegnamento. Uno sforzo di innovazione per docenti e studenti. Non siamo ancora al villaggio della conoscenza globale, ma poco ci manca.

"Naturalmente - spiega Luciano Gallino - internet è in grado di fornire una immensa quantità di materiali. Un mare di conoscenze, suggestioni e prospettive di indagine che sarebbe impossibile condensare in un manuale e che, rispetto a un libro, è assai più difficile manipolare a fini politici. Come si vede le implicazioni sono tantissime, ma quello che mi preme sottolineare, è la vocazione didattica dell'iniziativa"

A cosa si riferisce?
"All'uso che ne potranno fare gli insegnanti. Diamo loro la possibilità di accedere alla storia dalla porta principale. Potranno approfondire temi e allargare gli orizzonti utilizzando materiali originali. E il tutto avviene in termpo reale: i documenti richiamati dal web compaiono sullo schermo e possono provenire da un dipartimento di storia, un centro di ricerca o un archivio di differenti Paesi. In questo modo, in pochi minuti si può illustrare un tema, per tornare da dove si era partiti".

Tutto ciò implica un cambiamento di prospettive soprattutto nel modo di insegnare la materia da parte dei docenti?
"L'intenzione è costruire percorsi solidi. Ma per farlo è ovvio che non ci si può limitare solo alla rete. Questo è il passaggio successivo. Lo sviluppo di un corso multimediale non può essere un manuale di altro genere, ma una proposta di temi che nei libri trovano per forza di cose uno spazio limitato. L'aggiornamento degli insegnanti è propedeutico a questo. Il lavoro comincia innanzitutto in classe. Il ruolo a cui sono chiamati rimane centrale nel processo formativo".

Ad esempio?
"Il professore, per come lo abbiamo conosciuto, avrà sempre meno il compito di insegnare nel senso tradizionale del termine, ma assumerà in sè sempre quello di guida, di consigliere. Aiuterà gli studenti a muoversi con intelligenza in questo universo telematico fatto di grafiche testuali e musicali che i new media mettono a disposizione. Da questo punto di vista occorrerà uno sviluppo di nuove abilità da parte loro e una cognizione diversa del ruolo. Tocca a loro far emergere il particolare orientamento di un testo o sito web. Così come i contributi che i suoi contenuti possono dare ad una visione equilibrata di un evento o di un periodo".

E gli studenti?
"Lo sviluppo di questo sistema prevede che abbiano a disposizione 'classi elettroniche' nelle quali muoversi a loro piacimento. Naturalmente quando sono in difficoltà, quando hanno dei problemi, devono avere sempre la possibilità di tener vivo il rapporto con il docente".

Questo scenario presuppone una scuola che sia al passo con i tempi. Le pare che i presupposti ci siano?
"E' inevitabile che ciò accada. Per quanto riguarda l'esperienza del corso di cui parliamo direi che siamo sulla strada giusta. Abbiamo testato il "Corso di storia del Novecento" su centinaia di insegnanti e la risposta è stata più che positiva. Vero anche che in qualche caso alcuni di loro sono apparsi disorientati, ma è anche questo un passaggio previsto. D'altronde a fronte di uno sviluppo del genere penso che siano più i vantaggi che gli svantaggi. Lo ripeto, l'accesso primario alle fonti è fondamentale per tutti".

Gli storici tuttavia sembrano ancora riluttanti a scrivere su internet. Sarà anche perchè temono possa cambiare il concetto di autorità accademica di cui si sentono in qualche modo depositari?
"In effetti è così. L'autorevolezza fa decisamente un passo indietro. La pagina scritta del libro fa i conti con l'escursione di numerosissimi dipartimenti storici sparsi nel mondo. Quello che qui però interessa è fornire in tempo reale una quantità di informazioni per le quali prima erano necessari giorni o settimane. Ora con un clic si può interagire con parti di conoscenza custodite in un altrove prima inimmaginabile. Il timore degli accademici? Non so, penso però che se ci espone al mondo si rischia...".

Il pericolo delle nuove tecnologie: le troppe informazioni non pregiudicano il rischio di perdere le capacità critiche?
"Credo che l'eccesso di informazioni sarà limitato dall'adattamento tecnologico. Su internet se non si è abili si rischia di avere informazioni in quantità industriale, superiori all'effettiva utilità. Il mezzo va usato con intelligenza. Ma nel caso del corso di storia del Novecento questo problema non sussiste".

L'uso del computer come ha cambiato il lavoro del sociologo Luciano Gallino?
"I computer li ho visti nascere quando lavoravo all'Olivetti. Penso che per chi lavora o studia sia necessario poter godere di una visione di mondo magari non di 360 gradi, ma neppure di 15. Cosa è cambiato? Passo meno ore in biblioteca e magari è un bene, e viaggio meno per le consultazioni. Certo però quando mi capitava di trascorre giornate intere a Monaco o al British Museum... Bello e faticoso, ma quelli erano altri tempi".
16 giugno 2006

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