CARO FIORONI, LA SCUOLA TI GUARDA
Data: Mercoledì, 31 maggio 2006 ore 00:17:48 CEST
Argomento: Opinioni


Caro Fioroni, la scuola ti guarda

 di Marina Boscaino

 Per fortuna c'è il programma, che da p. 227 a p. 234 illustra - con apprezzabile chiarezza, sebbene in linea necessariamente generale - i presupposti e gli intenti politici della coalizione in materia di istruzione; un tema che - come fu detto all'epoca della pubblicazione - ha fatto registrare un accordo pressoché immediato tra i partiti dell'Unione.
 Carta canta e la cautela è d'obbligo, al momento non ci sono motivi per dubitare della sincerità delle prime dichiarazioni che il nuovo ministro dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni, ha rilasciato: «Le due cose che mi stanno più a cuore - ha detto in un'intervista -: ridare il doveroso prestigio agli insegnanti e rilanciare il ruolo della scuola pubblica»; per poi aggiungere qualche giorno fa a Barbiana: «La scuola è di tutti e per tutti. No all'esclusione»; ed è pur vero che i 5 anni appena trascorsi sono stati per la scuola italiana un lunghissimo incubo.
 Per tutti questi motivi mi limito a registrare sottovoce - pronta e, anzi, desiderosa di ricredermi quanto prima anche rispetto a queste iniziali impressioni - il disorientamento, la sorpresa e, diciamolo, la delusione di una parte consistente del mondo della scuola per la nomina di Giuseppe Fioroni a ministro dell'Istruzione.
 Soprassediamo sulla realizzazione di quella che Andrea Ranieri ha definito una «malaugurata» ipotesi: la separazione dei Miur in due ministeri distinti. E parliamo delle aspettative di tanti lavoratori della scuola. Sono stati 5 anni - per me e per tanti come me - di impegno, tempo, energie, proposte operative, speranze profusi nella difesa di quello che riteniamo un bene primario della nostra società: la scuola pubblica. Abbiamo cercato di resistere contro gli attacchi implacabili e a fortissimo impianto ideologico di una controriforma, quella della Moratti, che ha impoverito, banalizzato, mercificato la scuola italiana, mortificato studenti e lavoratori, sacrificato soldi pubblici per oliare un meccanismo massmediatico che facesse da cassa di risonanza all'operazione di creare - di fatto - un sistema di serie A e uno di serie B; che ha sottratto, inoltre, ulteriori somme dall'esiguo fondo destinato alla scuola per «risarcire» coloro che hanno preferito la scuola privata.
 Sono stati anni in cui una parte della società civile, su molti fronti latitante, ha ritenuto di dover intervenire massicciamente, con convinzione, proprio in difesa della scuola pubblica, organizzando un significativo movimento di opposizione nazionale ai tempi del decreto sulla scuola primaria.
 Credevamo francamente di aver meritato sul campo una maggiore attenzione. Che la centralità del tema della conoscenza e della formazione, assunta come premessa dall'Unione, indirizzasse la scelta del Ministro su una personalità dotata di competenze specifiche in tali ambiti.
 D'accordo, ci sono il viceministro e i sottosegretari. Ma sfugge il senso e la necessità di individuare proprio un ministro nei cui interventi precedenti alla nomina non c'è traccia di impegno e interesse relativi alla scuola; fatta salva la puntualizzazione della propria adesione ad una visione integrata del sistema scolastico, che garantisca pluralità e pari opportunità e doveri a scuola pubblica e privata.
 Non entriamo nel merito delle posizioni del neoministro su Pacs, aborto, divorzio breve - tematiche che non riguardano direttamente la scuola, ma che tuttavia individuano un concetto di laicità che, invece, con la scuola e l'insegnamento c'entra moltissimo.
 Non entriamo nemmeno nel merito del presunto legame con la Cei, né della corrente di appartenenza di Fioroni ai tempi della Dc.
 Riflettiamo piuttosto sul senso di una scelta, che ha lasciato disorientati e delusi tanti lavoratori della scuola. Affievolendo la ventata di ottimismo che il tanto auspicato allontanamento della Moratti aveva prodotto. E ovviamente allertando l'attenzione dei lavoratori della scuola e della società civile su quelle che saranno le proposte e le scelte del ministro in tema di parità.
 Andiamo avanti. Abbiamo chiesto e chiediamo in tanti, in tantissimi, l'abrogazione della legge Moratti. È di questi giorni un appello del tavolo «Fermiamo la Moratti» - cui hanno aderito, tra gli altri, Edoardo Sanguineti, Benedetto Vertecchi, Sandro Portelli, Marcello Cini - che reclama il ritiro immediato del decreto legislativo sul secondo ciclo, che separa i licei dalla formazione professionale. Una norma talmente ingestibile e inapplicabile immediatamente che il governo Berlusconi fu costretto a spostarne la decorrenza al 2007.
 Già dal prossimo anno, però, i contenuti di quel decreto, se non fosse immediatamente sospeso, dovrebbero interessare l'attività di orientamento che le scuole superiori svolgono presso gli alunni della terza media. Ci auguriamo che almeno questa richiesta venga accolta, dal momento che ci è stato spiegato da molte voci che l'abrogazione della controriforma Moratti è inopportuna, poiché non si può sottoporre la scuola ad un grande cambiamento ogni cinque anni.
 Sarebbe facile rispondere a questa obiezione che l'operazione della Moratti si è concretizzata prevalentemente in un'intenzione - pessima - di riforma; poiché gran parte delle sue disposizioni sono state «bocciate», attraverso le forme previste dagli organi collegiali e dall'autonomia, sui quali il ministro-panzer non ha avuto fortunatamente tempo di intervenire.
 La mancanza di investimenti, poi, ha reso possibili prevalentemente i tagli che il Governo Berlusconi aveva pianificato. Ma non ha reso operativi tanti provvedimenti ripetuti e pubblicizzati (nel delirio di dichiarazioni e proclami del quinquennio passato); interventi potenzialmente pericolosi e - là dove applicati - restrittivi e lesivi in primo luogo delle pari opportunità per tutti gli studenti italiani; ma comunque meno concreti di quanto le parole volessero fare intendere.
 Insomma, un grande punto interrogativo, una legittima perplessità e alcune emergenze immediate caratterizzano lo stato d'animo di molti lavoratori della scuola oggi. In attesa di sviluppi della situazione che diano risposta alle nostre domande e fughino le nostre riserve, continuiamo ad affidarci fiduciosamente alle parole del programma.
 Un programma che - occorre dirlo - individua concretamente i punti della legge Moratti su cui il centrosinistra ha programmato il proprio intervento di cancellazione.
 Un programma che, speriamo, costituisca in via permanente la base della politica del nuovo ministro: «Investire sui giovani è la scelta della nuova Italia. È infatti nella scuola che si forma la cittadinanza. Qui tutti crescono insieme, qui si costruisce la Repubblica, qui si gettano le fondamenta di un'etica pubblica laica e condivisa, rispettosa delle scelte, delle fedi, delle convinzioni di ognuna e di ognuno. La scuola è una garanzia per la democrazia. È indispensabile rifondarne il ruolo pubblico, valorizzare la professionalità e l'autorevolezza degli insegnanti».


Nota: Unità 30 maggio 2006






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