Mosca: «Sodoma non passerą!», scandivano gli anti-gay, in testa le vecchiette con le icone e qualche pope.
Data: Domenica, 28 maggio 2006 ore 18:01:48 CEST
Argomento: Recensioni


In risposta al niet categorico del sanguigno sindaco Iuri Luzhkov, che considera «moralmente inammissibile» una marcia di gente vogliosa di «mostrare a tutti le proprie deviazioni nella sfera della vita e del sesso», Alekseiev ha optato senza molto successo su due eventi alternativi, resi noti a bruciapelo ieri mattina: una deposizione di fiori sulla Tomba del milite ignoto sotto le mura del Cremlino e un «presidio» davanti alla sede del municipio, vicino alla statua di Iuri Dolgoruki (il fondatore di Mosca).
Il capopopolo dei «goluboi» (letteralmente azzurro, così vengono chiamati i gay in Russia) non è riuscito però a portare in piazza più di duecento seguaci e la Tomba del milite ignoto nel Giardino Alessandro non l'ha vista nemmeno da lontano.
L'hanno arrestato appena ha messo piede nel parco. Mentre lo trascinavano via, con sullo sfondo gli estremisti di destra e i fondamentalisti ortodossi che gridavano rabbiosamente in coro «Sodoma non passerà!», «Mosca non è Sodoma!», «Sodoma, via da Mosca!», ha dato prova di un incredibile ottimismo: ha detto ai giornalisti che considera gli accadimenti di ieri «una grande vittoria».
La polizia – presente in forza, con ben 1.700 agenti, compresi 700 dei reparti speciali, gli Omon – aveva sigillato tutta l'area attorno alla Tomba del milite ignoto e nel complesso ha fermato almeno centoventi attivisti omosessuali, portati in commissariato e denunciati per «partecipazione a manifestazione non autorizzata».
Al secondo evento, il raduno davanti al municipio sulla centralissima strada Tverskaia, si sono presentati di fatto soltanto i sostenitori dello sparutissimo movimento gay russo arrivati apposta dagli Stati Uniti e da molti Paesi europei. Non mancavano gli italiani di Arcigay, presenti con il presidente nazionale Sergio Lo Giudice e il responsabile esteri, Renato Sabbadini.
La polizia – intervenuta con vigore quando alcuni attivisti gay hanno fatto esplodere un paio di rumorosi e fumosi petardi davanti alla sede della Duma, la Camera bassa del Parlamento – ha evitato per poco il peggio: ha bloccato nella vicinissima Bolshaia Dmitrovka, facendo cordone, centocinquanta picchiatori dell'estrema destra politica e religiosa che volevano a tutti i costi confluire sulla piazzetta davanti al municipio, prendere a botte i «peccatori gay» e «stoppare allo stadio iniziale la corruzione».
Tempo un'ora e in una Mosca battuta dalla pioggia e da forti raffiche di vento gli agenti hanno allontanato dalla statua di Iuri Dolgoruki i disorientati attivisti gay stranieri, convinti dopo le disavventure di ieri che ci vorranno ancora molti anni prima di celebrare all'ombra del Cremlino una Gay Parade sulla falsariga di quelle di Berlino, Roma o Parigi.
 







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