da
Repubblica
Giovedì, 25 Maggio 2006
Università, subito laureati boom di dottori a 23 anni
IL RAPPORTO
MARIO REGGIO
ROMA - Laureati a 24 anni e più della metà addirittura prima di averne compiuti
23. Aumenta la frequenza degli studenti alle lezioni. Cresce la conoscenza della
lingua inglese. Sale la soddisfazione per la scelta del percorso di studi. E
crolla il numero dei fuori corso. Il primo bilancio reale della riforma
universitaria e relativa a 50 mila laureati post riforma, partita nel 2001 e
meglio conosciuta come quella del 3 più 2, smentisce le "cassandre" che in
questi anni si sono esercitate in un sistematico gioco al massacro. I risultati
dell´VIII Profilo dei laureati 2005, messo a punto da Almaurea, che verrà
presentato oggi all´università di Verona, parlano chiaro. Certo non mancano i
problemi. Se è vero che fino a quattro anni fa l´età media della laurea era
bloccata a 28 anni ed il numero dei "fuori corso" si avvicinava all´80 per cento
degli iscritti, l´endemico fenomeno degli iscritti oltre il termine previsto per
il corso di laurea triennale non è stato cancellato. Un terzo degli studenti
"figli della riforma" non ha ancora ottenuto la laurea. Rimane molto elevato il
numero dei giovani, oltre il 68 per cento, che vuole continuare gli studi
iscrivendosi al biennio della laurea "specialistica". E questo potrebbe voler
dire che il mercato del lavoro non è in grado di assorbirli in tempi rapidi. «Si
è detto che le imprese non apprezzano i laureati di primo livello, ma sino ad
ora non li hanno conosciuti - commenta il professor Andrea Cammelli, presidente
di Almalaurea - i primi laureati dell´università riformata sono usciti
nell´estate del 2004 e in larghissima maggioranza hanno proseguito per la
successiva laurea specialistica che stanno portando a termine nel migliore dei
casi solo in questi mesi».
Eppure una parte dei docenti assieme ad un certo numero di studenti invocano il
ritorno al vecchio ordinamento. «La mia sensazione è che ci sia una correlazione
molto forte tra il parere della comunità accademica delle singole aree
disciplinari - commenta Andrea Cammelli - e la percezione degli studenti. E se
questo è negativo e viene riportato in aula è probabile che abbia influenzato i
giovani».