1. LA SOCIETA’ DELLA CONOSCENZA
L’istruzione, il possesso delle conoscenze, l’acquisizione delle competenze non rappresentano soltanto un’esigenza di crescita culturale e civile dei cittadini, ma sono ormai aspetto determinante per le opportunità di sviluppo socio-economico, di competitività, di coesione sociale.
L’Europa punta per vincere la sfida della competizione globale a innovare, a modernizzare, a far crescere, in termini di qualità e quantità, i livelli di istruzione delle popolazioni.
In tale contesto la società della conoscenza è centralità dei saperi; la nuova ricchezza è il sapere.
La scuola acquisisce quindi centralità nel contesto sociale e politico, ma nel contempo è spinta verso l’innovazione, la modernizzazione, il cambiamento di metodi e ruolo.
E’ una scuola che deve essere “l’avanguardia”, la regolazione, lo “strumento” di selezione e decodificazione degli innumerevoli messaggi formativi ed informativi dai media ad internet. Una scuola non semplice trasmissione, quindi non uguale a sé stessa, ma in grado di personalizzare l’insegnamento e favorire crescita e apprendimento per tutti.
La multiculturalità, la complessità sociale determinano spesso le criticità del sistema scuola, e ne richiedono i cambiamenti.
2. IL COORDINAMENTO DELLE POLITICHE EUROPEE
Esiste ancora la possibilità di una politica scolastica esclusivamente nazionale? Gli obiettivi, come avvenuto a Lisbona e Nizza, vengono definiti a livello europeo,tra gli Stati membri; gli strumenti e gli ordinamenti scolastici sono molto differenziati; così come sono differenziate le tecniche educative e didattiche, e la organizzazione delle attività.
Questa complessità crea molti problemi in merito a diverse variabili: Certificazione delle competenze; Sistemi valutativi; Spendibilità dei titoli; Acquisizione delle competenze; Riconoscimento professionale del lavoro; Assetti retributivi
La scelta deve essere quella di contestualizzare agli obiettivi europei, le scelte del sistema italiano, valorizzandone gli elementi positivi, ma accettando la sfida su quelli meno positivi.
Pensiamo sia sbagliato omologare, senza tra l’altro avere un modello di riferimento.
3. LE RIFORME POSSIBILI
Dopo l’esperienza delle riforme omnicomprensive, così dette dell’intero ordinamento, sono stati raggiunti i seguenti esiti:
1) Separatezza e contrarietà tra decisione politica e personale coinvolto nei processi
2) Preoccupazione per le riforme vissute come lontane e non positive
3) Chiusura conservatrice.
La nostra cultura riformista ci ha consentito di mantenere un solido riferimento: le riforme migliori, i cambiamenti veri sono quelli possibili, quelli che si realizzano, non quelli dichiarati, auspicati, promessi o minacciati.
Un graduale cambiamento è meglio di una radicale trasformazione progettata e non realizzata.
Tali considerazioni prescindono dal merito di singoli provvedimenti su cui la UIL Scuola ha espresso osservazioni, critiche, proposte.Per i prossimi anni, per i quali si ripresenterà centrale la questione riforma della scuola, riproponiamo la nostra via: le riforme possibili. (vedi allegati 1° ciclo e 2° ciclo)
Ciò che va detto con chiarezza è che per la UIL Scuola la riforma della scuola è ancora argomento centrale all’ordine del giorno.In tale contesto vanno definite con precisione le diverse competenze istituzionali, comprese quelle regionali.
4. SISTEMA NAZIONALE DI ISTRUZIONE. LA SFIDA PER UNA SCUOLA LAICA.
La scelta di sostenere con determinazione il carattere nazionale del sistema di istruzione, deriva da una considerazione di carattere storico. La scuola italiana ha accompagnato e favorito il costituirsi della nazione Italia.
Per le stesse ragioni storiche la scuola italiana ha una forte connotazione laica; è parte dello stato laico. I grandi mutamenti hanno sicuramente attenuato il contrasto scuola laica - scuola cattolica; ormai è riconosciuto il ruolo dello Stato, attraverso la scuola autonoma in materia di offerta formativa, e il centrale ruolo della famiglia nella partecipazione alla vita scolastica e alla evidente titolarità nel processo educativo.
Non si deve arrivare a tanti sistemi scolastici quante sono le regioni, così come va superato il “pasticcio” della concorrenza di competenze.
Va affrontata invece la sfida di un vero decentramento sul governo delle modalità di funzionamento e di nuove e più certe regole, con i supporti necessari all’autonomia. Va superata la Scuola “fai da te”, senza vincoli e priva di controlli e verifiche nei modi di direzione, nei modi di funzionamento, negli esiti.
5. L’AUTONOMIA
L’autonomia deve recuperare la centralità della didattica.
Gli aspetti essenziali dell’autonomia sono rappresentati dalla progettazione dell’offerta formativa; personalizzazione dell’insegnamento; flessibilità organizzativa e didattica; autovalutazione e valutazione degli esiti. Tali aspetti determinano la centralità della didattica. Il fare scuola è l’attività che si svolge con gli alunni.
Gli elementi organizzativi, gestionali, amministrativi sono essenziali, nell’ottica del supporto alla qualità dell’insegnamento.
Tale considerazione apre una discussione sull’esigenza di una riforma degli organi di gestione della scuola.
Le attività vanno sburocratizzate; vanno previste nuove figure professionali di supporto alla progettazione; va ridefinita e rafforzata la centralità del collegio dei docenti.
Va incentivata l’attività di ricerca e di collegamento con il territorio.
Il carattere nazionale si compie con l’autonomia.
6. IL VALORE DEL LAVORO
I controversi cambiamenti degli ordinamenti hanno evidenziato quanto sia importante per un buon funzionamento della scuola il lavoro del personale docente, ata, dirigente.
E’ ormai diffusa la consapevolezza che sono bravi insegnanti a garantire una buona scuola, bravi amministrativi, tecnici e ausiliari a garantire un’efficiente gestione ed un buon funzionamento, bravi dirigenti a motivare e valorizzare le migliori risorse professionali e favorire una corretta e consapevole partecipazione da parte dei genitori e degli stessi studenti.
Il valore aggiunto del sistema di istruzione è il lavoro delle persone, l’impegno, la passione, la formazione continua. In ogni decisione politica si deve partire dal dare il giusto valore al lavoro delle persone.
Valore e ruolo sociale, riconoscimento professionale, incentivo all’impegno, riconoscimento retributivo, opportunità di carriera nella specifica funzione.
In particolare per gli insegnanti valorizzare il lavoro significa favorire opportunità di progressione, senza essere “spinti” a fare altro dall’insegnamento (direzione, gestione, etc..).
7. UN SINDACATO RIFORMISTA PER LA MODERNIZZAZIONE.
Non è rinviabile la sfida per la modernità.
I tanti cambiamenti sociali determinano cambiamenti nel sistema scolastico. La ricerca, la cultura, l’istruzione, il possesso delle conoscenze, l’ampliarsi delle competenze sono esse stesse motore del cambiamento. La scuola è insieme conseguenza del cambiamento e artefice del cambiamento. In questo ambito la rappresentanza sindacale dei lavoratori della scuola non può mai essere conservatrice. Il sindacato della scuola deve affrontare la sfida della modernità, deve favorire i cambiamenti, indirizzandoli e assicurando certezze, sicurezza, tutele vere per il personale.
Le vicende di questi anni hanno indebolito i processi riformatori condivisi.
Spesso è stata la classe politica a eludere le tante nostre proposte riformatrici.
Vanno quindi rilanciati i principi, i progetti, le proposte concrete per le riforme che saranno ancora oggetto di confronto fra il Governo e il Sindacato, avendo a premessa le garanzie in termini di stabilità e di tutela professionale per i lavoratori.
8. LE POLITICHE CONTRATTUALI
Le ragioni della scelta del comparto unico, docente e ata, sono ancora valide.
I contratti vanno divisi per specifiche aree ma in un contesto unico per i chiari intrecci tra organizzazione del lavoro didattico e quello relativo al funzionamento.
La questione prioritaria è quella della stabilità degli organici, la continuità nel lavoro, dell’insegnamento curricolare e del sostegno (che deve essere risorsa professionale della scuola e non legato alle certificazioni), della gestione amministrativa, della responsabilità tecnica e delle diverse collaborazioni. Va risolto il problema precariato.
Va mantenuto il contratto nazionale di lavoro, con una durata triennale, sia per la parte normativa che economica.
9. RAFFORZARE IL SISTEMA DELLE RSU
Per la contrattazione di secondo livello, quella di scuola, va fatta la scelta chiara, nell’ambito dell’autonomia scolastica, dell’ autonomia contrattuale con piena possibilità di finalizzare le risorse (autoaggiornamento, buoni pasto, ore aggiuntive, flessibilità, incarichi, valutazione).
In questo ambito è importante la nostra scelta di dare valore, ruolo, forza alle R.S.U.
Come per l’autonomia, anche nelle relazioni sindacali vanno definite regole di supporto, controllo, funzionamento che diano un assetto fisiologico alla contrattazione.
10. IL SINDACATO PROFESSIONALE: LA VOCE LIBERA DELLA SCUOLA
L’autonomia di giudizio e delle scelte sono alla base del modello di sindacato professionale che vuole supportare e rappresentare gli aspetti professionali del lavoro. La proposta, il negoziato, le mobilitazioni, gli scioperi, gli accordi, sono le fasi del nostro percorso.
Fermi nelle nostre convinzioni, rilanciamo l’importanza dell’azione sindacale in quanto è in grado di acquisire risultati attraverso l’originalità delle idee, la fermezza con cui vengono sostenute, la capacità di trovare intese con gli interlocutori.