E' morto il clochard eroe
Data: Giovedì, 18 maggio 2006 ore 19:35:14 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Forse è vero ciò che disse Walter Veltroni, il sindaco di Roma: "Sono i vinti della vita ad essere i più disponibili a soccorrere chi ha bisogno di aiuto". Natale Morea era uno di loro, senza casa e senza lavoro, dileggiato per la sua omosessualità e dimenticato dagli affetti. Si è allontananto dalla vita senza far rumore, con al petto la medaglia d'oro al valor civile appuntata dall'ex presidente della Repubblica Ciampi. Alla famiglia è arrivata una lettera del neo presidente Giorgio Napolitano che lo ricorda agli italiani come "eroe senza casa"

Tre anni fa, in un'alba di metà dicembre, Natale Morea aveva salvato dall'aggressione di una coppia di balordi, cinque ragazze appena uscite dalla discoteca in via Ostiense a Roma. Aveva pagato quel suo gesto da eroe con mesi di ospedale e ferite alle testa che non l'hanno mai abbandonato. Fino a ieri, fino a che il suo cuore stanco, sopravvissuto a sessant'anni di stenti e solitudine, non l'ha lasciato per sempre.

"E' morto il gay clochard", ha annunciato Franco Grillini, deputato Ds e presidente onorario dell'Arci gay, malcelando un pizzico d'orgoglio: questa volta l'eroe è un omosessuale, il migliore riscatto contro i peggiori pregiudizi. "Natale era fuggito dalla sua città natale in Puglia per cercare a Roma una città più ospitale e tollerante": contro i tormenti di una vita, ha trovato una medaglia d'oro e la gratitudine di una città intera.

"L'Italia non lo dimenticherà", ha detto il presidente Giorgio Napolitano. "Ricordo con gratitudine ed emozione Natale Morea. La figura di un eroe senza casa è scolpita nella memoria collettiva". E il sindaco di Roma ha aggiunto: "Roma deve a Natale Morea il ricordo di un atto di straordinaria generosità".

Quella notte, Natale era solo a combattere contro le spranghe di due bulli di quartiere. Volevano rapinare cinque ventenni e lui si era buttato nella mischia per salvarle. Finì all'ospedale in coma, la vista da un occhio compromessa, le funzioni cerebrali danneggiate.

Fu dimesso mesi dopo; il Comune gli offrì assistenza e una casa-famiglia ma ultimamente abitava in casa della sorella a Massafra, in provincia di Taranto, suo paese natale. Aveva gravissimi problemi di salute Natale Morea: mai si era rimesso totalmente dall'aggressione di tre anni fa. La sera scorsa la sue condizioni di salute si sono improvvisamente aggravate; il cognato l'ha portato di corsa all'ospedale ma, poco dopo il ricovero, Natale è morto.

In prigione, per quel gesto ignomibile, erano finiti due balordi di Portonaccio e Ostia, Mirko Simoni di 25 anni e Stefano Zerilli di 33. Tredici anni e sei mesi gli diedero i giudici del Tribunale ma loro, gli imputati, hanno sempre detto di essere innocenti.

In calce alla pergamena che accompagnava la medaglia d'oro al valor civile, Ciampi aveva voluto che si scrivesse: "Fulgida testimonianza di generoso altruismo che ha riscosso l'unanime ammirazione della comunità nazionale". Ci piace ricordarlo così Natale Morea: spesso atti di generosità vengono da persone diseredate, quasi che vogliono restituire alla società la solidarietà che, anche pochi, gli hanno offerto.
da "www.repubblica.it"







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