Un illustre sconosciuto mandato a ricoprire la scomoda poltrona che fu della Moratti e di Berlinguer
Data: Mercoledì, 17 maggio 2006 ore 14:34:15 CEST
Argomento: Recensioni


L’onorevole Giuseppe Fioroni, deputato della Margherita, è il nuovo ministro dell’istruzione nel Governo presieduto da Romano Prodi è stato preferito all’ultimo momento a Rosy Bindi.. Giuseppe Fioroni e' uno degli esponenti di spicco della Margherita ed e' in Parlamento da dieci anni; non aveva pero' finora ricoperto incarichi di governo.
 Politico potente vicino al presidente del Senato Marini, responsabile degli elenti locali, non risulta che abbia mai dedicato particolare attenzione alla scuola e, in materia educativa, l’unico intervento significativo resta una sua proposta di legge in materia di pubblicità e di televendite nei programmi televisivi dei bambini.
Fioroni sarà dunque un ministro della scuola tutto da scoprire, anche se la sua provenienza politica (Margherita, un cattolico di ferro) dovrebbe segnare un cambiamento di rotta rispetto alla Moratti e alle sue riforme o presunte tali non certo radicale. La scelta di Fioroni, insomma, come scelta di mediazione.

Nato a Viterbo 14 ottobre 1958 e' laureato in medicina, specialista di medicina interna. E' ricercatore presso l'Universita' cattolica Gemelli di Roma., consigliere di amministrazione dell'Istituto Superiore Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro (Ispesl) e dell'Istituto Superiore di Sanita' (Iss). Sposato con Rosetta, ha un figlio, Marco.

Entra nel movimento giovanile della Democrazia Cristiana ed e' attivo nell'Agesci, la piu' grande associazione scout italiana. Dopo essere stato segretario della Dc di Viterbo, e' eletto consigliere comunale e poi consigliere provinciale. Nel 1989 diventa sindaco di Viterbo (e' stato il piu' giovane sindaco di una citta' capoluogo di provincia).

Nel 1996 viene eletto deputato nel collegio di Viterbo, per l'Ulivo, e diventa responsabile nazionale per il settore Sanita' del Partito popolare e poi, nel 1999, segretario Organizzativo. Nel 2001 e' rieletto alla Camera con la Margherita. Nella nuova formazione politica, Fioroni guida il Dipartimento delle Politiche della Solidarieta' e, dopo il Congresso di Rimini, gli viene affidata la responsabilita' del Dipartimento Enti locali. In quella legislatura fa parte della commissione Affari sociali.Impegnato nell’associazionismo studentesco cattolico, poi nel movimento giovanile della Democrazia Cristiana, è stato sindaco di Viterbo dal 1989 al 1995, approdando in Parlamento nel 1996 nelle liste del Partito Popolare Italiano. Nel 2001 è stato rieletto alla Camera con la Margherita, partito nel cui ambito ha diretto il Dipartimento delle Politiche della Solidarietà per poi assumere la responsabilità del Dipartimento Enti locali.


Il giuramento del nuovo esecutivo si svolgerà oggi, 17 maggio alle 16,30 al palazzo del Quirinale.

A Fioroni è stata affidata la guida della sola parte "Istruzione" del MIUR, poiché per ragioni sia politiche sia di maggiore funzionalità il Governo Prodi ha ritenuto di dividere nuovamente il Ministero, nominando un altro ministro, Fabio Mussi (DS), per il settore Università e Ricerca.
Il neo ministro dell’istruzione Fioroni si è occupato finora in prevalenza di tematiche riguardanti la salute, la condizione giovanile, i diritti civili, ma intervistato da Radio Vaticana in occasione della approvazione della riforma costituzionale voluta dal centro-destra, si è espresso con molta chiarezza sulle conseguenze che essa avrebbe per la scuola.

Ecco le sue parole: "Lo sconquasso che la devolution provoca mette in discussione alcuni diritti fondamentali sanciti dalla prima parte della Costituzione. Dal diritto alla salute, all’istruzione e alla scuola e alla sicurezza. Questi tre elementi modificati minano certezze per i cittadini italiani di esser curati, a prescindere da dove si nasce e di quanti soldi si hanno in tasca, oppure la possibilità di essere istruiti in modo universale su tutto il territorio nazionale e pronti per la sfida europea".
 

 

 

Il governo Prodi
D'Alema e Rutelli
vicepresidenti

"Volevo più donne"
Tutti i ministri
DIRETTA. Il neo premier ha presentato la lista dei nuovi ministri. I due vicepresidenti sono D'Alema (Esteri) e Rutelli (Beni culturali). Napolitano esprime "soddisfazione". Il giuramento alle 16,30. Prima un Cdm. Da domani al Senato per la fiducia. Marini: "Qui andrà tutto bene"
VIDEO: PRODI LEGGE LA LISTA

FORUM: IL NUOVO ESECUTIVO

Dopo 10 anni, il Professore giura di nuovo

 

Ministri per i partiti o ministri per le riforme?

Romano Prodi ha ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo. La lunga attesa si è interrotta ieri sera alle 19, quando il professore è salito al Quirinale per incontrare il capo dello Stato. L’indicazione dell’Unione non lasciava dubbio e, ha informato Giorgio Napolitano, neppure Berlusconi si è opposto, prendendo atto formalmente della sconfitta (e meditando la pronta rivincita stando al proclama del Cavaliere). Il passaggio è stato rapido, come annunciato da Prodi il quale, tuttavia, non si è recato al Colle con la lista del ministri in tasca. Per lo meno, non di tutti i ministri. La trattativa è stata faticosa, complessa, ancor più del previsto. Sappiamo bene che una coalizione di tanti partiti si presta di per sé a un negoziato dalle variabili multiple. Ma deve essere chiaro che caselle importanti non possono essere riempite solo per accontentare i partiti. Bisogna sapere chi mettere e dove, anche sulla base di quel che si vuol fare. Se si confermano le anticipazioni, il governo Prodi avrà alcuni puntelli forti: D’Alema agli esteri e vicepremier insieme a Rutelli, Amato agli interni, Padoa Schioppa all’economia (voluto dal Professore), Bersani alle attività produttive. Il recupero di Amato è stato importante perché ha dato più spessore alla squadra. Tuttavia, in troppi casi si ha l’impressione che la scelta sia dovuta soltanto a un tumultuoso rincorrersi di veti incrociati. E non su ministeri di poco conto.
La giustizia, snodo quanto mai delicato, se andrà a Mastella non sarà certo sulla base di una analisi delle competenze né di una chiara mission (la riforma Castelli va rivista, e come?). Il lavoro toccherebbe a Rosy Bindi, destinata altrove, escludendo Treu e Damiano che sembravano i candidati naturali.
L’istruzione viene assegnata senza avere in testa come gestire l’ingombrante eredità della riforma Moratti: per noi ha molti aspetti positivi, l’Unione ha dato un giudizio nell’insieme negativo, ma sa bene che non si può ricominciare per l’ennesima volta da capo. Sarà un caso, ma si tratta proprio dei settori investiti dalle riforme più impegnative approvate dal centrodestra.
Dunque, la scelta dei titolari avrebbe dovuto rispondere più di ogni altra cosa ai contenuti programmatici.
Sabato scorso, Il Sole 24 ore ha sollevato l’interrogativo sul tasso di riformismo di questo governo. A giudicare da questo modus operandi, c’è il rischio che non sia molto alto. Aspettiamo che tutte le caselle vengano riempite. Ma ieri si è profilato anche un altro pericolo. Prodi aveva parlato con felice espressione di «ministri con il cacciavite», quelli che dovrebbero rimettere in sesto la macchina spossata dell’Italia. Per risolvere la questione Bonino (che a nostro avviso sarebbe stata un ottimo ministro della Difesa) si è discusso di affidarle le politiche comunitarie con delega anche al commercio con l’estero che spettava alle attività produttive. Quindi a Bersani, ministro con il cacciavite per antonomasia, che rischia di non trovarsi tra le mani una vite tra le più importanti per aggiustare il motore dell’economia. Certo, non è una bella partenza.
 

 







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