Nota dell'ANQuAP Associazione Nazionale Quadri delle Amm.ni Pubbliche sul personale ATA
Data: Mercoledì, 17 maggio 2006 ore 09:43:55 CEST
Argomento: Opinioni


 


Una politica disastrosa per il personale ATA delle scuole deve necessariamente definirsi quella che prevede e/o consente:


 - un reclutamento antiquato, senza selezioni e senza valutazione del  merito;
 - requisiti culturali di accesso all'impiego inadeguati perché non  correlati alla disciplina delle mansioni ed ai compiti professionali;
 - una quantità di precari ben oltre il livello fisiologico di scopertura  dei posti vacanti. Le immissioni in ruolo autorizzate sono da anni
 inferiori al numero delle cessazioni dal servizio, con una situazione  gravissima per l'esercizio delle funzioni amministrative;
 - le pseudocarriere delle posizioni economiche orizzontali, per attribuire  le quali si gettano al vento 33 milioni di euro che potevano essere utilizzati molto più produttivamente nell'interesse del personale e delle scuole;
 - la mancata introduzione delle figure intermedie di area C (coordinatore amministrativo e tecnico), già previste dalla sequenza
contrattuale dell'8 marzo 2002;
 - il ritardo ingiustificati nell'emanazione del bando di concorso per Direttori S.G.A.. Il nuovo profilo professionale è vigente da
circa sei anni ed è grave non aver avvertito l'urgenza di procedere al reclutamento di nuove forze in possesso del diploma di laurea specifico;
 - una disciplina delle supplenze complicata ed inefficace, con evidenti clamorose storture per la sostituzione dei D.S.G.A;
 - una disparità di trattamento, sia giuridica che economica, ingiusta e senza giustificato motivo rispetto al personale ATA del comparto
AFAM  (Accademie e Conservatori).
 La responsabilità di questa "drammatica" condizione del personale interessato è principalmente imputabile alla politica, ma non ne
sono esenti le OO.SS. che stipulano contratti, accordi e protocolli d'intesa, spesso con la compiacente disponibilità dell'alta dirigenza
ministeriale.
 Di fronte a tanto disastro, che mette a rischio il corretto e regolare funzionamento delle scuole, il 10 maggio u.s. il Ministero e le
OO.SS. (Cgil, Cisl, UIL, Snals e Gilda) hanno sottoscritto un pessimo "accordicchio" sulle posizioni economiche orizzontali ed
un accordo parziale ed incompleto sui passaggi verticali di area (sul quale ci riserviamo l'intervento a tempo debito), di cui addirittura
"menano vanto"
 Da notare, cosa di non poco conto, che questi accordi intervengono con un  decisore politico (il Ministro) in uscita ed un Capo dipartimento
al termine del suo mandato.
 L'accordo sulle posizioni economiche orizzontali delle aree A e B, in  attuazione dell'art. 7 CCNL 7/12/2005, è di per se un fatto
giuridicamente  improprio, per non dire totalmente illegittimo. Infatti, ne la legge e nemmeno le norme contrattuali che disciplinano il sistema delle relazioni sindacali prevedono gli "accordi", ma solo CCNL e/o contratti integrativi.
 L'accordo non rientra in nessuna delle due fattispecie e non può considerarsi fonte di diritto che regola la materia che tratta.
Tantomeno possono considerarsi fonti di diritto le note ministeriali che danno notizia dell'accordo e la contrattazione integrativa regionale
prevista da  un accordo illegittimo.
 Il contenuto dell'accordo è pessimo perché si continua nel solco (sbagliato e dannoso) delle anzianità e degli automatismi, che
certamente non premiano né la professionalità e neanche il merito e che sicuramente
 non garantiscono il buon andamento dei servizi amministrativi tecnici ed ausiliari delle scuole.
 Infatti, nella formulazione delle graduatorie l'anzianità vale 60 punti, i titoli di studio valgono 20 punti come i crediti professionali,
mentre l'esito favorevole del corso di formazione è dato dal sistema "di un segno di spunta" per le attività online e dalla mera partecipazione fisica per quelle in presenza.
 La ciliegina sulla torta è poi rappresentata dai punti attribuiti ai titoli di studio, dove si arriva alla pura ed assoluta irrazionalità di
 considerare un diploma di matu-rità con un punteggio superiore a quelli universitari sia triennali che quadriennali. Per lor signori
(Ministero e OO.SS.) un diploma di maturità vale più di una laurea e di una laurea breve.
 Se questo è il livello dei contraenti (parte datoriale e parte di rappresentanza dei lavoratori) le speranze di guardare al futuro con
 ottimismo sono destinate ad infran-gersi con la dura realtà (già oggi troppo presente) di una sostanziale inadeguatezza professionale
rispetto ai compiti da svolgere.
 Noi, però, non desistiamo e continueremo pervicacemente a rappresentare le ragioni di un "diritto alternativo", fondato sulla
valorizzazione del merito e delle professionalità, contro un "diritto vigente", che guarda alle anzianità ed agli automatismi.
 Lì, 15 maggio 2006
 

IL PRESIDENTE
 Giorgio GERMANI







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