Università e sistema della ricerca - Proposte per cambiare
Data: Domenica, 14 maggio 2006 ore 21:41:01 CEST
Argomento: Eventi


Le parti prima e seconda del volume raccolgono due
distinti rapporti, sull’università e sul sistema della ricerca,
elaborati da gruppi diversi e in tempi successivi. Per
quanto il quadro generale di riferimento sia comune, è
dunque inevitabile che vi siano in più di un caso scelte
e soluzioni esplicitamente diverse. Questo però ci è sembrato
non solo accettabile, dato il carattere problematico
di molti spunti offerti dal volume, ma decisamente consigliabile,
per la possibilità di offrire al lettore l’analisi congiunta
di temi così strettamente intrecciati.
I due gruppi hanno lavorato in tempi diversi: quello
sulla ricerca scientifica si è costituito nei primi mesi del
2003 e ha concluso i suoi lavori con un paper pubblicato
nel novembre del 2004 poi successivamente aggiornato; il
gruppo di lavoro sull’università ha operato dall’autunno
2004 concludendo i propri lavori nel novembre 2005.
Rispetto all’edizione pubblicata sul sito di Astrid1, il
paper sulla ricerca scientifica ha subito alcuni rimaneggiamenti,
non solo al fine di aggiornare (soprattutto nelle
schede degli allegati) i dati a distanza di un anno dalla
prima pubblicazione, ma anche per evitare di ripetere
parti e proposte relative all’università che allora si giustificavano
(si trattava di formulare proposte che consentissero
il pieno di sviluppo della ricerca negli atenei nel
quadro generale del sistema della ricerca italiana) e che,
oggi, invece, trovano la loro naturale collocazione nella
parte dedicata all’università. Nell’impossibilità di convocare
nuovamente il gruppo, la versione del documento
pubblicata in questo volume è stata curata da Francesco
Merloni, cui va attribuita ogni responsabilità per eventuali
«tradimenti» del documento originario.

Le difficoltà crescenti del nostro sistema economico
nel quadro della nuova competizione internazionale sono
state anch’esse oggetto di molteplici iniziative e gruppi di
lavoro di Astrid.
In questo caso, però, si tocca un punto specifico e
particolarmente acuto di crisi e di difficoltà: il crescente
ritardo dell’Italia nella creazione di un ammontare sufficiente
di innovazione produttiva e, soprattutto, di capitale
umano di adeguata capacità, così da dare al necessario
processo di innovazione continuità nel tempo.

Per quanto non manchino, per alcuni elementi, segnali
di miglioramento (come per i laureati triennali)
si tratta di ritardi in buona misura strutturali, frutto di
mancate correzioni del sistema che risalgono ad almeno
25 anni fa, quando, forse, si sarebbe stati in grado di destinare
tempestivamente risorse ad invertire una tendenza
di fondo.
Ne risulta un quadro assai critico: le università crescono,
di numero e di dimensioni, insieme alla crescita
(necessaria) della loro offerta didattica, ma rischia di risentirne
e pesantemente la qualità, sia dell’istruzione che
della ricerca; gli enti di ricerca sono avviati ad un rapido
deperimento. Nei due casi le comunità scientifiche, non
esenti peraltro da serie responsabilità, assistono smarrite
al succedersi di riforme, progetti contraddittori, soluzioni
assai dubbie, come negli enti di ricerca l’imposizione di
organi di governo scelti solo in virtù dei meriti extrascientifici
della contiguità politica.
Le proposte avanzate in questo volume evitano accuratamente
di impostare nuove «riforme», più o meno
generali e onnicomprensive, ma cercano di individuare i
punti concreti e gli elementi del sistema che possano essere
corretti per avviare una stabile inversione di rotta.
Un complesso coordinato di correzioni in un ragionamento
sistemico, piuttosto che un nuovo grande processo
di innovazione legislativo «organico» (che a sua volta aprirebbe
una nuova fase attuativa, con tempi difficilmente
controllabili).
Certo, anche procedere dai punti critici del sistema richiede
che si realizzino alcune condizioni di base, di contesto.
Almeno due ci sembrano indispensabili.
La prima è l’autonomia. Alle ricorrenti tentazioni ad
intervenire sempre più direttamente, a supplenza delle
difficoltà di risposta delle comunità scientifiche, dovrebbe
sostituirsi, anche sulla base del loro fallimento, la condivisione
più larga possibile (auspicabilmente bipartisan)
che settori delicati come l’università e la ricerca, nei quali
sono in gioco non solo esigenze di crescita economica, ma
anche attese di sviluppo civile e culturale e fondamentali
diritti di libertà, debbano essere posti al riparo dalle tentazioni
di eccessiva intromissione o, peggio, di controllo
politico. Le istituzioni scientifiche (università ed enti di
ricerca non strumentali) devono essere lasciate più libere
di perseguire obiettivi di avanzamento delle conoscenze
e di migliore formazione degli studenti. Salvo a rispondere
pienamente, in modo molto più diretto e sulla base
di seri meccanismi di valutazione, dei risultati prodotti e
dell’uso di risorse largamente pubbliche che sono loro assegnate.
La seconda sono proprio le risorse. Se l’Italia assegna
alle università e alla ricerca risorse che, in entrambi i casi,
sono meno della metà di quanto ad esse viene destinato
nella media europea, il problema non è evidentemente
solo quello di rendere più produttive le risorse esistenti,
ma di impostare una politica, difficile e impegnativa, di
progressivo ma sicuro incremento delle risorse complessive.
In questa direzione devono fare la propria parte sia
il settore pubblico che le imprese (la distanza tra il nostro
49% di risorse private per la ricerca e il 64% della
media europea è abissale), ma non appare dubbio che dal
governo del paese debba venire un messaggio chiaro di
inversione di tendenza. Continuare politiche di sviluppo
a «costo zero», mentre tutti i nostri partner e competitori
internazionali puntano ad investimenti crescenti in questi
settori è non solo illusorio, ma significa di fatto accettare
un progressivo e inarrestabile declino dell’istruzione superiore
e della ricerca.
Avvertenza finale. Il lavoro dei gruppi si è svolto, ed
è terminato, prima dell’approvazione della legge 4 novembre
2005, n. 230, c.d. legge Moratti sull’università, i
cui effetti peraltro non sono ancora valutabili. È certo in
ogni caso che i problemi essenziali del sistema sono evitati,
mentre sono affrontati nelle proposte che si presentano
in questo volume: se in modo convincente, lo deciderà
il lettore.
Il rapporto presentato nella Parte prima del volume è stato
elaborato collegialmente da un gruppo coordinato da Marco
Cammelli e composto da Franco Bassanini, Stefano Boffo, Roberta
Bortone, Antonio Brancasi, Vincenzo Cerulli Irelli, Vincenzo
Cuomo, Gianfranco D’Alessio, Gian Candido De Martin, Bruno
Dente, Michele Giovannini, Luciano Guerzoni, Sergio Lariccia,
Fabrizio Luciani, Giunio Luzzatto, Alberto Massera, Francesco
Merloni, Luciano Modica, Roberto Moscati, Dario Nardella, Michele
Pandolfelli, Anna Maria Poggi, Paolo Rossi, Aldo Sandulli,
Domenico Sorace.
Il documento presentato nella Parte seconda è stato elaborato
da un gruppo di Astrid coordinato da Francesco Merloni, Antonio
Brancasi, Sergio Bruno, Giunio Luzzatto con la collaborazione di
Lucio Bianco e Piero Marini. Sottoscrivono il documento Andrea
Bonaccorsi, Marco Cammelli, Giovanna Colombini, Gianfranco

D’Alessio, Sergio De Julio, Gian Candido De Martin, Rino Falcone,
Renato Finocchi Ghersi, Marina Gigante, Pietro Masi, Luciano
Modica, Franco Pizzetti, Domenico Sorace, Roberto Sorrentino,
Fulvio Tessitore, Luciano Vandelli, Mauro Volpi.

CHE COS'E' ASTRID

Astrid è un’associazione costituita, l’11 ottobre 2001, da studiosi di varia estrazione politica e culturale, da parlamentari ed esponenti politici, e da dirigenti delle pubbliche amministrazioni, da tempo impegnati nella progettazione e implementazione delle riforme istituzionali e amministrative.

L’Associazione si pone in continuità ideale con le iniziative di riforma che hanno trovato avvio e attuazione nella scorsa legislatura e si propone di promuovere e proseguire nell’opera di modernizzazione del sistema istituzionale e amministrativo.

Essa si pone fondamentalmente tre obiettivi.

Il primo è la riflessione, lo studio e la ricerca sui processi di trasformazione in corso in Italia, in Europa e nel mondo e sulle riforme istituzionali e amministrative necessarie per governarli, al fine di valorizzarne le straordinarie opportunità e diminuirne i rischi per il consolidamento delle istituzioni democratiche, lo sviluppo sostenibile, la crescita culturale e civile, la coesione sociale, la tutela dei diritti fondamentali di ogni donna e ogni uomo. Si tratta, tra l’altro, dello studio delle trasformazioni istituzionali e amministrative connesse all’acquisizione della cultura del bipolarismo e all’elaborazione delle regole della democrazia maggioritaria; della riforma delle istituzioni europee; della riforma federale italiana e delle sue implicazioni in tema di fonti del diritto, di assetto della pubblica amministrazione, di struttura finanziaria del Paese; della rivoluzione digitale applicata alle istituzioni e alle amministrazioni (e-democracy, e-governance, e-government); della riforma delle istituzioni internazionali e dei problemi della governance democratica della globalizzazione; della riprogettazione dei sistemi amministrativi e dell’organizzazione delle amministrazioni pubbliche, sulla base di modelli che ne massimizzino l’efficacia, ne riducano i costi, migliorino la qualità dei servizi e delle prestazioni, ne incrementino la trasparenza e la capacità di adeguarsi flessibilmente alle preferenze dei cittadini e degli utenti.

Il secondo obiettivo è di carattere culturale e politico. L’associazione intende contribuire al dibattito in corso sui temi del consolidamento della democrazia e della reinvenzione delle istituzioni di governo e dei sistemi amministrativi; e vuole contribuire alla definizione delle politiche di riforma nei settori di suo interesse, svolgendo ed elaborando indagini, progetti, proposte, documenti, studi, per fornire materiali e strumenti utili all'opinione pubblica interessata a discussioni non ideologiche e pregiudiziali, ma libere e informate. Vuole inoltre contribuire alla diffusione della cultura democratica e di un’etica pubblica consapevole della inscindibile connessione esistente fra i diritti e le libertà di ciascuno e la garanzia dei diritti e delle libertà di ogni persona umana.

Il terzo obiettivo è quello di sostenere, anche attraverso attività di studio, ricerca e progettazione istituzionale, le pubbliche amministrazioni, italiane e straniere, nella formazione ed elaborazione di nuovi assetti organizzativi e funzionali connessi alle esigenze delle riforme avviate in questi anni: dall’elaborazione dei nuovi statuti regionali e delle leggi di attuazione della riforma “federalista” approvata con referendum del 7 ottobre 2001, all’elaborazione dei regolamenti di semplificazione di leggi e regolamenti di semplificazione, di testi unici, di progetti e programmi per finanziament europei, di progetti di riorganizzazione delle amministrazioni e dei servizi pubblici, di valutazione delle performance delle amministrazioni ecc...

Nell’attuazione di questo terzo obiettivo, l’associazione, sulla base di convenzioni con pubbliche amministrazioni e con enti italiani, ma anche con Stati o pubbliche amministrazioni straniere, svolge le indagini e le ricerche necessarie, produce gli atti e i documenti richiesti, e organizza incontri e seminari, attraverso suoi associati ovvero professionisti ed esperti di sua fiducia.
 

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