CICERONE…E PLATINETTE


Ogni generazione è figlia del suo tempo. Si fa un bel dire, da parte delle vecchie leve, quando criticano ardentemente mode e costumi dei giovani d’oggi, dimenticando che si è stati giovani di ieri, con tutti i vizi e le virtù delle epoche andate. E naturalmente i ragazzi del 2000, vivendo immersi in una società sfrenatamente dominata dai più svariati mezzi di comunicazione…cosa volete, che non rapportino ad essi tutto, anche quei poveri messaggi che con grande fatica tenta di inviare la scuola?
Risultato? I personaggi dell’antichità, anche quelli un tempo più sacrosanti e intoccabili, si mescolano nelle loro menti a divi della modernità, di quelli che magari nell’antica Roma avrebbero avuto chissà quale ruolo…
Ebbene, prendete Marco Tullio Cicerone. Civis romanus per eccellenza, dedito alla sua patria come nessuno e, diciamocelo francamente, sempre pronto a dire la sua su tutto quello che accadeva nella grande metropoli. Un buon opinionista del tempo antico, ebbene, avete capito, ragazzi?
A questa frase dell’insegnante, da un banco una mano alzata fa capolino e una voce risuona, ripetendo uno strano nome, dal suono metallico, moderno, poco consono all’altisonante personaggio romano or ora citato. Cerco di capire, intuisco, mentre odo confusamente, poi sempre più distintamente, infine mi è chiaro: Platinette. Platinette?! Il biondo, chiomato, ipertruccato ospite di mille trasmissioni, che tutto osserva e giudica e poi, meglio e più del Minosse dantesco, invia nei vari gironi infernali? Ma insomma questo Cicerone era come tale fenomeno mediatico? Sì o no, professoressa?
Un attimo di sbandamento, quasi di confusione mentale mi coglie, il peso della mia formazione mi attanaglia: Dio mio, come posso paragonare il più grande prosatore della latinità al funambolesco Platinette?
Si può? Faccio uno sforzo sovrumano. Forse si può. Se solo si pensa che…è la modernità, baby, e nulla può fermarla.

SILVANA LA PORTA