QUANDO LA VERSIONE DI LATINO...ARRIVA ATTRAVERSO GLI SMS
Data: Giovedì, 27 aprile 2006 ore 00:20:00 CEST
Argomento: Opinioni


da Corriere della Sera
Martedì, 25 Aprile 2006

I genitori: isolare i furbetti. Il Vittorio Veneto: più controlli. Il Parini: uso negativo della tecnologia. Il Berchet: subito provvedimenti

Versioni comprate via sms? Mamme in rivolta

Siti a pagamento per avere testi latini sul telefonino. Licei sotto accusa. «Penalizzati i bravi»

Il foglio arriva sul banco: Cicerone, il più temuto. Sono gli ultimi compiti in classe, meglio non rischiare. La mano cerca il telefonino nascosto nell’astuccio, le dita scorrono sui tasti e compongono la prima frase. Collegato: il sito traduce l’intero testo e il nove è assicurato. Versioni via sms, la sufficienza ora si ottiene così. Basta collegarsi e pagare: tre, dieci, dodici euro, si arriva anche a sedici euro per salvare l’anno scolastico. Succede in molti licei di Milano, dal Parini al Severi, dal Vittorio Veneto al Berchet (anche se i presidi smentiscono): uno studente compra la versione collegandosi a un sito (ce ne sono a decine) o chiamando un privato (contattato sulla rete) e, nel giro di pochi minuti, parte il tam tam. Risultato: i voti salgono, la prof si complimenta, i debiti si azzerano. Tutti contenti? No. Sono tanti i ragazzi che non accettano il «trionfo della disonestà». Soprattutto quelli che faticano per avere il sei, che sudano sui libri, che studiano seriamente. Certo, loro non hanno il coraggio di denunciare i furbetti della classe. Ma le loro mamme sì.
«Questi studenti - denuncia al Corriere una madre - sono passati dall’insufficienza a voti altissimi. Con un modico abbonamento di tre euro a versione riescono a tradurre tutti i testi. Quello che più mi dà fastidio è l’inganno nei confronti della professoressa che ha persino lodato gli alunni. I docenti dovrebbero dare un occhio in più ai cellulari e dubitare dei miglioramenti improvvisi».
Una piccola rivolta, però, c’è stata. È accaduto pochi giorni fa in un liceo classico del centro in cui la professoressa di latino, entusiasta dei risultati della classe, continuava a dare versioni sempre più difficili. Finché un’accesa riunione di classe non ha riportato la situazione alla normalità.
«C’è una circolare del ministro Berlinguer - dice Michele D’Elia, a capo dello scientifico Vittorio Veneto - che vieta l’uso dei cellulari in classe. Certo, assumere l’atteggiamento del controllore è antipatico, ma è l’unica cosa da fare». Carlo Pedretti, preside del Parini, parla di «uso negativo della tecnologia», mentre Innocente Pessina, a capo del Berchet, aggiunge: «Se le cose stanno davvero così, dovremo prendere provvedimenti». La conferma arriva proprio da una professoressa del Berchet: «È tutto vero, una mia collega li ha scoperti. Purtroppo questi ragazzi crescono con l’imbroglio nel sangue. E fuori c’è tutta un’organizzazione che lucra su di loro».
Ma anche i piccoli truffatori a volte sono ingannati. Come Elio, che su studenti.it avverte: «Non fatevi fregare da Liliana: l’ho pagata 10 euro ma la versione non è mai arrivata».

Annachiara Sacchi







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