Gli studenti bocciano la scuola quasi la metà sono
insoddisfatti
di SALVO INTRAVAIA
Sta
di fatto che alcune opinioni degli studenti scaturite dalla ricerca meritano di
essere sottolineate. Anche perché, al di là di tutto, la scuola è fatta per gli
alunni, ed è a loro che dovrebbe piacere. Secondo Caselli la scuola italiana non
è malaccio, ma se quasi metà di coloro che la frequentano giornalmente non è
soddisfatta significherà pur qualcosa?
I numeri della ricerca. "Tracciare un quadro completo della
realtà degli studenti italiani all'inizio del nuovo millennio e fornire un
contributo di riflessione per tutti coloro che a vario titolo si occupano di
scuola per i quali il punto di vista degli studenti dovrebbe essere un
essenziale base di partenza per ogni intervento" erano solo due degli obiettivi
che si prefissava la ricerca. "Come si sta a scuola?", si sono chiesti alla
Compagnia di San Paolo. Non sempre bene verrebbe da rispondere, se e vero che il
44 per cento degli studenti si dichiara soddisfatto "solo qualche volta" o
addirittura "mai".
Motivo? Non è tanto la struttura dei corsi scolastici a
creare problemi ai ragazzi, che si dichiarano abbastanza soddisfatti (81,2 per
cento) del tipo di scuola scelto e delle materie studiate. I nodi vengono al
pettine appena si parla di prof e strutture scolastiche. Tre studenti su 10 si
dichiarano insoddisfatti dei loro docenti, soprattutto per quanto riguarda la
capacità di insegnare. I giudizi negativi aumentano e superano la metà (il 50
per cento) sulla qualità delle strutture scolastiche. E se il giudizio sugli
edifici scolastici conferma una situazione di degrado diffusa, ampiamente
"certificata", quello sugli insegnanti, cui il 40 per cento dei ragazzi contesta
addirittura "l'incompetenza nella propria materia", suona come una vera e
propria bocciatura. Ma non solo. La maggior parte degli studenti (il 60 per
cento) accusa ai docenti "la tendenza a non considerare le con i prof che
diventa ancora più problematica quando i risultati cominciano a scarseggiare.
Ma non è tutto nero, ovviamente. Tra le caratteristiche
positive dei prof italiani c'è la "capacità di relazionarsi con gli studenti"
(dichiarato dal 69 per cento degli stessi) e "la capacità di essere stimolanti
nel corso delle lezioni". Ma non basta perché spesso nei ragazzi si determina
ansia, soprattutto da prestazione. Più della metà degli intervistati (il 54 per
cento) dichiara di essere "spesso", o "sempre", stressato tra i banchi di
scuola. Pressione che deriva dalla "richiesta di risultati positivi, di impegno
e attenzione costanti, di comportamenti corretti e controllati".
Politica e altro. Ma dalla ricerca emergono tante altre
informazioni interessanti. Oggi i ragazzi sembrano piuttosto pragmatici: nove su
dieci riconoscono che "trovare lavoro senza diploma è difficile". "Solo" metà
frequenta la scuola per accrescere la propria cultura e appena uno su sette per
"beneficiare del prestigio del diploma". Insomma, iscriversi al liceo o
all'istituto tecnico è diventata una scelta obbligata. Sfatate le leggende
metropolitane che accreditano parecchie scelte alle pressioni dei genitori
(nell'11 per cento dei casi) o "per continuare a frequentare gli amici": solo
nel 6 per cento delle risposte.
Da non sottovalutare il rapporto dei giovanissimi con la
politica. Tantissimi ragazzi (il 49,8 per cento) addebitano ai docenti
"l'influenza politica e ideologica sugli allievi" che non partecipano troppo
alla vita politica: solo il 3,8 per cento dichiara di "considerarsi
politicamente impegnato". La maggior parte preferisce soltanto tenersi al
corrente, senza partecipare, o delegare la gestione della cosa pubblica a
persone più competenti (72 per cento). Ma un ragazzo su quattro ha le idee
chiare: "la politica mi disgusta", dichiara senza mezzi termini. Quello di
capirne le motivazioni è compito del prossimo governo.
(20 aprile 2006)
Rapporto IARD sulla
condizione giovanile in Italia
“Giovani del nuovo secolo. Quinto rapporto
IARD sulla condizione giovanile in Italia”, a cura di Carlo Buzzi,
Alessandro Cavalli, Antonio de Lillo, Il Mulino 2002
(in ristampa nel 2003). |
Frutto tra i più importanti dell’esperienza maturata in più di
40 anni di attività, è il “Rapporto IARD sulla condizione giovanile in Italia”,
realizzato ogni quattro anni, dal 1984, e edito da
Il
Mulino
Già da diversi anni, le indagini condotte dall’Istituto IARD
hanno segnalato come alcune tra le tendenze emergenti fossero anticipate dalle
nuove generazioni. Caratteristica rilevante della popolazione giovanile risulta
essere la creazione di nuovi bisogni, nuovi valori e nuovi sistemi di
significato, sia nella sfera privata che nel rapporto che lega il giovane
cittadino alla pubblica amministrazione.
Numerosi i temi affrontati: il sistema dei valori; la
condizione dei giovani fra processi formativi e lavoro; la permanenza dei
giovani nella famiglia di origine; i consumi culturali; la partecipazione
politica; la fiducia nelle istituzioni; l’appartenenza territoriale; le attività
del tempo libero; la religiosità; il disagio e l’insoddisfazione giovanili; le
scienza e le nuove tecnologie.
La rilevazione del 2000 è stata realizzata su un campione
nazionale di 3.000 giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, utilizzando un
questionario strutturato di circa 150 domande. Il campione, rispetto alle
precedenti edizioni, è stato allargato ai trentaquattrenni al fine di cogliere
con maggiore precisione la transizione dalla fase giovanile all’età adulta.
Destinatari dell’indagine sono genitori, educatori, operatori e
politici: tutti quegli adulti che quotidianamente devono confrontarsi con i
giovani e che spesso hanno difficoltà a cogliere i segnali che vengono dal loro
modo di comportarsi e dal loro stile di vita.