COSA FAREMO SENZA LETIZIA MORATTI?
Data: Marted́, 18 aprile 2006 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


Cosa faremo senza Letizia Moratti?

Gianfranco Giovannone, dal  DocentINclasse, domenica 16 aprile 2006.

 

Sabato 15 aprile in un singolare articolo sul Corriere della Sera in cui se la prendeva con mezza Italia per non aver saputo capire la grandezza e la modernità di Berlusconi, Piero Ostellino attaccava le corporazioni di ogni settore “arroccate nel proprio conservatorismo e ostili a ogni parvenza di cambiamento”. Ho avuto un sussulto di orgoglio vedendo citate tra queste lobbies, pazienza se ultraconservatrici, quella degli insegnanti, che lo stesso Cavaliere aveva annoverato qualche tempo fa tra i “ poteri forti” a lui ostili.

Magari… Sfortunatamente gli insegnanti, timidi, sfiduciati e remissivi quali sono, quasi chiedessero scusa di esistere, costituiscono l’esatta antitesi di una corporazione o lobby che dir si voglia. L’ho sempre saputo, ma andando in giro per l’Italia a presentare il mio libro ho trovato ogni volta conferme molto amare a questo sospetto. Sotto sotto mi illudevo sempre che le presentazioni si trasformassero in occasioni per affermare il nostro orgoglio professionale, per dire che non avevamo niente da dimostrare né da farci perdonare, che né noi, né la nostra scuola erano “allo sfascio”. Invece il più delle volte mi toccava assistere ad un penoso psicodramma allestito proprio all’insegna del dover essere, del dover cambiare, del dover dimostrare. Più di una volta ho sentito invocare le 36 ore settimanali tanto care alla CGIL, correzione dei compiti e tutto il resto a scuola, così vedono che lavoriamo!

Non c’è niente da fare, la maggior parte degli insegnanti sembra aver interiorizzato l’immagine negativa che una parte notevole dei media e della società ha loro cucito addosso. E immaginare che la nostra categoria diventi un soggetto in grado di elaborazione politico-culturale autonoma che sappia misurarsi senza complessi di colpa o di inferiorità con il resto della società appare puro wishful thinking, anche se è questa la scommessa da cui è nato il nostro sito.

Purtroppo di questa tendenza all’autoflagellazione se ne accorgono anche all’esterno, e questo non fa che giustificare e accrescere i pregiudizi nei nostri confronti. Ai primi di marzo ho partecipato ad una trasmissione pre-elettorale sulla scuola di Radio24. Uno dei miei interlocutori era Attilio Oliva, presidente dell’associazione TREELLLE, che durante tutta la trasmissione aveva mostrato una implicita ostilità nei confronti degli insegnanti – sono troppi, mal preparati, occorre introdurre forme di meritocrazia che premino i migliori, alla fine, per contrastare le mie obiezioni – la percentuale di inadeguati è fisiologica, come per tutte le altre categorie professionali - ha tirato fuori un sondaggio svolto tra gli stessi docenti secondo cui il campione dei nostri colleghi avrebbe riconosciuto che almeno il 20 % della categoria è al di sotto della soglia di decenza.

E non ne dubito: alla fine di ogni presentazione, dopo gli applausi e i complimenti c’era sempre qualche collega che mi ripeteva il ritornello che troppe volte avevo sentito nelle scuole dove ho lavorato: hai ragione, il nostro stipendio è umiliante, ma per molti colleghi –ignoranti?scansafatiche?scoppiati? – è anche troppo. Ora mi chiedo: quale magistrato, medico, giornalista o bancario avrebbe questa dabbenaggine, sarebbe così fesso da andare in giro a screditare la propria categoria con scempiaggini del genere? O si ritiene che tra gli insegnanti il numero di “inadeguati” sia patologico, spettacolarmente più alto che tra i magistrati, medici, giornalisti o bancari? Altro che lobby…

Masochismo, passività, rassegnazione, afasia, sono questi, altro che la Moratti, i nostri veri nemici. Certo, le riforme della Moratti sono cervellotiche e strampalate, e vediamo con favore tutte le iniziative volte ad abrogarle – ad esempio stiamo pubblicando tutti gli appelli del comitato promotore di “Una buona scuola per la Repubblica”. Ma non possiamo nasconderci che l’arrogante tentativo di imporle comunque, contro il buon senso ma anche contro il parere di chi nella scuola ci lavora è solo una spia della nostra scarsissima coscienza professionale e forza contrattuale, che ci ha fatto tollerare per decenni ogni sorta di umiliazioni e di soprusi.

Anche l’esperienza del nostro sito, che pure in pochi mesi ha superato i 300.000 contatti, conferma che al di là della facile e rituale mobilitazione anti-Moratti, la categoria è rassegnata ad una condizione di cui si lamenta molto ma che ritiene in qualche modo ineluttabile. Solo due esempi. Tra le iniziative lanciate all’inizio c’era “Scriviamo a Romano Prodi”, in cui si proponeva di inviare al probabile futuro premier un appello per un piano serio e realistico di adeguamento dei nostri stipendi a quelli europei. Sull’esempio di quello immaginato dal ministro De Mauro ai tempi del governo Amato, che prevedeva di farlo attraverso tre leggi finanziarie. Altrimenti ci saremmo ritrovati, come puntualmente è successo, con un programma pieno di bellissima aria fritta, e – vogliamo scommettere? – quando ci avvicineremo alla scadenza contrattuale ci verrà detto ancora una volta bambole non c’è una lira. Bene, non mi risulta che Romano Prodi sia stato sommerso da migliaia, ma nemmeno centinaia o decine di lettere di questo tenore.

L’altro esempio riguarda la richiesta della Gilda di un’area separata di contrattazione per i docenti, una richiesta ostacolata ferocemente dagli altri sindacati di categoria semplicemente perché senza gli ATA risulterebbero estremamente meno rappresentativi e, ad esempio, un sindacato come la UIL conterebbe meno della GILDA, un’associazione professionale prima che un sindacato i cui iscritti e dirigenti sono, a differenza di quelli degli altri sindacati, SOLO insegnanti.Sembrerebbe che i docenti dovessero essere naturalmente, e, aggiungerei, con entusiasmo, a favore di questa proposta. Eppure, abbiamo pubblicato una bella e lunga intervista sull’argomento al coordinatore nazionale della Gilda, Alessandro Ameli, seguita da un sondaggio in cui si chiedeva ai nostri lettori la loro opinione, un sondaggio a cui hanno risposto soltanto 19 insegnanti.

Che dire? Continuiamo a sbraitare contro la Moratti, sembra che davvero non sappiamo fare di meglio.







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