SCUOLA: IL POLO FA E L'UNIONE NON DISFA'
Data: Luned́, 03 aprile 2006 ore 00:10:00 CEST
Argomento: Opinioni


SCUOLA: IL POLO ‘FA’ E L’UNIONE  ‘NON DISFA’
a cura di Serafina Gnech
 
In un precedente intervento (1) abbiamo cercato di sintetizzare il programma sulla scuola dell’Unione.
Come abbiamo rilevato, esso non prevede l’abrogazione della Legge 53/2003, ovvero della legge-delega Moratti – e questo nonostante le sollecitazioni in questo senso provenienti da almeno un partito dell’Unione (2) -  ma una sua riscrittura, che prenda il via dagli obiettivi fissati dal programma.  Obiettivi che potremmo così sintetizzare:
    1     La scuola – statale e privata paritaria, quella cioè che costituisce il sistema pubblico – ha da essere oggetto di investimenti nell’ambito di politiche integrate, che coinvolgano l’intero paese: economia e lavoro, welfare e cultura;
    2     la scuola deve divenire in modo sempre più accentuato istituzione-comunità, in cui non esiste gerarchia di soggetti, ma parità dei diversi soggetti che in essa convivono ed operano: studenti, insegnanti, dirigenti, famiglie, personale amministrativo e ausiliario; ad una scuola autoritaria va contrapposta una scuola in cui venga a cessare ogni attacco allo Statuto delle studentesse e degli studenti, e venga riconosciuta l’idea  della centralità dello studente e della sua pari dignità  rispetto al docente;
    3     la scuola istituzione-comunità accentua la propria autonomia dal livello centrale ed il proprio radicamento nel territorio; i suoi organi di governo  devono aumentare per dare maggiore spazio alle voci del territorio: famiglie, comunità, industrie, ecc.;
    4     la scuola riconosce uno sviluppo delle competenze della docenza, una articolazione  cioè che configuri una carriera non gerarchica;
    5     la scuola riconosce nuovamente ai docenti un potere di controllo sul corpo professionale e sulla preparazione degli studenti ripristinando la Commissione di Stato mista (docenti interni ed esterni);
    6     la scuola eleva l’obbligo di istruzione all’interno di percorsi unitari, spostando all’età di  16 anni la definizione delle scelte e l’inizio dell’eventuale apprendistato.
 
 
E il Polo?
Se questo è il progetto dell’Unione, che cosa intende ancora fare o disfare il Polo?
Il Programma elettorale 2006 della Casa delle libertà non dedica una sezione specifica alla scuola, né è stato dato mandato ad un gruppo di lavoro di approfondire le tematiche relative alla scuola, come ha fatto l’Unione (3). Se la cosa risulta per alcuni versi ovvia – il programma scuola della Casa delle Libertà si è concretizzato nella legislazione dell’ultimo quinquennio -  non sarebbe stato inutile uno sguardo critico d’insieme  al programma attuato.
Soprattutto considerando quale bufera ha investito il mondo della scuola in questi ultimi anni.
Il Programma non evidenzia però la necessità di alcuna correzione di rotta (4): Noi non dobbiamo cambiare campo. Come è evidente abbiamo già il nostro campo: il nostro programma di Governo e l’azione coerente e continua che ne è seguita, superando difficoltà ed ostacoli nuovi ed imprevisti. E’  dunque ancora sul vecchio campo che ora dobbiamo e possiamo fare una nuova semina.
L’assenza di una sezione specifica dedicata alla scuola, non si traduce in totale assenza di riferimenti ad essa.
Uno degli obiettivi generali del programma, che investe  anche la scuola sembra essere quello del miglioramento  della qualità, coniugato ad un contestuale tentativo di contenimento degli sprechi: Continueremo nell’azione di ammodernamento e di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e nella azione di contrasto ai privilegi, ai favoritismi, agli sprechi (Paragrafo 5, 3). E ancora: Continueremo nella nostra azione di aiuto e di sostegno alla famiglia, garantendo servizi pubblici sempre più di qualità nella scuola e nella sanità. E introducendo il quoziente familiare (P. 5, 6).
Alcune proposte specifiche  si sommano poi al Programma del 2001.
Esse sembrano voler realizzare due obiettivi sostanziali: un obiettivo di sostegno educativo  ed economico alle famiglie e un obiettivo di totale liberalizzazione delle Università.
Per il primo si prevede:
    _     La creazione, sul modello francese, di un libretto vincolato per ogni nuovo nato, per aiutare le famiglie nel corso degli studi e sostegno alle famiglie per una effettiva libertà di scelta educativa tra scuola pubblica e scuola privata (Proposte: Punto 1, 3);
    _      la  prosecuzione del piano di investimenti in asili aziendali e sociali, attraverso detassazione e fondi pubblici (Ibidem, Punto 1, 4);
    _      l’introduzione della educazione sanitaria nelle scuole (Ibidem, Punto 7, 4)
    _     la  continuità nell’assegnazione di libri di scuola gratuiti per le famiglie meno agiate ed estensione fino al 18° anno di età per garantire la fruizione del diritto/dovere all’istruzione (Ibidem, Punto 9, 3).
Per il secondo obiettivo, relativo alle Università, si prevede:
    _     la  libera trasformabilità delle Università in Fondazioni, in modo da aprire le Università italiane ai contributi della società civile, al mercato, all’estero  (Ibidem, Punto 8, 1).
 
 
Se, esaminati i programmi e, nel caso del Polo, le leggi varate da questa legislatura, vogliamo fare un tentativo di comparazione delle due posizioni,  utilizzando la categoria della continuità con il suo opposto della discontinuità, possiamo facilmente rilevare che, nonostante le affermazioni avanzate, il programma dell’Unione non si pone in radicale discontinuità con l’operato del Governo  precedente, ma realizza invece un mix di continuità e di discontinuità. Infatti:
il punto uno - necessità di realizzare investimenti nel sistema pubblico, comprensivo dunque di scuole statali e scuole private paritarie - costituisce obiettivo comune e ciò che cambia è in realtà  l’equilibrio degli investimenti (5);
il punto due - concezione di una scuola in cui si realizzi parità fra i diversi soggetti  - risulta condiviso dalle due coalizioni, anche se per motivi diversi. La famiglia che interviene nel portfolio delle competenze individuali  è la famiglia soggetto paritario del programma dell’Unione;
il punto tre - la scuola autonoma che risponde al territorio - costituisce principio assolutamente condiviso.  All’aumento del potere decisionale del Consiglio di scuola (testo unificato sugli OOCC Bianchi Clerici, rimasto bloccato)  fa pendant l’introduzione prevista dall’Unione di organi collegiali nuovi: le Conferenze di scuola e le Conferenze del territorio, grazie alle quali il territorio entra in modo massiccio nel mondo della scuola.
Per quello che riguarda il punto quattro -  relativo ad una ‘carriera docente’ - perché di questo si tratta, anche se si usa una terminologia che riduce l’impatto (valorizzazione professionale, declinazione delle competenze e quant’altro), i documenti programmatici ci indicano una sostanziale condivisione dell’obiettivo. E questo  anche se, dopo la vicenda ‘concorsone’, nessun Governo ha voluto spingere troppo in quella direzione; va detto però che una carriera di fatto esiste già nelle scuole e che essa si è delineata con la connivenza di tutti i governi.
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A noi pare –  ma forse non riusciamo a cogliere pienamente gli intenti - che le trasformazioni più tangibili che l’Unione intende eventualmente attuare siano concretamente due:
    _     il ritorno alla commissione mista per l’Esame di Stato conclusivo del ciclo degli studi;
    _     il ripristino dell’obbligo d’istruzione (sostituito dall’ambiguo  diritto-dovere morattiano) e la contestuale introduzione del biennio superiore unitario di berlingueriana memoria.
Nessun cenno, invece, nel programma, ad un eventuale ‘recupero’ degli istituti tecnici,  e questo nonostante le pubbliche affermazione di Romano Prodi a tutti gli italiani.
Per quello che riguarda l’auspicato, almeno da parte nostra,   ritorno alla Commissione di Stato esterna,  ci rammarichiamo soltanto del fatto che la possibilità di ‘saltare’dal quarto anno del liceo  alla formazione tecnica superiore,  possa conferire un carattere residuale a questo esame.
Venendo poi  - e per concludere – all’ultimo punto, dobbiamo dire  che non ci pare che ad esso possa essere completamente applicata la categoria della discontinuità.
La realizzazione del biennio superiore unitario – sul quale dovrebbe essere urgentemente avviata una grande discussione per il pericolo di dequalificazione generale che esso comporta -   non ci pare presentare infatti grandi elementi di ‘dirompenza’.  E questo sia perché esso è già concretamente realizzato (6), sia perché trova il suo alveo perfetto nella realizzazione del decreto legislativo 226 sul secondo ciclo. Decreto che, come sappiamo, prevede che possano essere  costituiti dei Campus o Poli formativi,   possibili punti di raccordo anche fra l’istruzione e l’istruzione-formazione.
Convergenze e divergenze. Complessivamente più convergenze che divergenze.
Da qui la volontà dell’Unione di non ‘disfare’ ciò che il Polo ha ‘fatto’.
Resta comunque un problema : quello della paternità o maternità storica.
Ma nulla vieta – in realtà -  che la futura riforma  abbia, non un padre o una madre, ma  un padre e una madre…
Diciamo Berlinguer-Moratti…!??!

 
    1      www.gildacentrostudi.it: l’Unione fa la scuola. Vedi anche:  Arriva puntuale il programma dell’Unione in ‘Professione Docente’, febbraio 2006.
    2     Ci riferiamo a Rifondazione Comunista, che, pur avendo firmato il programma dell’Unione,  porta avanti una Legge di Iniziativa Popolare, recante la data febbraio 2006.  All’articolo finale, n° 29, essa prevede l’abrogazione, fra le altre, della Legge 28 marzo 2003, n° 53 (legge-delega Moratti) e dei 6 decreti legislativi che la accompagnano.
    3     L’Unione ha tracciato nel programma generale delle linee guida, ma ha poi affidato ad un gruppo coordinato da Franca Bimbi il compito di stendere un programma più dettagliato. Si tratta del programma dal titolo Saperi, tecnologie, riflessività: le persone nella società della conoscenza  al quale facciamo riferimento nel nostro confronto.
    4     Diversa la posizione dei singoli partiti della coalizione. Nei loro programmi, pur riconfermando la validità del percorso compiuto, essi  lanciano sassi che non vediamo sul cammino della coalizione.
    5     La scuola privata avrebbe beneficato di un incremento degli stanziamenti che, nel biennio 2004-05, sarebbe stato del 53,35% (Chiara Acciarini – Alba Sasso, Prima di tutto, la scuola, Melampo, Milano 2006).  La Legge 62/2000 che istituisce il sistema pubblico comprensivo di scuole statali e private paritarie è stata voluta dal centro-sinistra. Allo stato attuale ci risulta che l’unico partito che chiede l’abolizione di questa legge sia La rosa nel Pugno.  Nel lunghissimo elenco di abrogazioni che fa seguito alla  Legge di iniziativa popolare di Rifondazione Comunista non troviamo invece alcun riferimento alla legge 62 di Parità.
    6     La ‘Legge Bastico’ dell’Emilia-Romagna, che trae il nome dall’assessore regionale, ha già di fatto realizzato il biennio unico.














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