DEVO SCRIVERE ''L'1/4/2006'' O ''IL 1/4/2006''?
Data: Giovedì, 23 marzo 2006 ore 00:25:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Uno dei problemi più sentiti riguarda la scelta dell’articolo da anteporre a una data (oppure a una cifra) all’interno di un testo scritto. A tale proposito, si seguono le indicazioni di Luca Serianni, che nella sua Grammatica Italiana (cap. IV par. 60), scrive: “L’anno è sempre preceduto dall’articolo: «il 1720», «nel 1988», «l’ottantacinque» (o «l’85»; […]).
     Le indicazioni comprendenti anche mese e giorno sono introdotte modernamente da un articolo maschile singolare: «il 20 settembre 1870»”. Per estensione, si può aggiungere che, nel caso di una data come 11/10/1989, l’articolo che vi si anteporrà sarà l’ (seguendo la pronuncia della data: l’undici ottobre millenovecentoottantanove); stessa regola vale per le date che iniziano con 1: anche per queste, si considera il modo in cui tali date vengono pronunciate e quindi si scriverà il 1/2/2003 (cioè il primo febbraio duemilatré). Infatti, come specifica Serianni, “Per i giorni del mese si usa l’ordinale per il giorno iniziale […], ma il cardinale per i giorni successivi, siano o non siano accompagnati dal giorno del mese […].”
     Serianni poi continua:  “Un tempo l’articolo era condizionato dal numerale seguente: il (al, nel, ecc.) se questo era ‘1’: i (ai, nei) se era ‘2’ o più. Il Manzoni, che nella prima edizione dei promessi Sposi aveva scritto «ai 22 di settembre dell’anno 1612» (I 22) e simili, optò nel 1840 per il tipo «il 22 settembre» (da notare anche la soppressione della preposizione di tra mese e anno).”
A proposito di ciò, va notato che il li (spesso scritto lì) anteposto alla data nelle intestazioni di molti documenti, anche ufficiali (Firenze, li 15.10.2002) non è altro che una variante (arcaica in quest’uso) dell’articolo determinativo maschile plurale i/gli: originariamente, la formula recitava Firenze, li 15 giorni di ottobre... Adesso, il li si è cristallizzato in questo uso lasciando cadere il termine giorni che ne giustificava l’esistenza, e per questo può essere erroneamente interpretato come avverbio di stato in luogo (lì) e conseguentemente scritto con l’accento. Purtroppo quest’uso è così invalso che il lì "incriminato" si trova anche su documenti ufficiali. Questo non toglie che l’uso non sia corretto.

     Un altro problema sollevato da alcuni utenti riguarda l’inserimento di cifre nel testo: quando traslitterarle e quando, invece, lasciarle in numeri? Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, nel loro Salvaitaliano, forniscono alcune regole: “Quando in un testo scritto riportiamo calcoli di qualunque tipo (come si fa in rendiconti , note spesa, bilanci preventivi, consuntivi, ecc.) i numeri vanno sempre espressi in cifre. È preferibile usare le cifre anche per le date e per i numeri non arrotondati («Sono nato nel 1956», «Bologna, 15 febbraio 2000», «Il candidato ha conseguito 1805 voti di preferenza, pari al 4,6 per cento»).
     Negli altri casi, soprattutto se si tratta di cifre basse, è preferibile adoperare le lettere: «Aveva tre figli», «Una classe di venti studenti», «L’orologio segnava le cinque».
     Dovete usare le lettere anche nelle espressioni figurate: «Le rivolse mille scuse», «C’erano solo quattro gatti», ecc.”.

     Un’ultima annotazione riguarda i possibili dubbi nella traslitterazione dei numeri, con particolare riferimento al numero tre. Citando ancora il Serianni:
“I composti con ‘tre’ vanno accentati, indipendentemente dal fatto che ‘tre’, da solo, rifiuti l’accento (così come da ‘re’ - senz’accento - si ricava ‘viceré’, da ‘me’, ‘nontiscordardimé’, ecc.)”. Quindi, per esempio, la traslitterazione corretta di ‘2003’ è “duemilatré”. Tuttavia, anche Serianni ammette che l’uso effettivo è oscillante.

Per approfondimenti:

Della Valle, V., Patota, G., 2000, Il Salvaitaliano, Milano, Sperling&Kupfer.
Serianni, L., 1989, Grammatica Italiana, Torino, UTET.

A cura di Vera Gheno
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca






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