LA SCUOLA? VORREI CHE FOSSE UN TALK SHOW
Non so se ce ne rendiamo conto, ma la scuola è vecchia, vecchi di anni, vecchia di decenni, sempre monotonamente uguale a sé stessa. Ecco perchè la mattina, quando entro in classe, a volte un pensiero mi sfiora: eccoci qui, chiudiamoci il mondo alle spalle e…facciamo un salto indietro, magari di mezzo secolo. Ebbene sì, una domanda dovremmo porci: quale scuola è oggi necessaria? Come deve cambiare l’insegnamento in base alle nuove esigenze dei ragazzi del Duemila?
Risponde esaurientemente a questo inquietante interrogativo il sorprendente risultato da una ricerca dell'associazione "Donne e qualità della vita" condotta su un campione di 832 studenti delle scuole medie inferiori con la collaborazione di un pool di psicologi coordinati dalla psicoterapeuta Serenella Salomoni. Ebbene i ragazzi vogliono, udite, udite, una scuola che assomigli sempre più alla televisione: pochi monologhi degli insegnanti (non dovrebbero superare i trenta minuti), lezioni ridotte di circa 15 minuti, insegnante al centro, alunni intorno e acceso, animato dibattito su ciò che si è appena spiegato. Poi via la storia tradizionale, farcita di nomi, fatti e date: meglio il modello Bruno Vespa, un bell’insegnante conduttore, che parli magari della dissolutezza dei papi o dell’influenza delle grandi donne sui grandi uomini del passato
Quanto alle lingue straniere, meno insegnanti e più dialoghi con le star del rock e del cinema più amate da quella fascia d'età. Con sottotitoli in italiano e talk show successivo su quanto è stato detto dall'idolo in questione.
Ma insomma che cosa si dovrebbe fare? Forse trasformare un’istituzione educativa in un grande evento spettacolare divertente e interessante? Con quali strumenti e quali competenze da parte dei docenti? Chi mai può possedere tali camaleontiche capacità?
Non disperiamo comunque. Chissà, forse un giorno, per nostra fortuna o sfortuna che chiamar si voglia, ci risveglieremo nelle vesti di Maria De Filippi: per ora, in assenza del tanto atteso miracolo, credo proprio che gli alunni dovranno accontentarsi dei vecchi volenterosi insegnanti di un tempo.
Silvana La Porta