UNIONE, UN PROGRAMMA PER LA SCUOLA DA BOCCIARE
Data: Luned́, 13 marzo 2006 ore 00:10:00 CET
Argomento: Comunicati


Un programma da bocciare

  10 marzo 2006 - diesse.org
Nel librone delle buone intenzioni del centro-sinistra c'è un capitolo dedicato all'educazione, tanti bei propositi, tutti irrealizzabili. Tanto stato, poca famiglia. Tanto soviet, poca libertà

«Investire sui giovani è la scelta della nuova Italia». Siamo d'accordissimo. «In una società dell'informazione e del pluralismo culturale quale è la nostra, la scuola deve essere il perno del sistema formativo, dando spazio alle differenti metodologie dell'apprendimento, dando fiducia alle diverse capacità e modalità di crescita delle persone». Come non essere d'accordo? Soprattutto sulla seconda parte, che esalta le «differenti metodologie dell'apprendimento» e che scommette sulle «diverse capacità e modalità di crescita delle persone?».


Di più, «dovremo promuovere l'istruzione scientifica e tecnica, mettere in comunicazione la scuola e il mondo, l'istruzione e il lavoro, innalzare ed estendere il livello d'istruzione del Paese per essere competitivi in Europa e nel mondo»: da non credere ai propri occhi, ma non abbiamo visto per cinque anni stracciarsi le vesti a ogni accenno di rapporto fra scuola e lavoro, bollato come sottomissione della cultura ai biechi interessi dei padroni? «Un ruolo centrale avranno gli insegnanti, la cui professione riveste un ruolo strategico per il Paese. Vogliamo rendere l'insegnamento una scelta appetibile per i migliori talenti, uomini e donne, così che la qualità della scuola possa beneficiare della loro formazione e qualificazione».

Sembra di leggere il distillato di cinque anni di dichiarazioni della Moratti, vuoi vedere che la sinistra ha messo giudizio, che finalmente la povera scuola italiana avrà un po' di continuità, che i cambiamenti che tra infinite resistenze sono stati avviati dal governo del Polo potranno proseguire, che il Moloch di viale Trastevere davvero si piegherà a valorizzare i tentativi di chi ogni giorno nella scuola vive e lavora? Ahimé, il seguito della lettura del programma dell'Unione spazza ogni illusione. Secondo il noto metodo tanto ben esemplificato da Orwell ne La fattoria degli animali, la seconda parte della frase può tranquillamente contraddire la prima, senza che nessuno si sogni di rilevare incongruenze.

«Per rilanciare la scuola sfrutteremo la sua forza principale, quella dell'autonomia. La progettualità e l'innovazione che vengono dal territorio sono risorse preziose, cui dovremo dare spazio, accogliendo il dibattito culturale e le sperimentazioni coraggiose». Cosa si può volere di più? E cosa si fa per valorizzare l'autonomia? Ovvio, si propone l'istituzione di «Conferenze territoriali apposite» che consentirebbero «un esercizio democratico ed efficace delle competenze dei Comuni, delle Province e delle Regioni, in particolare per quanto concerne i piani di organizzazione della rete scolastica, gli interventi integrati di orientamento scolastico e professionale, le azioni a sostegno della continuità e della prevenzione della dispersione scolastica».

Chiaro, no? Le scuole sono autonome, e la loro autonomia va governata da appositi parlamentini, mica che qualcuna si sogni di fare davvero da sé. Senza scomodare il "centralismo democratico", basta ricordare che l'introduzione dell'autonomia, nel 1999, è stata accompagnata dall'istituzione di appositi "nuclei di supporto" alla medesima, che in questi anni si sono premurati di indicare sicuri cammini alle scuole disorientate. Orfana degli organismi di "partecipazione democratica" inventati nel 1974 (ricordate i "Consigli scolastici distrettuali"?), sorda alla lezione del loro fallimento, la sinistra illuminata ne propone la riedizione aggiornata.

di Roberto Persico

da Tempi num.10 del 02/03/2006






Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-3781.html