da Mess.Veneto
Attesi anche gli aumenti dell’ultimo biennio da parte dei supplenti con incarichi brevi
Docenti e bidelli ancora in attesa dell’una tantum
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Arretrati “spezzatino” nel salario di 5 mila docenti e Ata provinciali, ancora in attesa dell’“una-tantum” del contratto 2005. Promessa da viale Trastevere in busta paga a fine marzo, ma per i supplenti con incarichi brevi va peggio: latitano anche gli aumenti dell’ultimo biennio. Certo, invece, il contratto dei 49 dirigenti provinciali che incasseranno a fine maggio aumenti pari a 440 euro pro-capite e un arretrato a quota 8-9 mila euro netti. Distanze siderali, sul pianeta istruzione, tra la stanza “dei bottoni” dell’autonomia e il braccio operativo del corpo docente e Ata: i salari aprono a forbice la differenza di classe.
«Proponiamo una petizione popolare per l’istituzione di una nuova scala mobile, sanando questo ingiusto “gap” salariale - lanciano la raccolta-firme gli Unicobas e Cobas della scuola provinciale -. La nuova proposta di legge di iniziativa popolare vuole ripristinare un meccanismo di adeguamento automatico di salari e pensioni al costo della vita. Per difenderne il potere di acquisto e restituire ai contratti la funzione di redistribuzione della ricchezza prodotta».
Per la tutela dei redditi di lavoratori dipendenti, Ata e docenti della scuola “in primis” e dei pensionati, parte la sottoscrizione “Per una nuova scala mobile” (all’indirizzo Internet www.perunanuovascalamobile.it), sostenuto da una “cordata” di sigle: Cobas, Unicobas, Cub, Verdi, “Rete 28 aprile nella Cgil”, Sincobas e altre bandiere come le associazioni in difesa dei consumatori.
«L’accordo interconfederale 1992 ha sostituito la scala mobile con un modello basato sull’inflazione programmata da contrattare, comparto per comparto ogni biennio - puntano il dito Unicobas e Cobas della scuola pordenonese -. Ma non è stato in grado di tutelare il potere di acquisto delle retribuzioni e delle pensioni: il crescente impoverimento dei lavoratori e degli anziani, la forte penalizzazione dei salari dei precari sono sotto gli occhi di tutti. L’effetto sociale si avverte, di riflesso, nel crollo dei consumi e va male per il Paese. Ripristiniamo la scala mobile, allora, per aumentare redditi e mercato». (c.b.)