''SONO USCITI I RISULTATI...'' E IL PRESIDE RIMPROVERO' LA PROF.
Data: Domenica, 15 gennaio 2006 ore 00:15:00 CET
Argomento: Opinioni


Sono un'insegnante. Rivolgendomi al Dirigente scolastico ho detto «sono usciti i risultati dell'Indagine Invalsi...». Sono stata severamente ripresa dallo stesso Dirigente e interrogata come una scolaretta per aver sbagliato, a suo dire, l'uso del verbo... A me risulta che nel linguaggio d'uso corrente - essendo la mia una comunicazione verbale a carattere informativo ma informale - è invalsa l'abitudine a dire «sono usciti i risultati» e/o simili. La frase, in tale contesto, è corretta, passabile o meritevole di penna rossa? Grazie! Anna Maria Gargiulo

Nel Vocabolario della lingua italiana Treccani, s. v. uscire, leggiamo l'accezione 4.c., «Venire pubblicato», seguita da una ricca fraseologia che include esempi simili a quelli riportati dalla professoressa Gargiulo. Si va dal libro di un tale scrittore che è uscito fino al decreto legge che uscirà domani sulla "Gazzetta Ufficiale". Anche «i risultati dell'indagine Invalsi» appartengono evidentemente alla famiglia dei testi scritti che escono, cioè che vengono pubblicati. La legittimità di quest'uso del verbo uscire, tanto più - come correttamente segnala la stessa professoressa Gargiulo - quando esplicato in un contesto situazionale (dialogo tra personale della stessa azienda o istituto) e attraverso un canale comunicativo (quello orale) che si può pensare autorizzino tranquillamente l'adozione di un lessico non tecnificato e dunque meno formale, è confermata dagli esempi d'autore che corredano, nel GDLI, sempre s. v. uscire, l'accezione n° 24 [«Venire pubblicato (un libro, un testo, un giornale, una rivista [...])»: si va da Pietro Aretino a Sergio Moravia, passando per Daniello Bartoli e Giovanni Pascoli].
 Ragionamento analogo si può fare nel caso in cui «i risultati dell'indagine Invalsi» non siano stati pubblicati, ma resi noti a voce.
 Evidentemente siamo in presenza di un caso di interpretazione del concetto di formalità che investe prima il contesto situazionale (rapporti di gerarchia) e poi di riflesso si applica a quello linguistico: una conferma che attraverso il linguaggio e il metalinguaggio si può esercitare una funzione di potere.






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