Lo SNADIR interviene a sostegno dei docenti di religione
Data: Sabato, 07 gennaio 2006 ore 17:33:22 CET
Argomento: Opinioni


DISINFORMAZIONE O MALAFEDE?

Quando la Cgil scuola si presenta come la mamma

Pare proprio che le “distrazioni” non siano appannaggio del solo Panini, segretario nazionale della FLS-CGIL. All’indomani del via libera da parte del Consiglio dei Ministri all’assunzione in ruolo del 2° contingente di docenti di religione, infatti, i quotidiani “il Manifesto” e “Liberazione” ci gratificano di alcune perle di saggezza di fronte alle quali non si può fare a meno di chiedersi se i giornalisti che hanno firmato gli articoli in questione abbiano fatto della disinformazione una professione oppure, cosa infinitamente più grave, distorcano volutamente le notizie. In entrambi i casi, non ci fanno una bella figura.

Ma veniamo ai fatti. Nel “Manifesto” del 22 dicembre u.s. Cinzia Gubbini scrive erroneamente sul numero delle tranches di docenti di religione che, secondo la legge 186/03, dovranno passare di ruolo e sui tempi previsti per tale operazione. Facciamo notare che se con il primo scaglione sono passati 9.222 idr e con il secondo 3.077, ne manca ancora un terzo per arrivare a 15 mila e poiché quando tutto il 70% sarà stato immesso in ruolo sarà trascorso – nella migliore delle ipotesi - un altro anno, non si può certo dire che tutta l’operazione dell’immissione in ruolo sia stata effettuata con una celerità fuori del comune, o, come si legge nell’articolo, “con una dimostrazione di efficienza che lascia sbalorditi”, anzi è stata portata avanti con estrema lentezza.

Ma il peggio non è questo: la Gubbini stigmatizza il fatto che agli idr immessi in ruolo verrà garantito al primo anno uno stipendio pari a quello assunto dai precari, mentre “per gli insegnanti di altre discipline il primo anno di assunzione viene retribuito con uno stipendio base ..”, parlando anche di “differenza di trattamento inaccettabile” e di “trattamento speciale”.

Tali affermazioni ci sembrano gravissime considerato che il compito irrinunciabile di un giornalista è quello di verificare le notizie che gli vengono passate. La Gubbini, infatti, ignora totalmente il fatto che gli altri precari sono retribuiti sempre in base alla prima fascia stipendiale e, ovviamente, passando di ruolo, hanno diritto alla ricostruzione di carriera che permette loro di percepire uno stipendio maggiore di quello precedente. I docenti di religione, invece, a seguito di un accordo stipulato nel 1980 con il beneplacito della Cgil scuola, dopo quattro anni di insegnamento hanno diritto alla ricostruzione di carriera con la conseguente progressione economica equivalente a quella del personale docente di ruolo. Se agli insegnanti di religione neo-assunti in ruolo venisse, dunque, attribuito al primo anno uno stipendio base, essi -dopo aver beneficiato della progressione economica di carriera - subirebbero una sensibile decurtazione della retribuzione e QUESTO sarebbe un principio inaccettabile!

Ricordiamo che gli insegnanti di religione non sono supplenti, secondo il significato letterale (infatti non “suppliscono”, non “sostituiscono” altri docenti momentaneamente assenti) ma sono incaricati, ossia titolari delle proprie cattedre (“vacanti” fin dal loro costituirsi).

Forse la giornalista in questione (e ovviamente la testata per cui scrive) ritiene - in nome di una distorta laicità - che tutto sommato non sia un gran danno trattare gli insegnanti di religione peggio degli altri. O forse, volendo dire “qualcosa di sinistra” di carattere innovativo, vuole sostenere una battaglia per la diminuzione degli stipendi.

Ma non sarebbe più giusto, anziché contrapporre due schieramenti e mettere i lavoratori gli uni contro gli altri, lottare TUTTI per ottenere condizioni migliori per TUTTI i precari?

Questo è l’obiettivo che tutti i sindacati della scuola dovrebbero perseguire per offrire una concreta prospettiva a chi, oggi, rimane mortificato nella condizione di precariato per gran parte della propria carriera di insegnante.

Stendiamo un velo pietoso sulle dichiarazioni della Sen. Acciarini (che già altre volte si è indignata quando si è discusso dei diritti dei docenti di religione, cioè di lavoratori non iscritti alla Cgil !) riportate sull’argomento nel corpo dell’articolo.

Passiamo, invece, a quanto pubblicato dal quotidiano “Liberazione”. In questo caso Checchino Antonini, dopo avere allegramente sorvolato sul fatto che l’immissione in ruolo di altri idr era ampiamente prevista nella legge 186 del 2003 e che quindi non si tratta di un trattamento speciale, ricomincia con il tormentone dell’insegnante di religione di Pesaro licenziata perché “separata, troppo vistosa, e troppo bella per un simile incarico” (forse vuole insinuare che le altre donne che insegnano religione siano “racchie”?). Facciamo finta di credere che davvero il giornalista non sappia com’è andata veramente, rendendolo, a questo punto, edotto del fatto che la signora in questione avendo partecipato al concorso senza avere il requisito indispensabile dell’idoneità è rimasta fuori dal 70% di assunzioni in ruolo, e, prima, anche fuori dagli incarichi a tempo determinato; ricordiamo, inoltre ,ad Antonini, che lamenta anche il licenziamento di una docente di religione di Pisa (per essere precisi la signora è di Firenze), non sposata ed incinta, che la legge sul ruolo da lui tanto criticata, tutela chiunque si trovi nella condizione di subire la revoca dell’idoneità, impedendo che finisca sul lastrico, il che ci sembra una grande conquista, non un’indecenza.

Anche Panini dà il suo contributo alla riuscita di questo ineffabile articolo: il Segretario Nazionale della Federazione Lavoratori della Conoscenza della CGIL trova spazio dovunque si spari a zero sugli insegnanti di religione rilasciando dichiarazioni deliranti e prive di qualunque fondamento. Nell’articolo in questione Panini si lancia in una filippica contro le recenti assunzioni, dicendo tra l’altro che “per la prima volta una legge dello stato (la 186/03) stabiliva che gli insegnanti di religione cattolica potessero essere assunti anche solo con l’idoneità fornita dall’ordinario diocesano. Non era accaduto neanche con Mussolini”.

Roba da rimanere a bocca aperta. Ma davvero Panini pensa queste fesserie? E’ proprio con Mussolini che i docenti di religione venivano assunti soltanto con il requisito dell’idoneità!

Panini continua imperterrito nelle sue abituali distrazioni, come se il concorso ordinario per l’abilitazione all’insegnamento della religione non fosse stato mai fatto, come se per accedervi i docenti non avessero dovuto esibire , oltre all’idoneità del Vescovo (in base a quanto stabilito dall’Intesa tra lo Stato e la Chiesa: ma questo è ovvio, dato che devono insegnare religione cattolica) anche dei titoli di studio di livello universitario e un determinato servizio!.

Evidentemente Panini, come Marat, pensa che non può esservi libertà per chi è sospettato di sostenere un’idea diversa: vuole per caso introdurre la ghigliottina per chi non è d’accordo con le sue idee?

Questa propensione ai “distinguo”, Panini l’ha riproposta il 27 novembre scorso durante un convegno su “Il cantiere della conoscenza” (cantiere pensato e proposto, a detta di Panini, dalla ex Cgil Scuola oggi Federazione Lavoratori della Conoscenza –Cgil). E’ curioso osservare come nel resoconto dello stesso convegno sia stata ripresentata una vecchia idea (risalente al Congresso di Stoccarda nel 1907) e proposta a sostegno di un atteggiamento a dir poco presuntuoso: infatti afferma :“Se alla Fabbrica spetta il compito di scrivere il programma, al Cantiere spetta quello di costruire un humus culturale, di analisi e ragionamenti, che lo renda possibile (…)” (Da “Il Cantiere della Conoscenza” – Roma 28 novembre 2005).

Ora, Panini “dimentica” che al Congresso di Livorno del giugno 1969 la CGIL ha deciso (concretizzando quanto già Di Vittorio nel 1955 aveva auspicato), che “Il sindacato non può essere lo strumento, né di uno né di più partiti, ma deve essere effettivamente indipendente da tutti i partiti”. Certo, bisogna ammettere che Panini persegue un concetto innovativo rispetto al Congresso di Livorno; lì Agostino Novella affermò che il “partito” è sempre la mamma, mentre Panini parla e si comporta come se la “Cgil scuola” fosse sempre la mamma!

Altra stortura del pensiero di Panini è la presunzione che tutto l’humus culturale possa essere rappresentato soltanto da ciò che la Federazione Lavoratori della Conoscenza propone. Quello che viene proposto da altri non conta; non è importante che il vero humus culturale di un Paese sia costituito da un variegato ed importante sistema culturale pluralista. Loro rappresentano tutti. Un solo sindacato dovrebbe rappresentare tutti?

E’ bene che Panini sappia che questa presunzione portò nel 2000 l’allora ministro Berlinguer a dimettersi, perché aveva sposato tale linea di condotta, cioè quella che conduceva al concorsone.

Infine, al paladino della “sana laicità” - come Panini ama presentarsi - vorremmo ricordare che essere laici vuol dire essere onesti intellettualmente, disponibili “alla libera ricerca della verità attraverso l’esame critico e la discussione”; diversamente si diventa oppressori in nome di una propria parziale verità che «non crea “spazi di libertà per tutti”, ma degenera in una “aggressività ideologica secolare” che vuol limitare la libertà di parola del credente religioso» (A. Levi).

E’ proprio per il rispetto della laicità dello Stato che la questione degli insegnanti di religione è passata attraverso l’esame del Parlamento, massimo organo di rappresentanza democratica. Per il medesimo principio, l’accesso nella scuola da parte dei docenti di religione avviene oggi a seguito di un concorso pubblico, attraverso il quale la medesima amministrazione statale valuta i requisiti professionali e culturali posseduti dagli insegnanti.

I lavorati della scuola attendono di essere tutelati, a prescindere dalla disciplina che insegnano, nel rispetto della laicità e del pluralismo culturale. Lo Snadir è stato capace, nel rispetto della laicità e del pluralismo, di dare risposte concrete ai precari di religione. Saprà anche la FLC - Cgil operare nello stesso modo?

Nell’idea di pluralismo culturale, così com’è intesa dalla Federazione Lavoratori della Conoscenza-CGIL, c’è spazio anche per la tutela dei lavoratori della scuola che insegnano religione o, al contrario, li si vogliono relegare in un ghetto?

E nell’idea di laicità, così com’è intesa dalla Federazione Lavoratori della Conoscenza-CGIL, c’è spazio per un confronto aperto con i “laici cattolici” impegnati nella scuola o, al contrario, si vuole sollevare una conflittualità fondata su vecchie e impolverate ideologie?

Orazio Ruscica

Segretario Nazionale SNADIR




 







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