''COSA INSEGNA, PROFESSORESSA?'', LETTERA APERTA ALLA MORATTI
Data: Venerdì, 30 dicembre 2005 ore 00:05:00 CET
Argomento: Opinioni


“Cosa insegna, Professoressa?”, lettera aperta alla Moratti Caro Ministro, chi Le scrive questa lettera è un’insegnante di lingua francese di scuola secondaria di 1° grado, che finalmente, grazie alla legge n. 53/2003 e dopo ben 32 anni di servizio, aveva ritrovato la gioia e l’orgoglio di poter dire ad alta voce: "Io insegno francese". Come sono arrivata a questo? Nella mia carriera scolastica, ho fatto letteralmente di "tutto". Appena laureata e avuto il primo incarico a tempo determinato, anche se nella scuola serale , pensavo che dopo qualche anno di "gavetta", girando da una scuola all’altra per monti e valli della mia provincia, mi sarei avvicinata alla mia sede di residenza, e avrei occupato un posto di prestigio come docente di lingua, appunto, francese! Invece, durante il corso degli anni, con l’aumento della lingua inglese e la diminuzione del francese nelle classi, per arrivare al completamento dell’orario di cattedra ho dovuto proprio accettare di tutto: prescuola, interscuola, studio sussidiario, LAC, sostegno (senza titolo e nessuna esperienza), assegnazione in tre o perfino quattro sedi di servizio. Ma non solo: sono diventata per ben tre volte soprannumeraria e mi ritrovo ancora oggi titolare su due sedi, prossima perdente posto con la soppressione del tempo prolungato e ancora lontana dalla mia residenza. Ma non mi lamento per questo, perché mi devo pur ritenere fortunata in quanto, almeno, io ho un "posto di lavoro". E non è ancora nulla a confronto del sentimento che provavo ogni qualvolta mi si rivolgeva la fatidica domanda: "Che cosa insegna, Professoressa?" Beh, le ammetto che mi sono dovuta più volte vergognare di rispondere, perché leggevo nel viso del mio interlocutore una smorfia di pietà e commiserazione che ben traduceva il pensiero: "Poverina! Cosa vuoi che conti, oggi, il francese rispetto all’inglese? Ma a chi vuoi che interessi, quello che insegna?". Ma non è tutto. Durante la mia carriera ho dovuto anche vergognarmi e lottare contro i miei stessi colleghi delle scuole in cui insegnavo, perché ero io, docente di francese, "la causa della fuga degli alunni verso le scuole dove la prima lingua era l’inglese". Ora, dopo solo un anno e due mesi che mi sento di nuovo fiera e socialmente riconosciuta perché insegno una lingua entrata finalmente a far parte del novero delle materie "istituzionalmente accettate", Lei, Caro Ministro, ha deciso dall’oggi al domani che in Italia si può tranquillamente fare a meno della conoscenza di una seconda lingua comunitaria, contraddicendo le belle parole con cui Lei stessa orgogliosamente annunciava l’ingresso della stessa a pieno titolo nella scuola. Non voglio ribadire l’importanza dell’apprendimento di due lingue straniere come strumento culturale e professionale per un arricchimento formativo dei giovani italiani, poiché questo lo aveva riconosciuto e dichiarato proprio Lei, Caro Ministro. Piuttosto, Le vorrei rammentare che cosa insegna oltre alla "lingua" francese, ogni insegnante della mia stessa materia: insegna anche la lingua italiana, lo studio comparativo delle lingue, la storia, la geografia, le tradizioni comuni, i valori, i costumi e gli stili di vita, e non si fa mancare accenni alla filologia, all’etimologia, al latino, all’arte e alla letteratura. Produce cultura e cerca di trasmettere agli alunni l’amore per la propria e l’altrui civiltà, avviando i giovani ad essere cittadini in una società sempre più eterogenea, dove fondamentali sono i valori del rispetto e della tolleranza reciproca. Voglio infine mettere in evidenza, Caro Ministro, come la lingua francese sia ben accolta e piaccia molto agli alunni. Dopo aver sperimentato l’inglese fin dalla scuola primaria, i nostri ragazzi manifestano il desiderio e l’entusiasmo di conoscere e provare a comunicare anche con altre lingue straniere, le quali non sono poi così a loro tanto estranee, perché basta solo attraversare i nostri confini per poterle ascoltare… In questa mia storia, lo so per certo, sono molti coloro che si riconosceranno! Carla Uliva docente di lingua francese scuola secondaria 1° grado-provincia Pesaro 19/12/2005





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