QUANDO PER UNA SUPPLENZA...SI VA A PIEDI
Data: Venerdì, 16 dicembre 2005 ore 00:10:00 CET
Argomento: Opinioni


Gelindo Petri IL MARATONETA Sabato 12 gennaio 2002.Ore 12.30.Squilla il telefono. – Pronto? Qui è la Scuola Media “Baccelli”di Tivoli,è lei il prof.Petri? È convocato per il giorno 14 gennaio corrente mese,ore 8.30 per un eventuale incarico annuale fino al 31 agosto su posto di sostegno per 18 ore settimanali,salvo il diritto di chi la precede. Dopo quattro mesi dall’inizio del nuovo anno scolastico, finalmente erano state fatte le nuove graduatorie di istituto e si potevano conferire le supplenze annuali.Quattro mesi di attesa:tutti i giorni uguali,sempre ad aspettare che squillasse il telefono per un eventuale incarico. La telefonata era arrivata,l’attesa era finita,solo un particolare nella mia testa: salvo il diritto di chi la precede.Questo dubbio mi avrebbe fatto compagnia fino al lunedì mattina;altre quaranta ore di attesa:quattro mesi non erano bastati. Salvo il diritto di chi la precede,ma come,dopo questa estenuante attesa ancora il dubbio di chi mi precede? C’era qualcuno che mi precedeva? E io precedevo qualcun altro che aveva ricevuto la telefonata di convocazione? Ci tenevo tanto a quest’incarico per un paio di motivi:uno perché avevo insegnato in questa scuola l’anno precedente,quindi per continuità didattica avrei preferito continuare il lavoro già iniziato,due perché era importante per vivere,tanti mesi senza stipendio e con un mutuo da pagare... Domenica 13 gennaio 2002 Fu lunghissima quella domenica fredda di gennaio,quasi interminabile. L’Italia era tutta imbiancata di neve;anche le zone intorno a Roma,forse anche Tivoli! Lunedì 14 gennaio 2002 Non avevo chiuso occhio durante la notte,alle cinque di mattina ero già alzato.Per arrivare a Tivoli da casa mia dovevo prendere un bel po’di mezzi pubblici:si iniziava con il treno della FM3dalla stazione di Monte Mario, poi si scendeva a Valle Aurelia per prendere la Metro Afino alla stazione Termini e lì proseguire con la Metro Bfino a Ponte Mammolo,dopo si doveva continuare il viaggio con il pullman fino a Tivoli (due ore di viaggio circa). Alle ore sette ero già a Ponte Mammolo,salii sul pullman e via lungo la famigerata via Tiburtina sempre intasata dal traffico; comunque ero in perfetto orario,tutto bene salvo il diritto di chi mi precedeva. Era pieno il pullman,gente addormentata come me,assorta con i propri pensieri,i propri problemi,sogni,desideri.Il mio sguardo andava oltre i finestrini,si perdeva in quel paesaggio bianco.Chissà se su quell’autobus c’era qualcuno che mi precedeva! E io avrei preceduto qualcuno? Quante volte avevo vissuto quest’ansia;quante altre volte era andata bene e altre volte era andata male. Sopra Tivoli si vedevano le montagne tutte imbiancate di neve,un bel paesaggio,tutto era bianco,come la notte che avevo passato io.Arrivati alle cave di travertino di Guidonia il pullman si fermò.Pensai che la fermata fosse stata causata dal traffico.Dall’altro lato della strada non passavano né macchine né altri tipi di mezzi.Sarà successo un incidente? Dopo dieci minuti le prime notizie:la strada per Tivoli era chiusa al traffico per la neve e il ghiaccio che si era formato sull’asfalto; tutto bloccato! Di sicuro quel giorno non avrei preceduto nessuno. Brevi pensieri bruciati in un attimo;mi ricordai della gioia nel camminare,nel correre;ore e ore passate nei campi e nei boschi,quanti chilometri. Scesi dal pullman e iniziai a incamminarmi.I chilometri da fare erano tanti e anche in salita,il rischio di scivolare era forte,il desiderio di non rinunciare più forte ancora. I primi due chilometri furono molto veloci,avevo attraversato le cave di travertino ed ero arrivato a ponte Lucano vicino Villa Adriana,da lì iniziavano i tornanti per Tivoli,la strada era deserta,solo ghiaccio e neve. Pensavo alla telefonata e a quel salvo il diritto di chi la precede:ne sarebbe valsa la pena di fare quei chilometri a piedi? Con molte difficoltà iniziò il mio cammino in salita:attento qua,un passo lì,ora adagio,ora più spedito;uno sguardo all’orologio (quasi le otto),ero in perfetto orario.L’essere partito da casa con largo anticipo mi era stato d’aiuto. Anche se con difficoltà,i chilometri già percorsi aumentavano;il mio sguardo era rivolto un po’alla strada e un po’all’orologio;le lancette giravano così veloci che mi sembravano eliche di un ventilatore.Il tempo correva inesorabilmente e molto più veloce di me. La salita finalmente stava terminando,e dopo una curva,finalmente le prime case di Tivoli;naturalmente la scuola era dall’altra parte della città; in ogni caso,bene lo stesso:c’ero quasi. La strada era bloccata da due macchine della polizia messe di traverso per bloccare il transito in uscita da Tivoli,tutto intorno altre macchine ferme e un gruppo di persone che mi guardarono stupite vedendomi arrivare; io proseguii senza fermarmi.Erano le ore 8.25,dovevo accelerare il passo, anche se ero stanco dovevo arrivare a scuola in orario di convocazione e poi sempre salvo il diritto di chi mi precedeva. Quanta fatica,ne sarebbe valsa la pena? Ero sfinito quando vidi la costruzione della scuola! Erano le ore 8.35.Ero arrivato in ritardo,comunque prima di dare un incarico di solito si aspetta sempre cinque minuti;questo mi confortava... Davanti la porta della scuola incontrai il preside.Si stupì nel vedermi arrivare e,conoscendomi,mi disse: – Caro professore,come ha fatto ad arrivare a Tivoli da Roma con questa neve? Mi vergognai a dirgli che ero venuto a piedi dalle cave di travertino;esitai un attimo e poi gli risposi: – Sono venuto a piedi da ponte Lucano (due chilometri di meno) perché la strada è chiusa al traffico. E il preside: – Sette chilometri! si è fatto sette chilometri... Professore,ma lei è il nostro maratoneta! Corsi in segreteria,c’erano solo due impiegati e nessun professore.Subito dopo sopraggiunse la segretaria,anche lei si meravigliò nel vedermi e poi mi disse: – Professore dobbiamo aspettare un altro quarto d’ora,con questi problemi di neve può darsi che sopraggiunga qualcun altro che la precede! Dopo nove chilometri,ancora l’attesa di questo qualcuno che mi voleva precedere.Possibile che per forza dovevo essere preceduto da qualcuno? Non si presentò nessun altro,così firmai il contratto di incarico e mi recai subito nella classe dove avevo insegnato l’anno precedente.Bussai alla porta,non rispose nessuno,riprovai e la aprii;l’aula era vuota,i ragazzi non erano entrati a scuola causa la neve. In sala professori rincontrai il preside,vedendomi esclamò: – Professore,sono proprio pochi i maratoneti!





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