IL PRECARIATO RACCONTATO AL MIO GATTO
Data: Lunedì, 12 dicembre 2005 ore 00:15:00 CET
Argomento: Opinioni


Luca Antoccia IL PRECARIATO RACCONTATO AL MIO GATTO Una storia da The Dark Side ofthe School Mi conoscete? Be’,mi presento.Sono il vicino di casa dell’autrice de La scuola raccontata al mio cane.Veramente,a dirla tutta,il cane a cui è stata raccontata la scuola sarebbe il mio,anzi eramio.È andata così:un giorno squilla il telefono:è una supplenza di sedici giorni,per meno non ti chiamano,in un paese a un centinaio di chilometri.Ci sono stato,anni fa.Accetto? È un po’che non lavoro:con le assenze fino a due settimane “coperte”da colleghi di ruolo,le supplenze si sono assai ridotte.Accetto.Ma poi, abbassata la cornetta,il rimorso:e il cane? Già il cane.Gli voglio bene,ma non posso portarlo con me:alloggerò da un’affittacamere:niente cani.A chi lasciarlo? Suono il campanello della mia gentilissima vicina:è una professoressa,mi capirà.Ricordo ancora lo sguardo interrogativo del cane catapultato all’improvviso in una casa tra odori sconosciuti e tappeti sui pavimenti (io non ho tappeti,sicché quei prati multicolori dovevano fargli effetto).Vecchio mio,ricordo che gli dissi,chi ha la sventura di essere un congiunto di precario,deve accettare di essere un po’precario anche lui. Questa è la prima legge del precariato:madri,mogli,mariti,figli (e cani) sono precari anche loro,per quanto affettivamente ed economicamente condividono le sorti del precario.La vicina fu comprensiva,fece trasparire solo un po’di preoccupazione per il cane.Lei di cani ne aveva avuti,non c’era problema.Ma si sarebbe abituato,lui? Le dissi che era un cane giovane,con la flessibilità nel sangue,e poi era già stato tre giorni da un amico, ora purtroppo sposato,ed era andata benone.Si prova,via.Fu la conclusione.Ci scambiammo numeri telefonici e... “Se non mi senti,tutto bene”,mi disse.Non la sentii.Il mio cane mi mancava.Quando tornai,lo trovai cambiato.La collega gli aveva tenuto una sorta di nuto,e insieme avevano scritto un libro (a sei zampe,a sei mani?).Mi confessò che aveva dato al mio cane anche un nom de plume:Perry,come Perry Mason.Era appassionata dei telefilm con Raymond Burr,lei.Nel frattempo il suoPerry aveva fatto la bocca a un’alimentazione di ruoloe non più da precario (io gli passavo quello che mangiavo io;lei,immagino anche per sostenerne le fatiche letterarie,lo rimpinzava di manicaretti canini).Insomma,per farla breve,lui mi sembrò un po’tiepido circa l’ipotesi di tornare alle vecchie abitudini,compresa l’attesa vicino al telefono.Eh sì,perché una cosa fondamentale dei precari è stare all’erta vicino al telefono in attesa che squilli e che una scuola ne reclami la disponibilità.E allora il precario deve farsi trovare pronto,prontissimo.Solo che io certe volte ho il sonno a prova di telefono (quando non ho di meglio,e non insegno,certe notti faccio un po’di palestra ai mercati generali,funziona,e ti pagano pure).Be’,insomma,visto il sonno duro,quando il telefono squillava,avevo addestrato il cane a venirmi ad abbaiare direttamente nelle orecchie.In questo modo sono riuscito a prendere al volo parecchie supplenze (prima cioè del quinto o sesto squillo,perché a quel punto le segreterie passano al nominativo successivo,e ti saluto).Insomma il mio cane,lo dico con orgoglio,contribuiva al ménagefamiliare.Sta di fatto che adesso era un altro,e avrebbe forse preferito continuare a fare il cane da salotto.Le colleghe della mia vicina gli avevano offerto pasticcini che avrebbero corrotto anche me,anzi se c’è qualcuno tra chi legge che ha desiderio di un cane speciale, tipo Perry,che sappia ascoltare e anche rispondere,eccomi:sono disponibile.Così,tra una supplenza e l’altra,per arrotondare,potrei fare anche il cane.E poi ci sono ancora istituzioni che meritano di essere raccontate facendo ricorso a un punto di vista canino.E poi perché limitarsi ai cani? All’occorrenza posso immedesimarmi in altri animali.Ho lavorato per qualche mese in un negozio di animali:non avrei difficoltà.Immaginatevelo a caratteri di stampa:“La confindustria raccontata al mio camaleonte”,o “Il Vaticano raccontato alla mia mantide”,“La televisione raccontata alla mia talpa”,“Le riforme in Italia raccontate alla mia lumaca”(non è meglio“gambero”? Meglio mi fermi,va’).Intanto,ancora in piedi sull’uscio,la mia vicina e io avemmo la stessa idea:il cane era meglio lo tenesse lei.Sarei tornato a fargli visita,ovvio.Ma forse era il caso di trovarmi un altro animale. E magari avrei raccontato qualcosa anch’io.Il tema era pronto:il precariato,naturalmente.Pensai subito a un gatto:non sono un estimatore di questo animale,ma dato che si doveva cambiare,meglio farlo in modo netto.E poi un gatto sta al precariato come un cane sta al ruolo.Questione di status: comodità,sicurezza,versus avventura,nomadismo.Gatto:non c’era più dubbio:gatto! Mentre rimuginavo,la mia vicina mi disse:“Ma lo sai che la nostra vicina – ho un’altra vicina sul pianerottolo,ma con lei comunico meno – ha un gattino da collocare?”.Mi inteneriva che qualcuno trovasse collocamento da me.Da non crederci:io che con l’ufficio di collocamento avevo ormai rapporti stretti,quasi intimi,adesso offrivo lavoro a qualcuno! Eh sì,una specie di lavoro:ascoltarmi.Mostrai entusiasmo,ma in realtà dovevo ancora riprendermi dalla perdita di Perry,o com’altro si chiamava, tanto è Perry:ormai non si discute.La cara collega (concedetemi la parentesi:quando chiamo così una prof.di ruolo,mi pare di usurpare un titolo,e che lei possa offendersi,come le mancassi di rispetto:io,un precario,una specie di Lumpenproletariat.Qualcuno deve avermi guardato così una volta,perché non uso mai la parola senza esitazione).Dunque la cara collega, aveva il cane? E il precario aveva il gatto. Ora potevo cominciare a indottrinarlo.Eh sì,va detto:Perry,al mio ritorno mi era sembrato un po’,come dire... intronato.Quando ho letto il libro della collega ho capito perché.Povero cane! Mica che non avesse ragione la collega,tutt’altro.Ma il fatto è che a un cane,come a un bambino,va lasciata qualche illusione,almeno sulla scuola,sennò poi ti cresce male.Secondo me,la collega che si lamenta degli alunni che l’ascoltano sempre meno,si era fatta un po’prendere la mano col cane.E ora il classico:“Non mi ascolta neanche un cane”– sfogo preferito di ogni insegnante – acquisiva sulla sua bocca esattezza letterale.Io avrei scelto un’altra via con il mio gatto.Già dal nome. Ci dividono pochissimi anni,ma apparteniamo lo stesso a due generazioni diverse.Lei ha i suoi telefilm anni Sessanta,io la musica dei Settanta. Il mio gatto si sarebbe chiamato Mason anche lui:non Perry,ma Nick,come Nick Mason,il batterista dei Pink Floyd,il mio gruppo preferito.Altro che avvocato,un percussionista! Del resto è giusto,lei è di ruolo e io precario.La differenza ci sta tutta.Come tra un’arringa e un’aringa.Il propellente del mio gatto a percussione sarebbe stato il più economico dei pesci.Sarà prosaico:ma nel cambio ci guadagnavo pure. Restava un inconveniente:insegnargli ad abbaiare quando squillasse il telefono per destarmi dalla catalessi.Ma avremmo studiato un sistema.Se non proprio a suonare la batteria,potevo insegnargli a saltare su un bongo,no? Cominciammo la prima lezione.Per coinvolgerlo bisognava partire dai bisogni e dal linguaggio del discente.Non è questo che insegna giustamente la più recente pedagogia? Ogni mini-lezione (era un cucciolo) avrebbe avuto forma di pesce.Dieci lezioni in tutto e poi via:libero di fare ciò che voleva.Nick si accucciò curioso:era davvero un cucciolo e mi fece tenerezza,come quella che m’ispirano i miei alunni,specie in prima media.Ma cominciamo.Tra un po’è ora di pranzo. Uno:l’aringa,appunto:è nutriente ma costa poco.Anche il precario è nutriente e costa poco.Mi spiego.Il precario viene generalmente da periodi di inattività ed è desideroso di mostrare che vale.Di solito contribuisce ai destini di una scuola quanto i docenti di ruolo.E poi costa poco:supplenze annuali a parte (su un posto vacante,retribuite tutto l’anno),la gran parte delle supplenze a tempo determinatosono in sostituzione di colleghi in aspettativa,maternità,missione;oppure sono spezzoni di ore:non pagano i mesi estivi.A luglio e agosto,aringhe tutt’e due,caro Nick.Se va bene. Due:l’acciuga:è salata e sta sott’olio.Come i corsi che i precari sono costretti a frequentare da un paio di anni per non vedersi scavalcare da altriprecari.Costano anche 1.500 euro,quasi uno stipendio e mezzo,e danno la miseria di tre punti in graduatoria.Stanno sott’olio perché altrimenti andrebbero presto a male,il sapere che vi si apprende è,infatti,di facile deperibilità. Tre:qui Nick mi fa gentilmente segno che vuole interagire.Io gli vado a prendere il bongo ma lui salta sul frigo:capito! Apro il frigo e... ci mangiamo tutt’e due il... ...tonno:terza lezione (mangereccia,si può fare lezione mangiando insieme? Penso di sì).Il tonno è un pesce di qualità ma viene svilito,perché inscatolato,pressato,conservato affogato in oliacci.Bene,il precario a volte ha esperienze incredibili da raccontare:ex assistenti universitari,architetti e arredatori,compositori,cantanti premiati,artisti di chiara fama,giornalisti iscritti all’albo con centinaia di pubblicazioni all’attivo, restauratori,viaggiatori alla Chatwin,sognatori e poeti,pedagoghi sul campo.Da una scuola che dice di voler ampliare e innovare l’offerta formativa,ti aspetteresti di vederli valorizzati.Macché:questa ricchezza viene tenuta sott’olio ad ammuffire nelle solite scatolette delle discipline (e ci sono pure meno ore di italiano,inglese,tecnica).Allora pazienza,niente di tutto ciò? Eh no! quelle attività sono essenziali a una scuola moderna,vengono tuttavia preferiti ai precari i cosiddetti “esperti esterni”.Ma vuoi mettere? “Precario”sa di stantio,questi invece possono essere spacciati per “freschi”.L’etichetta fa il prodotto.Ma sempre tonni sono.Anzi, questi costano di più e spesso,davanti a dei ragazzi,non sanno che pesci pigliare. Quattro: antipasto di pescemisto.L’avrei dovuta mettere prima,veramente:l’avrai capito che a essere precari si diventa un po’disorganici;io poi lo sono anche di mio. Dunque,si tratta di un piattino – te lo farò una volta – in cui si trova un po’di tutto:polipetti,seppioline,altre cose non facilmente identificabili. Come noi precari:siamo oltre duecentomila in Italia,con una varietà di sottospecie impressionante;i precari storici(cosa significhi nessuno sa esattamente,eppure è uno dei termini più in voga,vedrai che arriverà il giorno in cui qualcuno,il più esasperato,andrà dal ministro di turno e reclamerà,davanti al suo sguardo allibito,la patente,sissignore,la patente di precario storico.Chissà se avremo un Pirandello a raccontarlo).Poi ci sono i sissini(queste due fazioni sono in lotta tra di loro per annose questioni di punteggi dati,tolti,ridati;dissidi esacerbati e a volte imperscrutabili,come quelli che dilaniavano il mondo barbarico alla vigilia della caduta dell’impero.Ammiano Marcellino ci si perderebbe a raccontare scorrerie di provveditori,agguati di ministri,controffensive del Tar,manovre diversive,alleanze e tradimenti improvvisi).Poi ci sono gli ordinaristiche,avendo superato regolare concorso per esami,si richiamano di continuo alla Costituzione (fai conto che la Costituzione sia il mare in cui nuotano i pesci delle leggi,Nick).Sono una specie austera e guardinga:temono di finire vittime sacrificali del nuovo che avanza.Allora hanno mandato a memoria,e ripetono a tutti,interi passi della Costituzione che li tutela; temono finisca come i libri di Fahrenheit 451:sono uomini-libro.Infine ci sono i fluttuanti,abilitati ma con punteggio insufficiente a prendere una supplenza annuale dall’ex Provveditorato (ora Csa)e devono aspettare le chiamate,spesso telefoniche,dei prèsidi.Come me.Li chiamo anche cordless.Sai,quel telefonino appeso al collo con cui giro per casa? Ma cordlessanche in senso anglo-latino,perché costretti a fare a meno (less) del cuore (cord):le supplenze da sedici giorni a un mese impongono ferree diete emotive,mai affezionarsi troppo agli alunni. Sennò si soffre.Quasi nessuno ci riesce,naturalmente.Il tuo predecessore mi ha visto piangere,con te non risuccederà.Almeno spero. Cinque:(sei stanco? palletta? ah sì,palletta,ecco!) il pesce pilota(naucrates ductor, te lo dico in latino affinché tu non creda che stia inventando qualcosa).Come dici,non esiste? Esiste esiste! Certo,non guida veicoli:ha l’abitudine di precedere le navi;non so se sia commestibile,ma cerca di interessarti lo stesso.I precari sono spesso pesci-pilota:nelle gite scolastiche, nelle attività pomeridiane,nelle visite guidate,il precario è quasi sempre cooptato,forse perché è giovane,inesperto,senza famiglia,figli,coniuge.Se mancano le predette condizioni,hanno almeno l’aria ammansita,effetto indesiderato di anni di deluse attese per la cattedra.Non è sottomissione, diciamo che è una rassegnata “disponibilità”. Sei:lo scaro(lo so,non lo hai mai sentito:sei giovane,e poi è bello imparare).Allora,lo scaro è un pesce di piccole dimensioni;quando entra nella Nassa,cioè nella gabbietta predisposta dal pescatore e si accorge di essere in trappola,comincia a muoversi all’indietro e,agitando a destra e a sinistra la pinna caudale,riesce ad aprirsi un varco tra le asticelle della gabbia.Spesso in questa operazione gli è d’aiuto uno scaro-collega di passaggio che lo tira dalla coda e gli permette di uscire.Tra marzo e maggio,i precari si mutano tutti in scari:è il periodo in cui li vedi smarriti davanti a mille carte,i moduli per l’aggiornamento delle graduatorie.Sono scritti con arditi costrutti di una tale enigmatica,bizantina bellezza,da rimanere abbacinati. Accorrono in aiuto le interpretazioni,le chiose,vengono pubblicati commentari,a volte ancora più ardui.Si insinua perfino il sospetto,ma sono solo i più spudorati a denunciarlo,che siano così complicati a bella posta, che quella è la nassa in cui si rischia di rimanere intrappolati.Se commetti anche un solo errore,ti dimentichi ad esempio di apporre la firma in uno dei dieci e più fogli di cui si compongono le domande,puoi restare fermo un giro,cioè un anno,senza lavorare,due dal duemilasei.Non è il gioco dell’oca,ma ci siamo quasi.Allora accade che uno scaro più anziano,o solo più navigato,accorra in tuo aiuto,prendendoti per la coda e illustrandoti il modo di uscirne.Il periodo in cui gettano queste nasse di carta è un periodo di grande stress; può durare tre mesi o più: da marzo ad agosto, com’è successo nell’epica estate del duemilaquattro.Se quando vengono affisse le provvisorie ci sei,e magari col punteggio giusto,puoi ritenerti fortunato ma non ancora cantar vittoria.Ci sono da aspettare le definitive! Le vacanze vengono scavate in una piccola nicchia,che si spera sicura,proprio in mezzo tra le due uscite delle graduatorie;calcolando le possibili date di pubblicazione con la stessa probabilità di riuscita che se si divinassero col volo degli uccelli o con le interiora di pecora.Almeno l’operazione è in questo caso più asettica (forse anche troppo):si va in processione dall’usciere (unico essere non dico animato,ma semovente,nel provveditorato estivo,se vogliamo escludere gli ascensori) che invariabilmente dirà di non sapere.E allora tu scruterai le minime sfumature,i tratti che in linguistica si chiamano “soprasegmentali”(grazie professor De Mauro: mi sembra che a riuscire a dare un nome alle cose sia già un po’difendersi).Si diceva di questi tratti:ad esempio,“presenza di alzata di sopracciglio”:gran brutto segno;“risolutezza nella risposta”:buon segno;“inespressività totale”:incertezza totale. Si vive appesi a questi uscieri nel più tipico dei copioni kafkiani (mi sorge un dubbio: non è che Kafka fosse un precario anche lui?),uscieri consci dell’improvviso ed estivo loro potere,ben decisi a incarnarlo nel modo più impersonale,come fossero emanazioni del Giudizio e del Destino e noi fossimo tanti K.Il provveditorato è il Castello,ma un castello senza Klamm.(Scusa ho divagato,Nick.Ti metto su Moneydei Pink Floyd,così ci tiriamo su).Mi dispiace,Nick,ma questa è la vita di chi sta vicino a un precario. Sette:il ghiozzo:alcune sottospecie hanno aculei pericolosi.I ghiozzi sarebbero stavolta gli studenti dei precari.Si tratta di fantasie persecutorie dei precari stessi,solo in rari casi confermate dalla realtà.Il fatto è questo: noi si lavora con bambini,ti piaceranno i bambini,Nick,vedrai,sono interessanti,come i gatti e i cani.(Non posso dire di più,se no mi si offende).Il fatto è che quando entri in una classe e dici:“Salve sono il supplente,starò con voi per un paio di settimane di supplenza”,parte in simultanea nelle loro teste la traduzione:“due settimane di vacanza”.Ma supplenza non fa rima con vacanza.Almeno noi proviamo a spiegarglielo.Tutti i precari,specie quelli di supplenze brevi,temono di essere trattati con insofferenza, quando va bene con sufficienza.Insomma,gli aculei del ghiozzo.Ma quasi sempre i ragazzi,almeno all’inizio,sono incuriositi.Anche i ghiozzi,in fondo,basta saperli prendere,poi però sono buoni. Otto:la seppia:ne abbiamo già parlato;qui veniamo a un altro aspetto di questo pesce fantastico,non solo in senso culinario.Pensa che la seppia, quando viene aggredita,spruzza sul malcapitato un getto d’inchiostro come usiamo noi professori,nelle penne.I precari,specie quelli di una sottospecie particolare,i laureati in lettere,categoria cui appartengo,si industriano infatti sovente per reagire allo stato di penuria di soddisfazioni materiali e morali.Scrivono,o cercano di pubblicare,articoli,saggi,interviste, perfino libri.Introiti a volte simbolici,o aleatori,o molto differiti nel tempo.Questo gettito di inchiostro,nato da necessità,ma più spesso da passione,viene visto con diffidenza da certi colleghi (quasi nella scuola ci si aspettasse una dedizione proporzionata alla precarietà) e dalla stessa amministrazione.La stessa produzione di inchiostro accredita poi,però,esperti “esterni”,che con il nero di seppia di corsi di cinema,fotografia,giornalismo,daranno colore e gradevolezza alla pasta,ormai impresentabile da sola,delle varie materie curricolari.Ma allora perché non mettere nelle domande delle graduatorie,oltre le abilitazioni conseguite,i campi in cui si sono raggiunti traguardi professionali? Un precario iscritto all’ordine dei giornalisti saprà insegnare giornalismo quanto un esperto esterno che invece costa all’istituzione,e a volte anche ai genitori.Ma come fa la pubblica amministrazione a sapere che ho conseguito questa qualifica se in decine di pagine nessuno spazio lo prevede? Nove:il polpo:devi sapere,Nick,che è uno dei pesci più saporiti e teneri,se ben cucinato.Quando viene cacciato,ha l’abitudine di attaccarsi agli scogli, con le mille piccole ventose sotto i tentacoli.Il precario,nonostante gli sforzi, dopo che ha superato la fase della domanda-nassa,superata anche la fase balneare (per gli altri) dell’affissione delle graduatorie,superata anche la faseansiogena della telefonata-che-non-arriva,avuta finalmente la supplenza, vede pian piano vacillare i suoi propositi di distacco,e proprio quando sta per essere cacciato,lo trovi aggrappato allo scoglio della sua classe,(bada bene: non ho detto allo scoglio della sua cattedra,c’è una bella differenza).Quest’anno è capitata anche questa:alcuni avevano cominciato a settembre a lavorare,quando poi il provveditorato a novembre ha proceduto alle nomine in molti casi è arrivato un “avente diritto”,nel gergo astruso della scuola “uno che in graduatoria ti sta sopra”.Be’,normale,però non è normale che il primo debba apprendere la notizia del sollevamento dall’incarico dal suo successore,durante la lezione e davanti ai ragazzi.Non son cose da fare agli umani,e neanche ai gatti.Il tatto l’avete sviluppato voi felini,noi... Dieci:sarai stanco,perciò non ti parlerò di aragoste,mazzancolle e altri pesci pregiati che tanto in questa casa difficilmente vedrai.Per finire – semplice semplice – ti parlerò del glauco:il glauco è un pesce così così,non particolarmente bello, né buono: sembra la descrizione della maggior parte di noi precari;lui si nasconde nei fondali,specie quando viene la canicola.Se ci va bene,da settembre a giugno abbiamo uno straccio di status sociale da inalberare.Ma da giugno a settembre,chi incontriamo per la prima volta (e quanti incontri si fanno d’estate,mannaggia!),preghiamo sempre non ci chieda cosa facciamo di lavoro.Abbiamo messo a punto strategie atte a mimetizzarci,e ci siamo quasi riusciti,quando,zac,la fatidica domanda cala con spietata innocenza sul precario:“E tu che lavoro fai?”.Dovresti rispondere,se sei sincero,beckettianamente:“Aspetto”.O “Sono in attesa di graduatoria.”Non va:sembri un server in avaria.“Chiusura per ferie?”,come soluzione potrebbe andare.Ma è troppo spavalda.E poi “Chiusura per ferie”... ci vuole un senso dell’ironia ben autolesionista,proprio a noi che le ferie non ce le pagano! “Insegnante?”:si fa presto a dire insegnante.In teoria sarebbe la risposta giusta.Ma poi,all’immancabile corollario:“Dove insegni?”,cosa si risponde:“Che ne so io dove insegnerò,seinsegnerò”.E allora “insegnante”la scarti,troppo disinvolta,perfino superba e vagamente autoiettatoria.“Precario”è parola troppo intima.Lo si ammette tra famigliari e colleghi.Con un estraneo ci fa sentire vulnerabili.Ci espone alla commiserazione.E poi,non so,richiama immagini di crolli,annunciati o temuti:un edificio in precarie condizioni va infatti restaurato;oppure evoca difficili convalescenze: precarie condizioni di salute.Mentre inseguiamo la formula che ci tolga dall’imbarazzo,ecco che il tipo o la tipa è già passato al vicino di sedia,che non ha avuto difficoltà a rispondere:programmatore,geometra,operatore ecologico,perfino “co.co.co”.Professioni che hanno tutte il vantaggio di non richiedere spiegazioni.Ma precario! Meglio “Glauco”... o “Ghiozzo”.Sì,risponderò così,se mi incontrate in estate.Non dite che non ve lo avevo detto. Sai,ora che ho finito,e ti sei addormentato e sembri,come tutti i cuccioli,così adorabile,te lo dico piano piano.Ho una remora,cioè temo di aver dimenticato un pesce che guarda caso si chiama proprio remora.Sai,gli antichi dicevano che avesse il potere di fermare le navi.È un pesce di piccola taglia,se ne sono interessati dei grandi come Lucano,Ovidio,Plinio.Io ho la remora che questo corso non sarebbe completo se non ti confidassi la piccola speranza di essere un po’una remora,capace di convincere la grande nave dell’istruzione pubblica a cambiare un po’la sua rotta.Magari è solo una fantasia degli antichi,cui piaceva sognare.Ma i sogni non costano e mi piace pensare che sarebbe bastato fermarsi davanti a una remorae il Titanic non sarebbe andato incontro alla sua fine. Ciao Nick,buon riposo e dorati sogni gatteschi.Grazie per avermi ascoltato con la pazienza dei cuccioli.Agli altri miei cuccioli adorati,e in particolare a quelli di Osteria Nuova,e di Anguillara,e agli altri,che nel frattempo hanno varcato la trentina,è dedicato questo racconto,nella speranza che,se lo leggeranno,li possa divertire e,come si diceva una volta,magari un po’istruire.O che serva a consolarli dell’incolpevole andirivieni dei loro precari prof. Nick,mi hanno chiesto di pubblicarla questa lezioncina.Il titolo,lo sai, non può che essere Il precariato raccontato al mio gatto,il sottotitolo vorrei che fosse:“Storie da The Dark Side ofThe School”, come The Dark Side ofthe Moon,il buon vecchio disco dei Pink Floyd.Perché vedi,noi siamo la parte in ombra della scuola – che a volte la scuola ci sembra proprio la luna:distante,immota – ed è ora,Nick,che qualcuno accenda per bene i riflettori su tutta quest’ombra.Ehi,Nick,in quel disco ci davi dentro proprio bene, lo sai? P.S.Un grazie doveroso alla collega –posso chiamarla così? – Paola Mastrocola,che col suo “La scuola raccontata al mio cane”ha indirettamente ispirato questa modesta variatio.Una precisazione,che sa di ovvio ma va fatta,specie se il libro dovesse finire in mano a bambini: io non sono il suo vicino di casa e lei non mi ha “scippato”il cane,la storia del cane nasce da esigenze narrative.Anzi: io lei nemmeno la conosco,e spero che se leggerà queste pagine sia con divertimento.Il cane,se esiste,e tanto più se non esiste,è proprio suo.E mi piacerebbe farmi spiegare da questo Perry,che sicuramente le avrà digerite meglio di me,alcune cosette sulla scuola che non mi vanno giù.Un grazie va anche a Ovidio,e al suo libro forse meno conosciuto,gli “Halieutica” (o “Halieuticon Liber”) a cui si devono alcune delle preziose informazioni sui pesci.L’ha scritto quand’era in esilio a Tomi,mandatovi da Augusto: una lunga supplenza in un luogo disagiato e senza neanche il doppio punteggio.Vi morirà da precario.Speriamo di essere più fortunati,noi.Ciao,Nasone!





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